Dove ti senti vivo: un racconto, la storia di Elio e il suo ritorno a Lunaria
Elio camminava lentamente per le stanze della vecchia casa, sollevando con ogni passo un leggero strato di polvere. La casa era disabitata da quasi dieci anni, da quando suo padre aveva imbarcato la famiglia per sfuggire alla grande invasione dei Berberi. Dopo un decennio di dominio straniero, gli isolani erano riusciti a riprendere il controllo di Lunaria. Appena avuta la notizia, Elio sentì forte il desiderio di tornare a respirare i luoghi d’infanzia, ma la lunga lontananza e soprattutto la morte del padre lo fecero desistere per qualche mese.
Adesso era lì, nel luogo dov’era nato e dove aveva trascorso i primi nove anni della sua vita. Le pareti della casa erano scolorite e crepate, ma la vecchia biblioteca non era stata colpita dalla furia degli invasori e si presentava intatta. Elio sfogliò il Grande Libro dei Fiori, che suo padre aveva redatto negli anni raccogliendo centinaia di corolle in giro per l’isola. Poi si avvicinò alla finestra e guardò fuori: era proprio come ricordava. Enormi scogli bianchi e abbaglianti circondavano il lembo di mare a un centinaio di metri dall’abitazione e creavano una laguna naturale che d’estate richiamava famiglie da tutta Lunaria. Lui le osservava dall’alto, poiché la casa era posta su di un’altura a strapiombo sul mare, subito accanto alla spiaggetta. Nonostante la vicinanza del mare, Elio aveva pochi ricordi di pomeriggi trascorsi facendo bagni o giocando sulla battigia con il padre.
Ricordava più nitidamente le giornate passate con la balia a badare all’orto, ora pieno di erbacce. Pensò che sarebbe stato bello ripulirlo e ripristinare le vecchie coltivazioni, ma anche spolverare la vecchia biblioteca o sistemare le camere. Elio guardò ancora gli scogli bianchi, venne invaso dalla nostalgia e si spaventò: non aveva intenzione di tornare a vivere nella sua terra d’origine, ma gli faceva pena lasciare la casa in quelle condizioni. Decise dunque che avrebbe allungato il suo soggiorno sull’isola quanto bastava per riportare l’ordine e far tornare quel luogo autentico.
Sentì il bisogno di camminare e gli tornò in mente il lungo sentiero che conduceva a Vilidia, il paese principale dell’isola. Ricordava le ore passate a giocare a cricket con gli altri bambini nel giardinetto davanti al Tempio, prima di essere cacciati dal sacerdote che doveva celebrare la funzione ogni pomeriggio alle sei. I bambini continuavano a divertirsi lì, solo che ora giocavano a baseball. Arrivò alla piazza centrale, sede del mercato locale. Tutti gli isolani frequentavano il mercato per barattare le proprie merci, specializzandosi nel produrre un certo tipo di bene: cibo, gioielli, vestiti. Il padre di Elio scambiava i fiori che raccoglieva; c’era persino chi scambiava poesie.
«Hai bisogno di aiuto? Sei straniero?», gli chiese una ragazza, «No, stavo solo ricordando. Sono tornato qui dopo tanti anni, mi chiamo Elio».
«Mia madre accudiva un bambino che si chiamava Elio. Dimmi, abitavi nella casa davanti alle scogliere?», «sì, vivevo in quella casa. Sei per caso la figlia della signora Maryville, Lyria?».
La ragazza rimase sorpresa: «Sì! Elio, da quanto tempo! Mia madre sarebbe contentissima di vederti!».
«Incredibile. Come sta? Spero che il periodo turbolento non l’abbia scossa…».
«Macché, niente affatto! Vieni, lo vedrai con i tuoi occhi». La ragazza fece un cenno con la mano e imboccò una strada secondaria.
Poi l’incanto si rompe: «22».
Risponde automaticamente: «Cosa?» Una signora anziana lo fissa incredula e indica: «22, è il suo numero!», Elio guarda il foglietto che tiene in mano, poi alza la testa e vede lo stesso numero sul display del terzo sportello. Si alza in piedi: «Grazie».
– Riccardo Russo
“Tutti gli isolani frequentavano il mercato per barattare le proprie merci, specializzandosi nel produrre un certo tipo di bene: cibo, gioielli, vestiti. Il padre di Elio scambiava i fiori che raccoglieva; c’era persino chi scambiava poesie.“