Intervista al sociologo Mario Abis: “Usciamo dal presente per cercare relazioni”

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Il professor Mario Abis è sociologo e da molti anni si occupa di ricerca sociale e comunicazione; con lui abbiamo discusso di come le relazioni e la comunicazione stiano vivendo un significativo cambiamento.
Intervista Mario Abis sulle relazioni

di Alice Nebbia, B.Liver

Il professor Mario Abis è sociologo e da molti anni si occupa di ricerca sociale e comunicazione; con lui abbiamo discusso di come le relazioni e la comunicazione stiano vivendo un significativo cambiamento.

Professor Abis, le relazioni implicano dialogo, ma perché questo è così difficile da attuare?

«Oggi il dialogo non c’è. Viviamo in una società completamente destrutturata, in cui la solitudine, a diversi livelli sociali, è la grande protagonista. Solitudine per le relazioni, che sono bassissime, soprattutto nelle grandi città metropolitane (questo vale per Milano ma anche per altre metropoli) e poi perché c’è un sentirsi soli.

Dopo il Covid, elemento detonante rispetto a queste dinamiche che comunque esistevano già prima, la gente è sola perché si è sempre confrontata soltanto con sé stessa e si è creato un vulnus da cui la società non si è più ripresa.

Esiste anche una solitudine sociale, data da un presente senza futuro e precario. Questo insieme di condizioni accumulate nel tempo, genera un’esplosione esistenziale di cui le vittime principali sono i giovani. Basta guardarsi in giro, vedere i volti tristi della gente, non c’è espansività. Aldilà di un dialogo semantico, manca un dialogo nella fisicità dei rapporti.

Questo è il grande tema della società contemporanea: la solitudine che genera un chiudersi in sé stessi e una forma esasperata di egocentrismo, che porta all’assenza di integrazioni sociali e di dialogo».

“la solitudine genera un chiudersi in sé stessi e una forma esasperata di egocentrismo, che porta all’assenza di integrazioni sociali e di dialogo

Mario Abis

Come sono cambiate le relazioni con l’intervento delle nuove tecnologie e dei social network?

«La convergenza, ossia l’unificazione dei media con la rete, è un fenomeno davvero impattante. Attraverso la tecnologia la gente si è abituata a star da sola, a dialogare attraverso sistemi astratti e virtuali, generando valori espansivi in termini di informazioni e di conoscenze che gran parte delle persone può avere, mentre per alcuni, invece, la tecnologia resta ancora un gioco.

Inoltre, il fatto che la gente interagisca con le tecnologie è quello che si chiama processo di autocomunicazione, che già teorizzava Castells. Questo è un ulteriore elemento che stacca in rapporto al bisogno di valori interpersonali. Una mancanza di desideri e di bisogni che l’individuo sente e sopperisce con l’uso delle tecnologie.

In questo quadro, i social esercitano un ruolo terribile, nel senso che creano un modello di alterità dell’Io: la gente vive per rappresentazioni indirette di quello che vorrebbe essere. Pensiamo agli influencer, una sorta di avatar di quello che uno desidererebbe essere o di quello che vorrebbe fare. Il meccanismo social ha creato un forte indebolimento nelle relazioni interpersonali».

“i social esercitano un ruolo terribile, nel senso che creano un modello di alterità dell’Io: la gente vive per rappresentazioni indirette di quello che vorrebbe essere.

Mario Abis

Secondo Lei, cosa cercano le persone oggi?

«Le persone oggi cercano tutto, cercano il senso della propria vita. In questo momento non c’è un’idea di futuro, si vive nella precarietà e nella difficoltà. I mass media, che perlopiù parlano d’altro e non dei problemi reali della gente, esercitano un ruolo terrificante. Non c’è più un meccanismo di riconoscimento.

Di cosa ha bisogno la gente? Innanzitutto, di affettività. C’è bisogno di sentimento tra le persone. Se scaturisce questo, nasce anche il bisogno di sapere, di conoscere: quella che si chiama banalmente la curiosità.

“C’è bisogno di sentimento tra le persone. Se scaturisce questo, nasce anche il bisogno di sapere, di conoscere: quella che si chiama banalmente la curiosità.”

