Donne che aprono la strada: “Ho seguito due esempi forti, mia madre e mia nonna”

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La B.Liver Giusy ci racconta di come da piccola volesse essere, assieme a sua sorella, forte e indipendente, E mentre si chiedeva quali esempi poter seguire, si è accorta che erano già li: negli occhi di nonna Pina, di mamma Assunta, nelle parole di Alda Merini e nella strada indicata dalla dottoressa Segura, durante la malattia.

di Giusy Scopetta, B.Liver

La B.Liver Giusy racconta di come da piccola volesse essere, assieme a sua sorella, forte e indipendente. E mentre si chiedeva quali esempi poter seguire, si è accorta che erano già li: negli occhi di nonna Pina, di mamma Assunta, nelle parole di Alda Merini e nella strada indicata dalla dottoressa Segura, durante la malattia.

Io e mia sorella da piccole volevamo essere forti, indipendenti, libere

«Chissà come saremo da grandi?», così io e mia sorella da piccole davamo vita all’immaginazione sognando il futuro. Di certo già da allora volevamo essere donne forti, indipendenti, libere.

Gli anni sono passati, non siamo più nella nostra cameretta ad immaginare, eppure a volte Beatrice ed io ci fermiamo a pensare a chi saremo tra qualche anno, a chi vorremmo essere. Di sicuro le bambine di 15 anni fa non immaginavano che bastasse solamente guardarsi intorno per accorgersi che chi ci avrebbe insegnato a muovere i primi passi nella vita, era già lì.

L’esempio di nonna Pina

Negli anni queste persone ci hanno indicato la via lasciando per strada dei sassolini da custodire nelle tasche con cura. I primi sono stati lasciati da donne forti, le donne della nostra famiglia, che mano per la mano ci hanno accompagnate: prima fra tutte la nonna Pina. La nonna è una donna forte, indipendente e con tanto coraggio. Nata nel 1940, ha vissuto il secondo dopoguerra nella sua infanzia. Nonna Pina ha studiato fino alla terza elementare, tanto quanto le è bastato per saper leggere, scrivere e fare i calcoli con le dita, «alla femminina» (come le piace dire).

Ha iniziato subito a lavorare aiutando la sua famiglia nel commercio di coperte al telaio e nei lavori in campagna. Sentirla raccontare la sua vita mi porta sempre tanta gioia: nei suoi occhi vedo la luce, la felicità di aver vissuto tutto come ha fatto, nonostante i sacrifici.

Uno dei primi sassolini che mi ha lasciato è la riconoscenza per quel che si ha, per quello che si può guadagnare solo con le proprie forze e il proprio impegno, rispettando il prossimo. Una delle frasi che ancora oggi mi ripete, con quel sorriso nostalgico è : «rispondi a chi ti fa del male con un sorriso, la gentilezza ripaga sempre» e nonna Pina hai proprio ragione.

Mamma assunta mi ha indicato la strada

Insieme a lei nell’infanzia, come ancora oggi, un’altra donna mi ha indicato la strada: la mamma.

Mia mamma Assunta è una delle persone fondamentali della mia vita. Mi ha insegnato a muovere i primi passi da piccola e poi quando sono caduta, da grande, è sempre stata aiutandomi a risollevarmi, a rimettere insieme i pezzi, ricordandomi che la luce c’è sempre, anche quando appare tutto buio. È stata proprio lei a dimostrarmelo.

La mamma nel 2008, dopo tante difficoltà e la morte di suo padre a pochi mesi dall’obiettivo, si è laureata in giurisprudenza. Mi ricordo che avevo 5 anni e la guardavo ripetere per gli esami: la ammiravo, vedendo in lei una persona forte, la donna che sarei voluta diventare. Il giorno della sua laurea, avevo 6 anni, le ho fatto una promessa: «Mamma, anch’io voglio laurearmi in giurisprudenza». Dopo 15 anni non studio giurisprudenza, anzi, ho un percorso di studi totalmente differente, ma ogni giorno, quando tutto mi appare difficile, la forza di non abbattermi la trovo in lei, nella sua storia e nei sassolini che mi lascia ancora oggi per strada.

Anche quando mi sono ammalata, mi sono riconosciuta nelle parole di Alda Merini

Quella bambina è cresciuta, orientandosi, seguendo un sentiero che le ha presentato diversi ostacoli: primo fra tutti la malattia, un ostacolo invisibile a primo impatto, che mi ha portato a sbagliare strada, a perdermi per poi ritrovare anche lì qualcuno che mi indicasse la via.

Sfogliando le pagine di un libro di letteratura tra i banchi di scuola, ho letto per la prima volta delle parole che mi raccontavano, che sembravano spiegare ciò a cui io non riuscivo a dare un nome. Tra i banchi di scuola ho scoperto che il mio dolore esisteva, che non era qualcosa che provavo solo io. Lì ho conosciuto le parole di Alda merini. La sua poesia e la sua arte mi hanno fatto scoprire un nuovo modo per esprimere ciò che provavo: la scrittura.

Quel dolore però, fa paura quando lo incontri, lo rifiuti, non lo accetti.

Nella malattia ho trovato la via tramite una dottoressa dell’ospedale

Quel dolore mi ha portato a farmi del male, a perdermi sbagliando ancora strada. , nella sofferenza, tra le stanze di un ospedale ho incontrato qualcuno che mi avrebbe aiutato a imparare di nuovo a camminare e che ancora oggi mi insegna che rialzarsi, reagire è fondamentale: la dottoressa Segura. Grazie a lei sono qui in vita, a scrivere. Ancora oggi imparo da lei che essere fragili non è una colpa, anzi, può essere un dono. Guardando la dottoressa Segura ho avuto la forza di seguire e di intraprendere il mio sogno di diventare un medico. Questo ancora oggi mi spinge a reagire e ad affrontare il mio dolore, attraversandolo.

Oggi ancora mi chiedo chi sono e chi sarò, certa che solo vivendo potrò capirlo.

«Alle donne che ho incontrato e che ancora incontrerò lungo la mia vita;

alle donne forti e indipendenti, alle donne che non hanno paura di mostrarsi per ciò che sono, anche con le proprie fragilità.

Alla donna che diventerò e che sto diventando, sperando di lasciare anch’io per strada i sassolini che qualche donna come me potrà raccogliere».

“Ancora oggi imparo da lei che essere fragili non è una colpa, anzi, può essere un dono. Guardando la dottoressa Segura ho avuto la forza di seguire e di intraprendere il mio sogno di diventare un medico. Questo ancora oggi mi spinge a reagire e ad affrontare il mio dolore, attraversandolo”

– Giusy Scopetta

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