Mamma, congelo gli ovuli. Cosa ne pensi?

Autori:
Mamma e figlia si confrontano sul matrimonio, sulla famiglia, sul desiderio di essere mamma e sulla crioconservazione. Leggi il dialogo!
Mamma e figlia a confronto

di Giulia Cappelli, B.Liver

Un viaggio in macchina, di una madre e figlia normali, in un normale giovedì sera.
«Mamma stavo pensando di congelare gli ovuli». L’ho detto quasi per provocare mia madre. Architetto ed ex insegnante di una cittadina ligure. Mia madre, che a 28 anni si è sposata e che, fresca come una rosa di maggio, nel suo abito di seta plissettato e con i capelli legati in una treccia, ha attraversato la chiesa al braccio di suo padre, entrando a pieno titolo in quella borghesia di cui faceva parte il mio. 

Mia madre, che era bella e fiera, ma che ho sempre considerato in qualche modo esponente del pensiero comune, appropriata, normale. Mia madre, intelligente ma schiva, di quelle persone a cui «non piace approfondire», talvolta giudicante e molto riservata.

«Come mai?». Avevo 33 anni e onestamente «come mai» era l’ultima cosa che mi sarei aspettata da mia madre dopo la mia dichiarazione.
Ero pronta a commenti come: «Ma dai Giulia!», «Ma finiscila!». Mi aspettavo, insomma, il classico atteggiamento che aveva quando voleva sorvolare una conversazione imbarazzante o emotivamente destabilizzante: la chiusura. E invece ha chiesto proprio «come mai?».

G.«Non so, ho 33 anni… sento che l’incontro con la “mia” persona non è vicino, continuo a conoscere solo casi umani e ho letto questo articolo interessante che mi ha fatto pensare…».

P.«Informiamoci, se c’è questa possibilità, perché no?».

G.«Cioè, alla fine io credo che non sarò mai veramente felice se non avrò un figlio…».

P.«Io invece credo che si possa vivere benissimo anche senza figli».

G.«Va beh, grazie, tu ne hai due…».

P.«Sì, è bello ed è stato naturale per me, ma se non li avessi avuti, penso che sarei stata bene ugualmente. Non sono tutto i figli, e non capisco perché oggi si osanni tanto questa cosa».

G.«Ma scusa, avresti mai immaginato la tua vita senza il matrimonio o una famiglia?».

P.«Vedi, per noi il matrimonio era una cosa diversa. Era un modo per esseri liberi, per andare via di casa, vivere da soli, viaggiare insieme, fare esperienza.

“per noi il matrimonio era una cosa diversa. Era un modo per esseri liberi, per andare via di casa, vivere da soli, viaggiare insieme, fare esperienza.”

La mamma

Per le ragazze come te oggi è diverso, siete nate libere, quello che potete fare con un uomo lo potete fare nello stesso modo da sole. Guardati: tu vivi da sola da più di 10 anni, noi difficilmente saremmo andate via di casa a 18 anni senza un matrimonio.

Ci si sposava prima, sposavi uno dei tuoi primi amori che magari, se avevi fortuna, era quello giusto. E nel mio caso lo è anche stato, ma la verità è che il matrimonio è fatica e soprattutto… noi non ci facevamo tutte queste domande che vi fate voi».

G.«Quindi se io non avessi una famiglia mia non sarebbe un problema per te e papà?».

P.«Io comunque la vostra generazione non la capisco, fate delle considerazioni proprio antiquate. Sembra che dobbiate comportarvi tutti nello stesso modo, fare tutti le cose negli stessi momenti, essere in un modo preciso e peraltro, lasciamelo dire, così antico! Ma chi ve l’ha insegnato, noi?

La mia generazione, quella che vi ha fatto crescere a pane e tangenti, quella la cui metà praticamente è divorziata, vi ha veramente fatto in qualche modo credere nella vita o nella famiglia perfetta ad ogni costo?
Mi sentirei piuttosto di dirvi che tutto vi abbiamo dato tranne che un mondo perfetto. E allora non capisco da dove vi viene tutto questo perbenismo».

