di Kristal Hoxha, Liceo Giovanni Cotta, Legnago
Ma cosa significa aiutare sé stessi?
È una domanda che ultimamente mi sta mandando in pallone la mente, ma sicuramente scrivere aiuterebbe a chiarirmi le idee, quindi eccoci qua.
Ci sono varie forme in cui l’aiuto verso sé stessi si tramuta, può essere cucinarsi un bel piatto, ascoltare della buona musica, andare a prendere un po’ d’aria fuori, ma anche chiedere aiuto agli altri ed ascoltarsi.
Tutte opzioni valide.
La scrittura aiuta?
Questi sono i principali canali attraverso i quali invio amore a me stessa, che mi aiuta, ma ho omesso dalla lista uno fra i miei più importanti ausili, quello che d’altronde sto adoperando ora: scrivere.
Sono convinta che nel percorso da mente a carta avvenga un effetto catartico, un riscoprire gli aspetti di cui si è composti, e questo aiuta a rendermi più consapevole della persona che sono.
“Sono convinta che nel percorso da mente a carta avvenga un effetto catartico, un riscoprire gli aspetti di cui si è composti, e questo aiuta a rendermi più consapevole della persona che sono.
– Kristal Hoxha
Uno dei motivi per cui è molto utile conoscersi è che permette di entrare in confidenza con sé stessi, con lo stesso identico meccanismo che si verifica nelle relazioni con altre persone: più ci si conosce e più si entra in confidenza.
E la confidenza è una pedina che ci fa muovere nelle caselle dell’accettazione, che attenua la sofferenza che potremmo provare.
Inoltre, essendo io una persona che incombe spesso in grovigli di ragionamenti, scrivere è come una sorta di mano protesa che mi consente di non restare vittima di questi grovigli e di affrontarli osservandoli dall’esterno.
Saper chiedere aiuto
Alt però, l’aiuto verso sé stessi comprende anche il saper chiedere aiuto agli altri.
“l’aiuto verso sé stessi comprende anche il saper chiedere aiuto agli altri.”
– Kristal Hoxha
Proviamo a metterci nell’ottica di dover soccorrere una persona che si è fatta male al braccio e noi non sappiamo come gestire la ferita, il primo pensiero che ci viene in mente è quello di chiedere aiuto a qualcuno che sa cosa fare, perché sappiamo che è una situazione fuori dalle nostre capacità e il rischio è che a fare di testa propria si finisce a far soffrire ulteriormente la persona ferita.
Vale la stessa cosa in relazione con noi stessi.
Saper chiedere aiuto per giunta ci mette in discussione dato che ci viene presentata una visione delle cose che può essere differente dalla nostra.
Ma alla fine tutto questo sforzo… ne vale la pena?
Ci sono momenti in cui mi chiedo se ha davvero senso aiutarmi.
Mi ritrovo ad aprire questa discussione fra me e me in situazioni dove non sto bene, soprattutto quando mi sento succube di quello che mi accade, ossia quando sono persa nel vuoto.
Succede, a volte.
In una situazione in cui ci si sente inermi, abbandonarsi al flusso non richiede nessuna energia e quindi è estremamente semplice cadere in uno stato di inerzia.
Quando ci casco dentro dopo un po’ di tempo divento consapevole dello stato in cui mi trovo e aiutarmi non è più una scelta, ma diventa una necessità, quindi mi aiuto, e me ne rendo conto soltanto in seguito che ne vale sempre la pena farlo, anche se tendo a dimenticarlo.