di Jacopo di Lorenzo, B.Liver
A Malpensa il B.Liver Jacopo è pronto per partire per gli USA, quando un gruppo di persone vestite di "azzurro sgargiante" gli balzano agli occhi: è la nazionale di atletica leggera, in volo verso Budapest. Jacopo coglie quindi l'occasione, intervistando in volo l'atleta Elena Bellò.
21 agosto 2023
Mi trovo in aeroporto a Malpensa, pronto a partire per Monaco di Baviera e da lì per gli Stati Uniti. Non ero mai stato in America, e provavo un misto di trepidazione ed eccitazione. Ancora non lo sapevo, ma quel giorno mi sarei imbattuto nell’intervista più importante della mia modesta carriera di giornalista sportivo. Noto da subito, non distante da dove mi ero seduto, un gruppo di persone dalla forma fisica impeccabile, vestite di un azzurro sgargiante. Non molto tempo dopo, le stesse persone saranno vicine a me sull’aereo, e non potrò far a meno di scoprire chi fossero.
La Nazionale italiana di atletica leggera
Ma certo! La Nazionale italiana di atletica leggera, diretta a Budapest per i Mondiali. Ma chi l’avrebbe detto che io avrei avuto la faccia tosta – io, che fino a un momento prima non sapevo quasi nulla in fatto di atletica – di intervistare una di quelle persone dall’aria così importante. Sto parlando della classe ‘97 Elena Bellò, atleta che, oltre ad avermi concesso il privilegio di una tanto insperata conversazione durante il tragitto, avrebbe dovuto gareggiare proprio due giorni dopo. Bene, allora registratore acceso e cominciamo.
«Sono Elena Bellò, ho 26 anni e competo da quando ne avevo 12. Detengo il terzo tempo di sempre nella storia italiana degli 800 metri. Sono stata semifinalista alle Olimpiadi di Tokyo nel 2021». Aggiungo: ha anche stabilito il record italiano dei 1000 metri indoor questo stesso anno, con un tempo di 2:37.09. Possiede un totale di 6 titoli italiani assoluti.
«Mi alleno in Lombardia, a Giussano, ma sono originaria di un paesino nei pressi di Vicenza. Mi sono qualificata ai Mondiali grazie al raggiungimento dello standard (in gergo, il tempo minimo) l’anno scorso. È da inizio anno che lavoro col mio allenatore per questa competizione.
Trovo che il livello sia decisamente alto, e la preparazione per una gara di questo tipo non può che essere molto intensa». Ora sappiamo che purtroppo le cose non sono andate come speravamo, e nelle batterie di Budapest Elena non è riuscita a ottenere la top 3 che permetteva di classificarsi per le semifinali. Tuttavia, già sull’aereo abbiamo avuto modo di parlare di quale sia il modo migliore per affrontare un risultato negativo: «Nel lavoro che faccio, purtroppo, non è insolito che le gare di successo siano solo una piccola parte di quelle a cui si partecipa. E da ciò può derivare uno sconforto che ti fa stare male, a volte anche per parecchio tempo. Ciononostante, un solo buon risultato è in grado di ripagare tutti i fallimenti, di ribaltare l’esito di una stagione di corse».
La forza di ricominciare
Trattandosi di uno sport individuale, «è necessaria una grande forza mentale, che ti permette di rialzarti in seguito a una disfatta e riprendere a lavorare alacremente. Il duro lavoro paga, nel tempo». La nativa di Villaverla ha già superato diversi momenti duri nella propria carriera e ogni volta riesce a trovare in sé stessa la motivazione per rifarlo, ancora e ancora. Lo ha fatto anche stavolta: a meno di un mese di distanza dal mancato superamento delle qualificazioni mondiali, ottiene il tempo di 1:59.15 negli 800 metri di Bellinzona, lo standard per le Olimpiadi di Parigi 2024.
Dunque, non solo parole, ma solidissimi fatti dimostrano la veridicità di quanto Elena mi ha raccontato. Siamo di fronte a una sportiva che è consapevole del proprio valore e la cui esperienza competitiva può essere d’ispirazione per le generazioni future.
Ma qual è la chiave di tanto successo?
«Devi provarci davvero. Il che significa che non puoi permetterti scuse, che devi dedicarti a tempo pieno al tuo obiettivo e farlo diventare la tua priorità. Io non studierei giurisprudenza da non frequentante, non correrei 9 volte a settimana d’inverno, non sarei andata tutte quelle volte al campetto dopo scuola ad allenarmi, se non avessi avuto intenzione di far diventare l’atletica leggera la mia professione. Mi impongo una fatica immensa giorno per giorno, ma ne vale la pena e continuerò a cercare di migliorarmi nei prossimi quattro anni. Senza dubbio serve anche il talento, e ammetto di essere stata avviata sulla strada dell’atletica leggera in così giovane età, grazie a mio padre, ma non sarei dove sono ora se non avessi fatto dei sacrifici, dolorosi, ma indispensabili. Detto questo però, nutro un’intensa passione per lo sport, che è benefico per chiunque, a prescindere da età e livello: ti dota infatti della disciplina essenziale per affrontare tutti gli eventi a cui la vita conduce».
Ormai l’aereo sta per atterrare. Vorrei poter restare a parlare, ma devo terminare l’intervista. Farfuglio le tre parole del Bullone, Fare Pensare e Far Pensare, e poi chiedo a Elena le sue: «Dinamica, Determinata, Leale».
«Nel lavoro che faccio, purtroppo, non è insolito che le gare di successo siano solo una piccola parte di quelle a cui si partecipa. E da ciò può derivare uno sconforto che ti fa stare male, a volte anche per parecchio tempo. Ciononostante, un solo buon risultato è in grado di ripagare tutti i fallimenti, di ribaltare l’esito di una stagione di corse»
– Elena Bellò