Sogni o progetti? Sì, dentro di sé e oltre noi stessi

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Il B.Liver Andrea ci parla di sogni e progetti, dall'etimologia delle parole all'intervista di Paola Cortellesi, regista di "C'è ancora domani", film record di incassi, che sostiene di non aver mai avuto sogni, ma progetti. E anche il nostro Bullone è una lettera composta da tante voci che sognano e, insieme, progettano.

di Andrea Pravadelli, B.Liver

Il B.Liver Andrea ci parla di sogni e progetti, dall'etimologia delle parole all'intervista di Paola Cortellesi, regista di C'è ancora domani, film record di incassi. La Cortellesi sostiene di non aver mai avuto sogni, ma progetti. E anche il nostro Bullone è una lettera composta da tante voci che sognano e, insieme, progettano.
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Sognare e progettare: dentro e fuori di noi

Sognare e progettare sono due parole molto simili con due radici, solo in apparenza, molto diverse. Sognare viene dal latino «somniare» derivazione di «somnium» e significa vedere, immaginare. Progettare invece è una parola la cui origine è latina, «proiectare», ma che è arrivata all’italiano attraverso il francese «projecter» e significa gettare avanti.

Sognare e progettare sono due modi di vedere, uno dentro di sé e l’altro oltre a noi stessi. Sono interdipendenti perché non può esistere un progetto che non sia stato prima sogno. Sono anche due azioni, che avvengono con strumenti diversi, una più tangibile dell’altra.

Paola Cortellesi ha detto che non ha mai avuto sogni, ma progetti: è sempre partita dalla necessità

Paola Cortellesi invece nell’intervista condotta da Mario Calabresi per Chora Media sostiene che lei non ha mai avuto sogni, ma progetti. Sostiene che nella sua vita è sempre partita dalla necessità, «devo fare» e che la necessità l’ha guidata ai passi successivi per vedere i suoi progetti realizzati. In effetti la necessità è ciò che accomuna sognare e progettare, è la stessa fonte da cui scaturisce purissimo il desiderio e nulla viene progettato o sognato senza che vi sia il desiderio e la necessità di farlo.

Progettare è la liberazione dei sogni dalla loro gabbia, che siamo noi, che teniamo incatenati i sogni all’interno delle nostre paure, della nostra fretta, delle nostre mancanze. Ma quando il desiderio è spronato dalla necessità, allora la parola «dovere» fa scappare i sogni che trovano la via di arrivare agli altri e accendere tante menti sognanti per farne un grande progetto.

“Anche Il Bullone è un progetto che muta continuamente, che si racconta continuamente, fatto di voci che si uniscono in una grande lettera di una quarantina di pagine, che ogni mese racconta i sogni nella speranza che se ne accendano abbastanza da diventare progetti“. Illustrazione di Chiara Bosna

2 giugno 1946: un momento di grandi sogni e progetti

Il 2 giugno 1946 è stato un momento di grandi sogni, ma soprattutto di grandi progetti che erano stati gettati, tutti insieme, abbastanza in là da non essere più né sogni né progetti, ma voti. Un momento che Cortellesi racconta attraverso una lettera non d’amore ma di libertà, dentro la quale sono racchiuse le voci di milioni di donne. Con la capacità di farlo con sufficiente chiarezza da essere capita da tutti e con sufficiente profondità da non tralasciarne nessun particolare.

Anche il Bullone si racconta continuamente in una grande lettera di quaranta pagine

Anche Il Bullone è un progetto che muta continuamente, che si racconta continuamente, fatto di voci che si uniscono in una grande lettera di una quarantina di pagine, che ogni mese racconta i sogni nella speranza che se ne accendano abbastanza da diventare progetti. Più dei sogni e dei progetti, C’è Ancora Domani, è umano perché ha la capacità di guardare dentro e di guardare fuori, di mutare e di ribellarsi. Perché ogni azione che si riflette nel mondo reale e che è stata incubata nei nostri desideri, nei nostri sogni, nasce dal desiderio e si trasforma attraverso la necessità. Ognuno di noi ha la capacità di guardare oltre, attraverso quelle storie che possono cambiare il mondo. Così cercando di essere anche noi «sentinelle» come il soldato americano del film, impariamo a non tacere, ad osservare, a cercare nel mondo la necessità per creare progetti.

“Ognuno di noi ha la capacità di guardare oltre, attraverso quelle storie che possono cambiare il mondo. Così cercando di essere anche noi «sentinelle» come il soldato americano del film, impariamo a non tacere, ad osservare, a cercare nel mondo la necessità per creare progetti.”

– Andrea Pravadelli

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