Il Liceo Statale Giovanni Cotta è un istituto scolastico con sede a Legnago, in provincia di Verona, che ospita attualmente 1350 studenti suddivisi in 54 classi. La collaborazione tra il Liceo Cotta e Il Bullone nasce dall’obiettivo di raccontare storie di vita e quotidianità, ma anche dal tentativo di provare a interpretare o reinterpretare il mondo con cui si interfacciano i ragazzi di oggi, raccogliendo riflessioni, partendo dalle loro parole. Queste sono quelle di Irene e Martina.
Distanti ma vicini
Ormai per poter condividere qualcosa con altre persone non serve essere vicine, ma si riesce a farlo anche da distanti. Basta pensare a quello che è diventato il nuovo significato della parola condividere: ormai lo intendiamo come mandare una foto, un file o un video ad altre persone tramite i social.
Il significato originale di questa parola però va ben oltre tutto questo. Condividere significa passare insieme a delle altre persone alcuni momenti, che siano belli o brutti, o anche semplicemente raccontare certe cose a persone di cui ci fidiamo o con cui abbiamo un bel rapporto.
L’avvento dei social ci sta aiutando tanto ultimamente in questa ultima situazione: se ci pensiamo bene, per poter raccontare a qualcun altro ciò che ci succede o come stiamo basta mandare un messaggio, chiamare o, se ci si vuole anche vedere in faccia, nonostante sia tramite uno schermo, basta avviare una videochiamata.
Se noi non avessimo i mezzi che abbiamo adesso saremmo ancora costretti ad usare le lettere come mezzo di comunicazione, lettere che ci mettevano tantissimo tempo per arrivare rispetto alle tipologie di condivisione istantanea che ci troviamo adesso.
Penso che poter condividere la propria vita anche con persone che non ci sono fisicamente presenti accanto sia molto importante. Non tutti hanno questa situazione, anche se ultimamente sta crescendo a dismisura.
Gli affetti lontani
Molte persone immigrate, o figlie di immigrati, come me, hanno un estremo bisogno di questi mezzi per poter comunque sempre rimanere in contatto con parenti e amici o rimanere informati sulle situazioni in cui si trova il loro luogo di origine.
Io personalmente ho amici e parenti anche dall’altra parte d’Italia, mio luogo d’origine, rispetto a dove mi trovo adesso. Con queste persone condivido anche parte delle mie giornate raccontandoci a vicenda situazioni e problemi che ci troviamo quotidianamente ad affrontare nelle nostre vite, ma usando la condivisione nel senso di parlarci, perché penso che sia più bello sentire la voce di una persona per riuscire a sentirsela anche più vicina rispetto a quello che è fisicamente.
Penso sia bello riuscire a coltivare questo tipo di amicizie “a distanza”, che sono molto diverse da quelle che abbiamo vicino a noi per i modi in cui bisogna sempre cercare di mantenersi in contatto. Se si riesce a far durare un’amicizia anche con tanti chilometri di distanza, secondo me, quella può essere veramente considerata un’amicizia vera, perché anche se la distanza cambia, rispetto alle altre amicizie che siamo abituati a vedere quotidianamente, non cambia il bene che ci si vuole.
Il coraggio di condividere
Il mio metodo di condivisione preferito rimane quello faccia a faccia, guardandosi negli occhi, ma, come si dice, “a mali estremi, estremi rimedi”.
La condivisione dal vivo può avere un “potere curativo” anche se, pensandoci, è una cosa molto semplice nonostante non sia sempre facile da mettere in atto.
“La condivisione dal vivo può avere un “potere curativo” anche se, pensandoci, è una cosa molto semplice nonostante non sia sempre facile da mettere in atto.”
– Miriam Galuffo
Molte volte condividere fa paura e richiede un grande coraggio, ma bisogna imparare ad averlo perché sono di più gli effetti positivi che porta rispetto a quelli negativi.