Gli eroi hanno bisogno della controfigura

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Un pesciolino nero comunica alla madre la decisione di andarsene, di voler scoprire dove finisce il ruscello. Come finirà la sua storia?
Immagine realizzata da Mirco Tangherlini utilizzando l'intelligenza artificiale, attraverso una tecnica da lui chiamata "sintografia".
I monologhi del Bullone è la nuova rubrica del giornale nata per fare emergere il bisogno di «tirar fuori» argomenti nascosti dentro di noi.

di Federica Maria Corpina

C’era una volta un pesciolino nero

C’era una volta». Favole, fiabe… Che siano per bambini bambini, o per bambini cresciuti, cominciano spesso così. «C’era una volta», e poi subito via con la descrizione del personaggio protagonista: una bambina con un cappuccetto di velluto rosso, un brutto anatroccolo, un pesciolino nero.

L’ultimo dei tre esempi potrebbe in effetti suonare un po’ meno familiare, ma, pure se in persiano, anche questa storia comincia così: «C’era una volta un pesciolino nero».

I bambini iraniani lo conoscono tutti: vive nel ruscello in cui è nato, con la madre e tanti altri pesci, ma, al contrario dei suoi simili, si stanca presto di fare quotidianamente avanti e indietro nella stessa acqua.

Il “mezza spanna” vuole andarsene

Quando però, comunica alla madre e poi al resto della sua comunità la decisione di andarsene, di voler scoprire dove finisce il ruscello e conoscere ciò che c’è altrove, nessuno, ad eccezione di qualche coetaneo, appoggia o approva la sua scelta.

C’è chi si infuria, chi sotto sotto lo invidia, chi ha solo tanta paura che quel «mezza spanna», come lo chiamano, possa avere ragione, a dire che, forse, «al mondo si può vivere in una maniera diversa» da come tutti loro hanno sempre fatto.

Ma al pesciolino nero poco importa: non gli importa di chi scambia il suo coraggio per un capriccio, di chi pensa che non esista altro al di fuori dello stagno in cui ha sempre vissuto; del pellicano, del pesce sega, o dell’airone, che potrebbero far di lui poco altro che un pasto; non gli importa che il mondo, a detta della luna, sia troppo grande per girarlo tutto, o che il mare sia così profondo da rischiare di perdercisi dentro.

«Non importa se un giorno non vivrò più. Quello che importa sono le tracce che avrò lasciato nella vita degli altri».

“Non importa se un giorno non vivrò più. Quello che importa sono le tracce che avrò lasciato nella vita degli altri”

Il pesciolino nero

Chi si merita un “c’era una volta”?

E al pesciolino nero in effetti, il coraggio costa la vita. Ma gli guadagna una storia, un «C’era una volta». Ma tutte le altre? Tutte le altre cosa? – si chiederà qualcuno. Tutte le altre volte. Chi c’era? E cosa ha o non ha fatto per non meritare un «C’era una volta» anche lui? La verità è che spesso le storie sono storie di eccezioni, quantomeno quelle dei protagonisti.

Ma resta il fatto che non siamo tutti eroi, o meglio, non tutti, guardandoci allo specchio riconosciamo nei lineamenti del nostro riflesso, una qualche traccia delle espressioni più tradizionali dell’archetipo in questione.

Magari ci si sente più come uno dei tanti girini vanitosi, o come un pesce un po’ codardo (un po’ tanto); o ancora, scontenti di un’intera vita trascorsa a gironzolare nella stessa pozza, si prova invidia per chi trova l’ardire di affrontare acque meno sicure pur di non accontentarsi.

Personaggi di una storia, anche loro, che passa però alla Storia (con la maiuscola) come quella del pesciolino nero.

I veri protagonisti delle vostre singole storie

E allora noi adesso facciamo una cosa. Facciamo che pure questa è una storia, e che solo chi è arrivato fin qui può riconoscerne i protagonisti. A voi che attraversate sempre la stessa porzione d’acqua e vi sta bene così. A voi che vorreste uscirne ma non osate andare oltre l’ammirare chi lo fa.

A voi che odiate la vostra stessa paura e vi arrabbiate con chi non sembra averne, così da non sentirla. A voi che credete sia tardi per cambiare acqua e rimpiangete di non aver mai trovato la forza di farlo prima. A voi che negate ci sia altro oltre quello che per voi è sempre stato il mondo, perché in fondo avete invidia di chi osa mettersi in dubbio.

A voi che invece le domande ve le fate, ma sapete che non avrete mai il coraggio di cercare le risposte in acque in cui non siete sicuri di saper nuotare. A voi che vi sentite in colpa che qualcun altro le trovi al posto vostro, magari rischiando le pinne. A voi che magari ci avete pure provato e siete tornati più o meno subito indietro, per non ritentare mai più. A voi che avete pensato anche solo una volta che fosse meglio cambiare aria, piuttosto che acqua.

A tutti voi (noi, a onor del vero), io dico: «Siete eroi». Siete gli unici veri protagonisti delle vostre singole storie, e non c’è da sentirsi in colpa o in difetto ad aver bisogno della controfigura. A volte, anche solo accogliere acqua e ossigeno nelle proprie branchie, può rientrare nella lista ufficiosa delle gesta. E vale uguale.

“A tutti voi (noi, a onor del vero), io dico: «Siete eroi»”

Federica Maria Corpina
L'intelligenza artificiale da sola non crea arte
di Mirco Tangherlini

Ho realizzato, coinvolto ed emozionato, le immagini per I monologhi del Bullone. Come illustratore «tradizionale» che lavora sia in analogico che in digitale, sono sempre alla ricerca di nuovi strumenti che possano ampliare la mia creatività e la mia visione artistica. Nel corso dell'ultimo anno mi sono avvicinato all'uso dell'intelligenza artificiale (IA), uno strumento che ha aperto nuovi orizzonti all'arte visiva e alla creatività. Questa tecnica, che chiamo sintografia, mi ha permesso di superare il limite della realtà e di catturare momenti unici e sorprendenti, mai accaduti o che potrebbero non accadere mai.

Grazie alla «fotocamera» dell'IA, non c'è bisogno di replicare ciò che vedono i nostri occhi: l'immaginazione è la protagonista e diventa 
fonte di ispirazione per le immagini sintetiche che vengono create. 

Questo è ciò che rende la sintografia un metodo innovativo e sorprendente. Creare un’immagine con AI è semplice: basta formulare un 
«prompt», ovvero una richiesta che descriva ciò che si vuole ottenere. Più dettagliatamente si descrive la scena immaginata, più il risultato finale sarà sorprendente. 

Nel corso del tempo ho sviluppato il mio stile personale, aggiungendo ai miei «prompt» elementi come «tecnica pittorica»,«punto di vista» e molti altri parametri che mi consentono di ottenere risultati fotorealistici o pittorici a seconda delle esigenze. La sintografia è una forma d'arte accessibile a tutti, e l'AI è uno strumento che renderà il nostro lavoro sempre più efficiente e sorprendente.

Certo, c’è ancora molto da scoprire e da comprendere, ma l'importante è non avere paura del nuovo e cogliere tutte le opportunità che 
questo strumento ci offre per esprimere la nostra creatività e la nostra visione artistica.

Questo è l’indirizzo del mio atelier online: tangherlini.it/aitelier/

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