G.«Magari proprio da quello, da un’esigenza di ordine, perché ci avete cresciuti nel caos».

P.«Secondo me il problema è che siete nati in anni in cui c’erano i soldi in Italia, non per tutti certo, ma per tanti sicuramente più di adesso. E vi siete rifugiati dietro questa illusione che il benessere, lo stare bene, si misuri attraverso strumenti canonici. Com’è la tua casa, che lavoro fai, se sei sposato, se hai dei bambini, se fai i pranzi della domenica. E questo sì, mi sento di dire che ve l’abbiamo insegnato noi.

Ma erano i nostri criteri, era la nostra apparenza, erano i nostri confini! Siamo arrivati lì passando per molto altro! Eppure oggi mi sembra che di tutto quello che abbiamo costruito noi, voi vi stiate portando dietro solo l’apparenza e il perbenismo. Mentre l’unica cosa che dovreste ricordarvi è che il nostro tempo è passato, e che quando il tempo passa le cose cambiano».

G.«Non l’avevo mai ragionata in questi termini sinceramente… Comunque dai, mamma, tornando al punto, non mi dire che non vuoi dei nipotini!».

P.«Premesso che a me di diventare nonna non importa niente, è una cosa personale, è la tua vita, e in base a come andranno le cose se farai dei figli o meno, lo deciderai tu. E questa sinceramente mi sembra già una bella fortuna.

Ah, e per rispondere alla tua domanda di prima, né a me né a tuo padre dispiacerebbe se non avessi una famiglia. A noi dispiacerebbe se per questo stessi male tu, quello sì».

né a me né a tuo padre dispiacerebbe se non avessi una famiglia. A noi dispiacerebbe se per questo stessi male tu, quello sì”.

La mamma

Poi siamo arrivate. Il pomeriggio seguente mia madre è uscita ed è tornata verso le sette di sera. Mi stavo preparando ad uscire ed è entrata in camera mia.

P. «Oggi ho parlato con la Bertoli (nome di fantasia di una dottoressa realmente sua amica). Mi ha raccontato tantissime cose sulla crioconservazione e sinceramente mi sembra una cosa davvero intelligente. Le ho detto che magari domani la chiami, così ti racconta un po’ di cosa si tratta e vedi se ti interessa». 

Il giorno dopo ho parlato con la dottoressa, qualche mese dopo ho fatto la crioconservazione.

Adesso ho 38 anni, vorrei dei figli, o meglio, vorrei la condizione per me giusta per farli, che al momento non c’è. È difficile? Sì è difficile. Te lo fanno pesare? Sì, la società e i singoli, con le foto delle loro creature in ogni luogo e in ogni lago, con le loro domande più o meno sottese, con i commenti gentili che celano un evidente pietismo, me lo fanno pesare ogni giorno della mia vita. Me lo fanno pesare tutti compresa me stessa.

Tutti, tranne i miei genitori. Sei fortunata! Sì, sono molto fortunata.

Tornando a noi, lo so che dalla conversazione che vi ho raccontato mia madre emerge come una donna all’avanguardia, atipica e aperta. Ma vi assicuro che è una donna che non ha nulla di anticonformista.
O almeno, era quello che pensavo fino a quando una conversazione particolare non ha smosso in mia madre qualcosa che ai miei occhi l’ha resa tutto, fuorché prevedibile. 

Un po’ mi dispiace, perché in qualche modo fino all’età di 33 anni consideravo mia madre, come dire… normale.
E l’ho pensato fino a quando un giovedì normale, di un normale viaggio in macchina, ho scoperto quello che qualcuno aveva capito prima di me. Ho scoperto che in fondo nessuno è normale. Ho scoperto che «ognuno ha il suo viaggio, ognuno diverso»

Diffondi questa storia

Iscriviti alla nostra newsletter

Newsletter (sidebar)
 
 
 
 

Potrebbe interessarti anche:

Torna in alto