Essere genitori oggi: quel giorno sbagliato, dov’era tuo padre?

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Maurizio Molinari è Capo Ufficio del Parlamento Europeo a Milano. A Sofia spiega le sue intenzioni: educare le nuove generazioni di cittadini europei consapevoli attraverso incontri e progetti.

di Sofia Segre Reinach, B.Liver

Maurizio Molinari è Capo Ufficio del Parlamento Europeo a Milano. A Sofia, B.Liver, spiega le sue intenzioni: educare le nuove generazioni di cittadini europei consapevoli attraverso incontri e progetti.

L’incontro del Bullone con Maurizio Molinari

Un palazzo istituzionale nel pieno centro di Milano, di quelli che un po’ ti intimoriscono ad entrare.

E poi la guardia all’ingresso, molto gentile; in ascensore incontro due amici della Fondazione di vecchia data, salgo al terzo piano, uno spazio mansardato caldo, accogliente e informale.

È così che incontro Maurizio Molinari, direttore dell’ufficio di Milano del Parlamento Europeo, che mi racconta il suo lavoro.

Maurizio Molinari, Capo Ufficio del Parlamento Europeo a Milano.

«Siamo un ufficio regionale, poche persone, poche risorse. L’ufficio principale è a Roma. Ma la cosa che abbiamo, è la libertà di azione. Sono arrivato qui nel 2020 e da subito ho condiviso con i miei colleghi la missione che volevo trasmettere: parlare di Europa non solo nei posti dove si parla sempre di Europa, dove vanno gli eurodeputati, i ministri, ma parlare d’Europa nei posti dove questa sembra essere lontana: nelle periferie, nelle carceri.

È complicato perché sono i luoghi in cui l’Unione Europea non ha competenza diretta, in cui la maggior parte delle persone neanche sa cosa sia l’Unione Europea. Ieri, per esempio, ero nel carcere di Padova con circa 400 studenti, si parlava di giustizia riparativa, di mediazione penale, di affettività in carcere; l’Europa viene vista come molto lontana. Giustamente, da un lato, perché è vero che è lontana da quella dimensione lì, ingiustamente dall’altra perché poi l’Unione prende decisioni, va in una direzione o nell’altra, che impattano anche nella vita quotidiana delle persone.

L’Unione Europea è un luogo lontano da determinati ambienti

Pensa all’immigrazione: quello che l’Europa fa o non fa sul tema, determina chi fra i migranti rischia di finire in carcere e chi no. Quindi poi vedi che l’Unione conta anche su questa sfera. Se tu hai la possibilità, come cittadino, di fare una petizione al Parlamento europeo, può essere che questa ti chiami per raccogliere le istanze. Ieri, per esempio, la ragazza di un detenuto, diceva che durante il Covid avevano dato la possibilità di fare una telefonata al giorno dal carcere, e piano piano ora stanno togliendo questa possibilità.

In tanti altri Paesi europei la telefonata è un diritto della persona, è il diritto all’affettività. Quando tu sei onesto intellettualmente le persone lo notano. Quando tu dichiari di non essere la persona che ti può dare risposte, ma che sei venuto a farti vedere come persona che lavora per un’istituzione europea, magari non ti può cambiare la vita, io non ho soldi per farti uscire da una situazione di povertà o per sistemare la tua situazione particolare, ma ti faccio vedere che mi interessa parlare con te e ascoltare quello che hai da dire: già questo secondo me è un messaggio che può essere apprezzato e può contribuire a creare un sistema nuovo, a farti sentire parte di una comunità. Quindi, conta o non conta l’Unione Europea in carcere? Non direttamente, la si sente lontana, ma unendo le istanze e le situazioni di altre Paesi, si può fare in modo che determinate leggi e diritti fondamentali, vadano in una direzione o in un’altra».

L’Europa è distante anche dai ragazzi?

«Nelle scuole potremmo lavorare in maniera molto organizzata, ma ad ora non abbiamo un’educazione civica europea, cosa che aiuterebbe a fare un lavoro molto più capillare sui ragazzi. Iniziare presto, nelle scuole, sarebbe l’unico vero modo per far sì che a 18-19 anni i ragazzi abbiano perlomeno sentito tutti parlare di Unione Europea. Il Parlamento è rivolto principalmente ai giovani, ci sono tanti giovani eurodeputati e anche per la comunicazione quello è uno dei nostri target principali.

Cerchiamo di usare un linguaggio comprensibile ai giovani perché sono il futuro

Cerchiamo di usare un linguaggio che sia sempre più comprensibile da parte dei giovani, è ovvio, loro sono il futuro. Facciamo più attenzione anche ai media con cui comunichiamo, lavoriamo tanto con i media digitali, stiamo strutturando sempre di più il lavoro anche con le diverse community. Il Parlamento organizza un evento ogni 3 anni, lo European Youth Event che raggruppa decine di migliaia di giovani a Strasburgo. A maggio faremo un’edizione locale a Forlì. Si può fare di più? Sì. Però i progressi non avvengono dal giorno alla notte, se penso come lavorava il Parlamento cinque o dieci anni fa sui giovani, devo constatare che è migliorato moltissimo».

Quale la priorità?

«Il voto. Abbiamo una community che si chiama insieme_per.eu/ alltoghether.eu, alla quale ci si può iscrivere, ricevere reminder, informazioni, formazione, appuntamenti sia online che dal vivo. Si può diventare ambasciatori del voto. Il messaggio è “usa il tuo voto”: votate per chi volete, ma votate, perché se non votate decide qualcun altro per voi».

Dobbiamo decidere tutti insieme sul futuro dell’Europa

Esiste una salute europea? Si potrà avere un sistema sanitario europeo?

«Quello che è successo con il Covid è qualche cosa su cui riflettere: quando abbiamo avuto bisogno, abbiamo chiesto all’Unione di fare cose che sicuramente prima non faceva, che per alcuni non avrebbe potuto fare. L’Unione si è dovuta prendere delle libertà, ha dovuto sciare fuori pista per affrontare una crisi che superava tutti i confini. Sulla costruzione di un sistema sanitario europeo posso dirti che dipende da che strada si prenderà, dipende da quello che voteremo noi tutti. Dobbiamo tutti informarci perché potremo decidere quale sarà il futuro dell’Unione anche in questo campo. Non decido solo io o solo tu, decidiamo tutti insieme. Ma se io e te non ci prendiamo il tempo di capire dove vogliamo che l’Unione Europea vada, decideranno gli altri per noi».

“Dobbiamo tutti informarci perché potremo decidere quale sarà il futuro dell’Unione anche in questo campo. Non decido solo io o solo tu, decidiamo tutti insieme. Ma se io e te non ci prendiamo il tempo di capire dove vogliamo che l’Unione Europea vada, decideranno gli altri per noi

– Maurizio Molinari

Come si tiene insieme la diversità?

«L’Unione è uno spazio di democrazia e il rispetto dei diritti fondamentali di tutti noi, è uno dei denominatori comuni che non puoi perdere mai di vista per poter creare uno spazio più inclusivo e competitivo. Non possiamo competere con Cina e USA da punti di vista della potenza industriale, ma possiamo competere come spazio di libertà, diritto, progresso e cultura. Spesso è complicato, ci sono molte strumentalizzazioni.

Io ti parlo anche da persona con disabilità: nulla è perfetto, ci sono molti aspetti critici, dall’integrazione all’inattività ai problemi nella vita indipendente. L’Unione sta facendo tanti passi avanti, come, per esempio, con lo European Accessibility Act, la ratifica della convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, le cose che si stanno facendo sono tantissime, anche se ancora molte ne restano da fare».

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