di Martina Bruno, B.Liver
Dal 20 al 22 ottobre si è svolto a Milano, agli IBM Studios, l'InVisibile Festival, il primo festival del Bullone. Hanno preso parte all'iniziativa istituzioni, aziende, volontari, attivisti e B.Liver. Questo è il racconto di cosa è stato l'InVisibile Festival per Martina.
InVisible Festival per me è inclusione e scoperta.
Nessuno escluso, tutti vengono inclusi e capiti
Nessuno viene escluso ma tutti vengono inclusi e capiti come una grande famiglia; in questi giorni ho avuto modo di vivere ciò che rappresenta il Bullone e mi è entrato nel cuore in pochissimo tempo, perché esistono solo purezza, amicizia e uguaglianza… valori che non sono scontati al giorno d’oggi. Grazie a InVisibile festival ho scoperto quanto un avvenimento negativo della vita possa invece portare a qualcosa di positivo e possa unire le persone.
InVisible Festival per me è stato forza, voglia di lottare e di rinascere, ma soprattutto mi ha dato modo di riscoprire la mia passione per il canto e di sconfiggere la timidezza aprendo il mio cuore a tantissime persone lì presenti che hanno contribuito a rendere questo festival assolutamente meraviglioso.
InVisibile Festival per me è..
InVisibile festival non mi ha fatta sentire sola e «strana», al contrario mi ha dato una spinta per poter accettare piano piano il mio vissuto con la malattia. InVisibile Festival per me è amicizia, perché sono grata a tutte le persone conosciute con le quali ho passato dei giorni meravigliosi.
InVisibile festival per me è emozione e sensibilizzazione, poiché mi rendo conto che di certi argomenti si parla davvero poco e chiunque, dopo essere tornato a casa, ha avuto un po’ di consapevolezza in più. Questa cosa è importantissima perché bisogna essere consapevoli di quello accade oggi nel mondo.
InVisibile festival ha aperto gli occhi a tantissime persone sulla realtà dei nostri giorni, quindi per me è anche verità, consapevolezza e forza di volontà, perché diventando consapevoli si può migliorare.
“InVisibile festival non mi ha fatta sentire sola e «strana», al contrario mi ha dato una spinta per poter accettare piano piano il mio vissuto con la malattia.”
– Martina Bruno