Natale in comunità: alla Mammoletta costruiamo i regali con le nostre mani

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La Mammoletta, fondazione Exodus, racconta al Bullone il Natale all'interno della comunità: fatto di scambi di riflessioni e regali fatti a mano.

di Simone Arcidiacono e Stefano Perego, Exodus

La Mammoletta è la «sede del mare» della Fondazione Exodus di Don Mazzi. Fondata nel 1990 da Marta del Bono e Stanislao Pecchioli sull'Isola d'Elba, offre percorsi educativi di accoglienza, reinserimento e prevenzione per adolescenti e giovani adulti con problemi di dipendenza e altri disagi sociali, familiari e psicologici.
La collaborazione tra la Mammoletta e Il Bullone nasce nel 2020 con l’obiettivo di far incontrare le comunità di riferimento per mettere al centro il dialogo, le riflessioni, le esperienze condivise di giovani che stanno attraversando, ciascuno a suo modo, periodi complicati e delicati, ma che non smettono di credere nella possibilità dell’oltre e dell’altro. Questo è il racconto del loro Natale.

Il Natale dei ragazzi della comunità Exodus La Mammoletta

Noi ragazzi della Mammoletta ogni anno festeggiamo il Natale in comunità, di solito si festeggia prima del 25, perché alcuni ragazzi verso il 22 dicembre partono per festeggiare con i propri genitori e rientrano il 30 per capodanno, altro evento fondamentale della Mammoletta. Come tradizione Mammolettiana si usa fare il «babbonatale segreto»: consiste nel fare dei bigliettini con scritto il nome di tutti i compagni e operatori, a giro si pesca un bigliettino, chi pesca dovrà costruire con le sue mani un regalo dedicato alla persona che ha pescato.

I ragazzi costruiscono i regali con le proprie mani

Costruire un regalo con le proprie mani ha molto più valore, gli dai significato, si cerca di realizzarlo osservando la persona, mettendoci all’interno qualcosa che ricorda il suo carattere o una sua passione, noi costruiamo i regali, non li compriamo per rispettare la vera tradizione del Natale, dove conta più il valore sentimentale rispetto a quello materiale.

L’albero di Natale lo costruiamo noi: niente alberi comprati, né alberi tagliati, per l’otto dicembre l’albero deve essere pronto, ogni anno lo cambiamo, se è bello come quello di quest’anno – che è una barca costruita in legno e materiali di recupero – lo teniamo come ricordo.

Oltre a realizzare l’albero, si scrive un biglietto da affiancare al regalo autoprodotto, che non si limita solo a un generico «tanti auguri», ma osservando la persona e conoscendola ci facciamo dei rimandi, delle osservazioni per poter migliorare, così ci si aiuta reciprocamente. Il giorno prima di Natale mettiamo i regali sotto l’albero, la mattina seguente ce li scambiamo in un cerchio fatto di persone, uguaglianza, amicizia e forza di volontà, accomunati dallo stare insieme.

Si osservano le persone e si costruisce qualcosa di personale

Questa tradizione è prendersi cura dell’altro, è osservare attentamente, è costruire qualcosa da donare usando materiali di riciclo: legno, metallo o qualsiasi altro materiale di recupero. Lo scopo è di evitare il consumismo, è evitare di comprare un regalo nuovo creando qualcosa noi stessi, faticando, mettendoci cuore e passione: questa è la vera magia del Natale e del regalo.

Il Natale in comunità è caratterizzato dal volersi bene, da una magia unica, da un menù ricco di portate, da tanto entusiasmo per quando ci si scambia i regali e dalla messa natalizia di Don Antonio Mazzi, il nostro fondatore, che puntualmente ogni anno ci regala spunti di riflessione, felicità e voglia di vivere, un po’ come Babbo Natale ci dona la sua bontà.

“Questa tradizione è prendersi cura dell’altro, è osservare attentamente, è costruire qualcosa da donare usando materiali di riciclo: legno, metallo o qualsiasi altro materiale di recupero”

– Simone Arcidiacono e Stefano Perego

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