Mario Abis

Quest’ultima è sempre stata il motore dell’umanità. Oggi manca. Si vive di messaggi freddi e istantanei. E questo porta difficoltà nel comprendere i comportamenti, soprattutto nei giovani. È una società destinata all’alienazione e probabilmente all’autodistruzione. Questo è il mio punto di vista».

Mario Abis (classe 1948). Dopo la laurea in Giurisprudenza entra nel mondo del lavoro occupandosi di ricerche sulla comunicazione. Nel 1979 fonda l’Istituto di ricerca Makno in cui dirige progetti nel settore sociale. Si occupa anche di analisi e ricerche sistematiche di marketing ed è professore all‘Università IULM di Milano. Illustrazione di Chiara Bosna.

Come nascono gli incontri? Cosa ne pensa di Tinder e degli incontri al buio?

«È un meccanismo che conosco bene, lo definirei surrogatorio. Si cercano degli incontri, tecnicamente indefiniti, con personalità simili a robot, descritte tramite una realtà virtuale, anche se dietro si nasconde una personalità vera. Si tende, tramite questo mondo, ad esprimere il desiderio primario della sessualità, che implica un non-coinvolgimento affettivo, e soprattutto si consumano e si velocizzano i tempi della relazione.

Il tema del velocizzare i tempi tramite le relazioni in rete, è un ulteriore elemento di alienazione, in quanto non c’è più gusto di esplorare e costruire i rapporti. L’attrazione, la seduzione, la curiosità sono escluse dal meccanicismo tecnologico».

velocizzare i tempi tramite le relazioni in rete è un ulteriore elemento di alienazione, in quanto non c’è più gusto di esplorare e costruire i rapporti. L’attrazione, la seduzione, la curiosità sono escluse dal meccanicismo tecnologico”

Mario Abis

Quali sono i nuovi luoghi per incontrarsi?

«I nuovi luoghi sono “iperluoghi” dentro le città, come bar, caffè, giardini. A monte però c’è il luogo virtuale: la rete. Il luogo fisico viene dopo».

Esiste un nuovo galateo per stare insieme?

«Sì, come aspetto formalistico è una sorta di gioco, soprattutto per i giovani e i medio giovani. Sono relazioni spesso senza valori di comportamento, senza contenuti. Questo aspetto ludico-estetico è attuato soprattutto dalle donne, gli uomini hanno un ruolo più marginale. Il mondo, nel divenire, sarà determinato e dettato dalla centralità femminile».

Come vede il futuro della comunicazione?

«La realtà della comunicazione la vedo molto debole, se non inesistente. La comunicazione è generata dalla gente e dalle imprese, quelle evolute. Queste ultime, se sanno fare strategia, sanno fare anche comunicazione. Quest’ultima, sotto questo profilo, può essere anche un fattore importante, in quanto non è sovrastrutturale, ma un elemento della nuova socialità possibile, che si tratta di rifondare.

La comunicazione è tutta da reinventare e la si trova nelle periferie, nei luoghi non metropolitani, molto più interessanti perché in essi si trova un meccanismo autentico».

“La comunicazione è tutta da reinventare e la si trova nelle periferie, nei luoghi non metropolitani, molto più interessanti perché in essi si trova un meccanismo autentico.”

Mario Abis

Un’ultima domanda… le relazioni troveranno ancora spazio tra le persone?

«Quanto alle relazioni, queste stanno vivendo una fase davvero difficile, quasi apocalittica. Questa è la società della solitudine. È necessario avere dei valori di riferimento. Non si sa più cos’è il rispetto, la solidarietà, l’inclusione, l’integrazione sociale. È una società da ricostruire.

Vedo comunque un segnale indiretto in università, in alcuni giovani e nel loro interesse verso la storia, perché senza capire la storia non si capisce il presente. Questo è il grande vulnus culturale che abbiamo avuto. Si vive nell’istantaneità e nella contemporaneità, ma ogni cosa ha una storia che ti spiega il presente e ti fa capire dove puoi andare in futuro.

“ogni cosa ha una storia che ti spiega il presente e ti fa capire dove puoi andare in futuro.”

Mario Abis

Questo recupero della storia è, a mio parere, un grande elemento culturale e psicologico che potrebbe valorizzare un ripristino dei valori di base e da qui, poi, quelli relazionali. Perché la storia ha sempre prodotto relazioni, scambi, talvolta anche violenti ma sempre capaci di generare valori identitari di relazione, che oggi mancano».

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