Ci sono posti dove mi sento uguale e altri dove trovo differenze

Autori:
Edoardo fa una riflessione sui luoghi della nostra vita. Perché alcuni luoghi ci fanno sentire uguali e altri così diversi?

di Edoardo Hensemberger, B.Liver

Ci sono i luoghi e ci sono le persone

E poi ci sono le persone nei luoghi, e i luoghi nelle persone.
Fino a qui tutto chiaro?

No. 

Esattamente. 

Non è chiaro, perché sono il primo a non aver capito come funzioni

Ho attraversato l’oceano alla ricerca di un nuovo me, solo per accorgermi che non esiste un nuovo me, o almeno, non è il luogo in cui mi trovo a determinarlo. E poi sono tornato indietro, per vedere la vita del vecchio me, e non era più la stessa cosa. 

E poi ci sono delle persone che ritroviamo in luoghi sempre uguali che sono sempre lì, non ad aspettarci, ma ad accoglierci con un sorriso quando ci vedono arrivare

All’interno della stessa città, almeno per me funziona così, ci sono luoghi che mi definiscono in un modo, e poi ce ne sono altri che mi definiscono al contrario, senza bisogno di attraversare il mondo la mia persona assume sfaccettature molto diverse in base al luogo in cui si trova. 

Eppure i luoghi insegnano, a stare dappertutto, ad adattarci a quello che abbiamo davanti, alle condizioni di vita che cambiano. E poi ci sono i luoghi non così tanto fisici, no? I famosi «luoghi dell’anima», qualunque cosa questo voglia dire. I luoghi in cui la nostra anima è in pace, e quelli in cui è in guerra, quelli in cui sta bene da sola e quelli in cui detesta la solitudine. È possibile? C’è così tanto dentro ognuno di noi che io faccio fatica a conoscere me stesso, figurarsi se posso conoscere qualcun altro. 

Luoghi, luoghi, luoghi. 

Il luogo più fisico, e più importante, nella vita di tutti noi è uno e uno soltanto. Il nostro corpo

Quel luogo che ci accompagna ovunque andiamo, che spesso confondiamo per ciò che siamo; deleghiamo a un luogo il dovere di definirci, e quando questa definizione non ci piace, andiamo in guerra con noi stessi.

Dentro al corpo dobbiamo stare, e su questo non ci sono dubbi, quindi vale la pena capirlo in fretta, e cominciare ad amarlo, così da poter essere aperti a tutto il resto, senza farci del male. 

Siamo tutti uniti dentro questa forma umana che ci contraddistingue, e dalla stessa siamo divisi, per un motivo o per l’altro. Per una bandiera, per un colore, per un sesso.

C’è un piccolo spicchio di mondo, al di qua del mare. È nascosto da una folta pineta che tiene al fresco anche nell’estate più calda. Una volta usciti dall’insieme di alberi, un ponticello attraversa un canale, e delle scalette di pietra portano a un sentiero di sassi e sabbia che a sua volta porta a una grossa spiaggia.

Un insieme infinito di granelli di sabbia che si estendono per chilometri e chilometri, dove ogni granello è unico, e non si ripete mai. Sabbia che con gentilezza accompagna verso il bagnasciuga, dove muoiono le onde e dove il mare comincia e poi finisce e poi comincia di nuovo.

Man mano che ci si addentra, dal mare si passa all’oceano, ma per quello bisogna farne di strada. Bastano un paio di bracciate invece, per girarsi a guardare la spiaggia. Ma non è più lì. Nel tempo di un ingresso in acqua è scomparso tutto quello che c’era, ed è stato sostituito da un quadro. Un quadro che emana pace, un quadro che solo a immaginarlo ci si sente bene.

Nei luoghi c’è la vita che passa inesorabile come il tempo, e nella distanza si confondono il passato e il futuro, ma mai il presente, perché quello non esiste da nessuna parte, se non qui.

“Non bisogna andare lontano per capire dove si sta bene. Io ho viaggiato, ma è la mia città dove amo vivere”

– Edoardo Hensemberger

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