Margherita, una mamma in lotta: sostegno alle famiglie con figli malati di DCA

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Margherita è una mamma che racconta il lungo calvario affrontato insieme alla sua bambina malata di Dca, e che ha sentito la necessità di dire qualcosa per lanciare un messaggio.
Aurora Caporossi, fondatricei di Animenta
Aurora Caporossi, fondatrice di Animenta

di Cristina Procida

La storia Animenta di questo mese non è come le altre. E non lo è perché a scrivere, questa volta, è una mamma: Margherita. Una mamma che racconta il lungo calvario affrontato insieme alla sua bambina malata di Dca, e che ha sentito la necessità di dire qualcosa per lanciare un messaggio: «(…) Vi scrivo da mamma di una ragazza malata di anoressia nervosa da quasi 4 anni. Una mamma che da quasi 4 anni cerca cure adeguate e lotta ogni giorno insieme a lei».

«Leggo articoli», scrive, «partecipo ai convegni», e spesso frequenta le scuole per fare sensibilizzazione.

Quando parliamo di disturbi simili, diciamo sempre che ad ammalarsi non è solo il singolo: l’intera famiglia viene coinvolta. Ed è lei, Margherita, la prima a dirlo forte e chiaro: «Di una malattia come questa, in una famiglia come la nostra, composta da cinque figli e due genitori, ci si ammala un po’ tutti e sette (…) Si parte stanchi e stanche, (…) ci si batte per cercare le cure adeguate, che non dovrebbe essere così difficile trovare come nella realtà dei fatti è».

“ci si batte per cercare le cure adeguate, che non dovrebbe essere così difficile trovare come nella realtà dei fatti è”

Margherita

L’inizio è un continuo brancolare nel buio in attesa di una luce, anche la più flebile, che possa aiutare a trovare un possibile aiuto. Questo accade soprattutto in un Paese in cui, come rimarcherà successivamente questa mamma, spesso per attendere cure tempestive è necessario affidarsi a centri privati:

«Poi forse ecco una luce: una di quelle associazioni che forse sono le uniche a saperti realmente indicare una strada. C’è chi quella strada continua a percorrerla, chi si ferma, chi inciampa e poi ricade… Nel frattempo la famiglia rimane da sola, perché purtroppo le ASL spesso non riescono a mettere a disposizione l’equipe che il trattamento di un disturbo alimentare richiederebbe, e negli ospedali non ci sono posti letto riservati alla cura di queste malattie».

“le ASL spesso non riescono a mettere a disposizione l’equipe che il trattamento di un disturbo alimentare richiederebbe”

Margherita

Margherita racconta anche la proposta fatta di curare la figlia a casa: «Ma a casa purtroppo non c’era nessuno che potesse seguire, con determinati parametri, una ragazza che era stata dimessa dall’ospedale. Così ho dovuto farlo io, lasciando il mio lavoro. Poi ho dovuto cercare un’equipe privata, l’unico modo per curare mia figlia».

Dove si trova la Politica? Dove le Istituzioni? Sono tante le domande di una madre che vede lentamente svanire la figlia sotto i suoi occhi, e che continua ad appoggiarsi a qualsiasi soluzione per poterla aiutare. Anche quelle più costose. Poi ricorda: «La salute è un diritto costituzionale, la salute è e deve essere di tutti e tutte. Sono stanca, lo siamo tutti!».

Nonostante la rabbia, Margherita cammina con noi in questa strada impervia per il riconoscimento di una malattia con numeri da epidemia: non si vuole arrendere.

Noi non vogliamo arrenderci.

Animenta è un’associazione no-profit che si pone l’obiettivo di sensibilizzare e informare sui Disturbi del Comportamento Alimentare. Attiva sul territorio italiano dal 2021, il suo lavoro coinvolge circa duecento volontari da tutta Italia tra professionisti, genitori e ragazzi che decidono di supportarne le attività attraverso le loro storie e competenze, provando a divulgare speranza e condivisione.

La collaborazione tra Animenta e Il Bullone nasce dall’obiettivo condiviso di raccontare la vita dopo la malattia, ma anche dal tentativo di provare a interpretare o reinterpretare il mondo con cui si interfacciano i ragazzi di oggi, soprattutto in caso di vissuti importanti, partendo, in primis, dalle loro parole.

Rubrica scritta e curata da Cristina Procida.

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