di Caterina Rossignoli, B.Liver
I B.Liver immaginano un museo personale la cui visita faccia star bene. Non soltanto oggetti ma anche sguardi rivolti al futuro. Caterina ci offre una descrizione minuziosa della sua camera che lei stessa considera una sorta di museo: uno spazio in cui ogni oggetto riporta alla mente un ricordo, un luogo da rispettare e di cui avere cura.
Tutti hanno una stanza, la famigerata camera da letto di solito, in cui il sipario di ogni giornata si apre e si chiude; tutti, volenti o nolenti, fanno di questi pochi metri quadri un riflesso di sĂ©, una succursale della propria testa, in un certo senso. La Camera diventa piĂ¹ di una semplice stanza, a volte, si trasforma in una parentesi tutta personale in cui poster, libri e quelle chincaglierie che si accumulano sugli scaffali occupano lo spazio che i ricordi occupano nella memoria; così si puĂ² pensare che quella Camera sia un museo, il nostro museo personale.
“[…] poster, libri e quelle chincaglierie che si accumulano sugli scaffali occupano lo spazio che i ricordi occupano nella memoria; così si puĂ² pensare che quella Camera sia un museo, il nostro museo personale.”
– Caterina Rossignoli
La prima cosa che si percepisce nella mia camera, ad esempio, è il profumo, classificabile come prima meraviglia della Wunderkammer disordinata in cui rientro ogni giorno: incenso, carta e vaniglia mischiati al sentore di pulito che emanano le lenzuola (o i panni messi ad asciugare a tradimento da mia mamma sui termosifoni, in inverno).
Entrando si vedono due piccoli scaffali a muro: sul primo si trovano gli incensi (alcuni regalati, altri recuperati in varie fiere assieme a mio papà ), l’altro ospita invece tre bottiglie di vetro vuote, due delle quali fanno da vaso a delle rose essiccate, l’altra a un girasole che ha visto giorni migliori. Provo tanto affetto nei confronti di questa disposizione, dentro vi si confondono compleanni e sorrisi inaspettati, perché ricevere dei fiori è bello quasi quanto regalarli.
Ci si sposta poi, verso una mensola di legno accanto alla porta-finestra, su cui si trovano sistemati con cura dei piccoli oggetti che costituiscono una sorta sacrario; senza un ordine preciso, ecco due spille ricevute da Bonny, un’amica di mia mamma che ormai puĂ² rientrare nella definizione di parente acquisita per tutte le volte che mi ha sopportata durante le mie crisi esistenziali… e in cui ci abbiamo riso sopra (nota di merito, ogni volta che in sua presenza dico qualcosa di sconvolgente, Bonny alza le mani e lo sguardo al cielo mentre esclama «grazie Dddio» per non aver avuto figli, e forse sono questi i momenti in cui realizzo di volerle proprio tanto bene).
Dietro le spille c’è una tela che raffigura una ragazza vestita di azzurro mentre abbraccia un soggetto la cui testa è un limone, di entrambi non si vedono i volti, sepolti tra le spalle l’uno dell’altra: è il regalo di compleanno di un’amica, Nana, straordinariamente brava a disegnare; si riferisce a una canzone, Lemon Boy di Cavetown (non è pubblicitĂ ingannevole, lo giuro) che un giorno d’autunno di due anni fa mi è entrata nel cuore e non ne è piĂ¹ uscita.
Rimanendo sintonizzati sull’onda musicale, ecco che vicino al quadretto ci sono un CD di Lana del Rey e due cassette di Cavetown, di quelle che si mettono nel mangianastri, preziose e ricoperte da uno strato spesso di polvere e valore affettivo.
Figurano poi delle candele profumate, una alla rosa, una alla vaniglia caramellata, e una dal sentore non ben specificato, racchiusa in un vasetto di molto particolare: c’è un piccolo bastoncino di metallo su cui poggia un’elica con appesi dei ciondoli raffiguranti l’albero della vita; questo particolare sistema fa sì che l’elica giri grazie al calore emesso dalla candela accesa, portandosi dietro i ciondoli e generando giochi di luce che, devo dire, sono un’ottima distrazione quando non ho proprio voglia di studiare.
Mentre mi perdo come una falena a osservare questo delizioso oggetto, non posso fare a meno di pensare a Fra, che ogni mattina nell’ultimo anno mi è venuta a tirare giĂ¹ dal letto con la grazia e la perentorietĂ di un ufficiale, impedendomi di arrivare in ritardo a scuola.
Un piattino di rame con l’incisione del simbolo «Om» accoglie una pietra di quarzo rosa proveniente da casa dei nonni, una moneta da dieci corone, conchiglie e un blocchetto di carta d’Armenia.
Per ultimo, anche se non per importanza, si staglia nei suoi pochi centimetri di altezza un vasetto di vetro contente forse tutte le conchiglie della spiaggia di Caorle: gli spazi vuoti tra le superfici concave e convesse di quelle belle casette marine sono un’illusione ottica, tra le conchiglie sono sistemate immagini di tramonti, gelati sulla spiaggia, risate nel cuore della notte e passeggiate con i piedi nell’acqua salata e le mani nascoste dalle maniche della felpa.
Così tanto in così poco spazio orizzontale…
Una parete della Camera è occupata dalla libreria, divisa tra libri di scuola e libri che mi tengono sveglia quando dovrei dormire (o che leggo a scuola quando dovrei seguire la lezione… ma a maggio si puĂ²): dizionari pesanti in cui perdo le matite, tomi di carta lucida che mi guardano male quando la soglia di attenzione si abbassa, e, invece di studiare la dottrina di Spinoza, mi immagino suddetto filosofo seduto sulla scrivania, che borbotta e mi ruba gli occhiali per pulirne le lenti e permettermi di vedere le cose con maggiore luciditĂ .
Libri quasi nuovi, usati, sottolineati e pieni di annotazioni, con fiori essiccati e sabbia nascosti tra le pagine, assieme a sorrisi sornioni, espressioni sconcertate ed esclamazioni molto poco francesi.
Tomi intervallati da foto, riviste, quaderni e chi piĂ¹ ne ha piĂ¹ ne metta.
Tutto in Camera mia nasconde un pezzetto di quello che è stato e che c’è nella mia testa, per questo la considero un luogo prezioso e in un certo qual modo da rispettare; il proprio spazio è importante, bisogna averne cura, così come bisogna avere rispetto di quello che è esposto in un museo.
“Tutto in Camera mia nasconde un pezzetto di quello che è stato e che c’è nella mia testa, per questo la considero un luogo prezioso e in un certo qual modo da rispettare.”
– Caterina Rossignoli
Ogni mente come ogni Camera nasconde delle meraviglie; appendete un cartello a camera vostra con scritti gli orari di apertura se ritenete, o semplicemente chiedete di bussare prima di entrare.