SENTIRSI VIVI: tra solitudine e amicizia
Potrei parlare per ore di un’infinità di luoghi che mi fanno sentire viva. Luoghi che ispirano le mie passioni, ciò che più amo. Ma pensandoci bene, manca il tocco che rende ogni cosa perfetta. Per quanto possa parlare di librerie, concerti o qualsiasi altro posto che amo, niente di tutto ciò sarà mai abbastanza se non aggiungiamo quel pizzico di sale mancante.
Sarò anche molto solitaria, non lo metto in dubbio, ma per quanto io ami la solitudine, penso che un luogo non farà mai sentire abbastanza vivi se non si è con quelle determinate persone che rendono ogni cosa più bella. Che siano la nostra anima gemella, i nostri migliori amici, la famiglia. Ogni luogo è e sarà sempre più interessante se ad accompagnarci c’è una persona cara. Io, per esempio, posso sentirmi viva anche sotto un ponte, in una cella claustrofobica, in un reparto psichiatrico dell’ospedale o in qualsiasi altro squallido luogo, se a farmi compagnia c’è la mia migliore amica.
La considero come un organo vitale del mio corpo, ogni emozione che provo nei luoghi che amo vengono amplificate dalla sua presenza, facendomi sentire effettivamente viva. Sono una persona che senza farlo notare ha sempre temuto il giudizio altrui. Non cerco l’approvazione di nessuno, ma al contempo ho paura di ciò che si potrebbe dire sul mio conto. E nel vivere sempre in questa paranoia, i miei allarmi sono sempre accesi ovunque, con chiunque.
L’importanza della mia migliore amica: “Fallo, lei non ti giudica”
Me l’hanno sempre fatto notare, mi dicono: «sei pensierosa», «sei silenziosa», «sembri arrabbiata». E la mia risposta è sempre stata: «non ho nulla, sono fatta così», perché dire: «il mio cervello è in continuo lavoro poiché ha una folle paura di ciò che tu potresti dire di me se mi dovesse scappare anche solo una parola di troppo», è a dir poco esagerato. Dopo quelle poche volte in cui questa parte del mio cervello si è presa una breve pausa, esso continua a lavorare ancora di più, aggiungendoci il rimorso per ciò che ho detto o fatto nei momenti in cui il cervello riposava. E di sicuro queste sensazioni non mi fanno vivere la vita come voglio, o meglio, come devo.
Sarà probabilmente tutta una questione di confidenza, ma io comincio a vivere solo quando non percepisco questo tipo di emozioni, ovvero quando sono con la mia migliore amica. Sarò una monotona adolescente, semplicemente paragonabile a tutti i miei coetanei, ma penso che il rapporto tra me e lei non sia una semplice amicizia tra due ragazzine nel pieno della loro pubertà, ma piuttosto un legame più profondo che mi fa sentire veramente viva. È come se il mio cervello in sua presenza mi desse il permesso di fare tutto ciò che l’istinto mi suggerisce. «Fallo, lei non ti giudica» mi dice la mente ogni qualvolta sono con lei.
Ho fatto le peggiori bravate, ho espresso i miei pensieri più insensati, ho pianto, ho riso. Ho semplicemente vissuto, perché lei mi ha dimostrato che accetta la vera me, che mi preferisce senza maschere, che vuole che io viva la mia vita senza la necessità di farlo nelle paranoie. E per quanto io sia diffidente, per quanto l’ambiente in cui sono cresciuta mi abbia fatto imparare a mie spese di non fidarmi mai di nessuno, lei è riuscita ad abbattere le mura che per una vita intera ho innalzato. E non immaginatelo come un gesto brusco: lei l’ha fatto semplicemente concedendomi spazio e tempo. E in un periodo in cui io ero viva fisicamente ma morta dentro, lei è sempre stata l’unica a capire che non stavo proprio vivendo. Perciò, quando ci siamo riunite una volta per tutte, ho capito che il luogo in cui mi sento viva è la mia migliore amica.
– Amy El Kamli
“È come se il mio cervello in sua presenza mi desse il permesso di fare tutto ciò che l’istinto mi suggerisce. «Fallo, lei non ti giudica» mi dice la mente ogni qualvolta sono con lei.”