Mammoletta: la cura? Non è terapia, è quando cominciamo ad aiutare gli altri

Autori:
La Mammoletta è la «sede del mare» della Fondazione Exodus di Don Mazzi. Fondata nel 1990 da Marta del Bono e Stanislao Pecchioli sull'Isola d'Elba, offre percorsi educativi di accoglienza, reinserimento e prevenzione per adolescenti e giovani adulti con problemi di dipendenza e altri disagi sociali, familiari e psicologici. La collaborazione tra la Mammoletta e Il Bullone nasce nel 2020 con l’obiettivo di far incontrare le comunità di riferimento per mettere al centro il dialogo, le riflessioni, le esperienze condivise di giovani che stanno attraversando, ciascuno a suo modo, periodi complicati e delicati, ma che non smettono di credere nella possibilità dell’oltre e dell’altro.
Foto di Alexandra_Koch da Pixabay.

Cosa significa parlare di cura: per i ragazzi della Mammoletta la cura si muove attraverso l’aiuto per gli altri

La cura.

Cosa intendiamo quando si parla di cura?

Quando penso alla cura mi viene in mente a come noi ci approcciamo quando aiutiamo gli altri.

Quando si parla di aiutare gli altri bisogna distruggere una bella dose di egocentrismo e metterci sullo stesso piano di chi vogliamo aiutare. Cercare il bello che c’è in ognuno di noi, evidenziare le qualità non soffermandosi solo sui difetti, donare ascolto senza giudizio. Il tema della «cura» è quello che ci dovrebbe stare più a cuore, un bisogno fondamentale.

Non la cura intesa come terapia, e nemmeno come sostegno alla sopravvivenza, ma cura che coltiva l’essere per farlo fiorire, per renderlo consapevole del mondo. «Cerchiamo di trovare i tesori nascosti che sono sotterrati in ognuno di noi», cit. don Antonio Mazzi.

Non è la risposta all’urgenza di sopravvivere, al sentirsi vincolati, alla necessità di persistere, ma risponde al desiderio di trascendenza, al bisogno di orizzonti di senso in cui attualizzare il proprio essere in quanto poter essere.

È la cura che ciascuno rivolge a sé stesso, dedicandosi tempo e spazio, mettendosi in ascolto e lasciando che si realizzi il possibile nelle sue forme migliori. Non le grandi imprese, ma quell’impresa che è la propria vita, al netto delle possibilità del momento.

– Don Antonio Mazzi

«Cerchiamo di trovare i tesori nascosti che sono sotterrati in ognuno di noi»

Cura: domande, dubbi, rinunce dei propri bisogni, aiuto reciproco, ma per cosa? Possiamo curarci a vicenda per un mondo migliore?

In questo momento, in cui la cultura del dubbio viene oppressa dalle certezze, se non cominciamo a contaminarci a vicenda rendendo gli altri consapevoli su che direzione sta prendendo il mondo, la cura sarà sempre sotto ai piedi.

Penso sia una responsabilità comune tendersi una mano, sostenersi a vicenda, guardarsi negli occhi per davvero, cercando di scoperchiare i tesori nascosti dentro ad ognuno di noi, che in questo momento storico particolare sono offuscati da mille input sbagliati.

Noi nel nostro piccolo possiamo fare qualcosa, non dobbiamo restare indifferenti al mondo che ci circonda, perché la rivoluzione parte da noi. Ad oggi mi piace riflettere sulla parola «cura» perché credo sia un modo per non rimanere indifferenti.

Nella mia vita fino a un po’ di tempo fa facevo parte di quell’indifferenza: avendo toccato con mano il mondo delle sostanze, vivevo nell’egocentrismo più totale, non sapevo relazionarmi, non sapevo cosa volesse dire amare e non provavo interesse per il mondo.

 Oggi qualcosa è cambiato, me ne accorgo ogni giorno: ho una spinta in più per non ripetere gli stessi errori, grazie agli strumenti acquisiti in questo posto magico chiamato Mammoletta.

Sento che posso aiutare me stesso e gli altri e la cosa più bella che mi sia capitata è aver coltivato delle amicizie vere con cui, oltre al sano divertimento, superiamo insieme le nostre difficoltà: questo è il mio concetto di cura.

– I ragazzi della Mammoletta

“Quando si parla di aiutare gli altri bisogna distruggere una bella dose di egocentrismo e metterci sullo stesso piano di chi vogliamo aiutare. Cercare il bello che c’è in ognuno di noi, evidenziare le qualità non soffermandosi solo sui difetti, donare ascolto senza giudizio.”

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