Dov’è casa mia: senza paura degli altri, so come muovermi

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La B.Liver Oriana racconta di come la casa non sia un luogo fisso, ma un sentimento di sicurezza, legato a persone e momenti, ovunque ci si trovi.
casa oriana gullone
"L'idea non cambia, forse la chiave è quella: sentirsi al sicuro". Immagine generata dal sistema di intelligenza artificiale Bing Image Creator.

Casa mia: un sentimento, non un luogo

Casa è stata le cose e i contesti più diversi: un’isola di 46 chilometri a 4 ore di volo da casa; una stanza di 7 metri quadrati con altre 3 persone su 2 letti a castello; un soppalco sopra un vecchio tavolone di legno dove si intervistavano persone, si guardavano film, si progettavano viaggi assurdi, si cucinavano pancakes, si creava un giornale.

Casa sono stati abbracci, persone, sguardi, obiettivi fotografici, in ogni luogo ci si trovasse.

Casa è stata addirittura un letto di ospedale, quando, anche in mezzo alle difficoltà, erano le persone a fare la differenza, a creare qualcosa in cui sentirsi al sicuro.

Ecco, forse la chiave è questa: sentirsi al sicuro. Sentirsi ok, autonomi, senza paura di girare l’angolo e non sapere come muoversi, cosa fare, chi chiamare.

Stava succedendo sempre più spesso «solo» con le persone.

E invece è successo di nuovo con l’ospedale. Erano 11 anni che non succedeva più. Perché erano 11 anni che non ci passavo più di una notte. E invece ne sono arrivate prima 8, poi 28. E, nonostante le paure, sono le carezze e le risate quelle che hanno lasciato più il segno. Anche nei momenti davvero, davvero brutti. Anche quando il dolore rigava il viso di acqua salata, c’era qualcuno che aveva una battuta, una frase dolce, fisicamente una caramella per tentare di asciugare quelle gocce. Infermieri, OSS, compagne di stanza, dottoresse, qualche dottore, gli amici e i parenti che si davano il cambio negli orari di visita, chi telefonava o mandava un messaggino.

Era casa anche il cambio lenzuola la mattina, o la scelta del menù del giorno dopo tra le risate di OSS e compagne di stanza. La camomilla a ogni ora della notte per prendere sonno. Le chiacchiere in medicheria che, in teoria, erano una concessione quasi esclusiva.

“E invece è successo di nuovo con l’ospedale. Erano 11 anni che non succedeva più. Perché erano 11 anni che non ci passavo più di una notte. E invece ne sono arrivate prima 8, poi 28. E, nonostante le paure, sono le carezze e le risate quelle che hanno lasciato più il segno. Anche nei momenti davvero, davvero brutti. Anche quando il dolore rigava il viso di acqua salata, c’era qualcuno che aveva una battuta, una frase dolce, fisicamente una caramella per tentare di asciugare quelle gocce.”
Immagine generata con sistema di intelligenza artificiale Bing Image Creator.

Poi è successa la cosa strana di tornare ad abitare a Sanremo. Per pura casualità, nel quartiere dove sono nata. E allora casa sono i vecchi sgabelli del bar qui sotto, dove da bambina mi arrampicavo con fatica, e adesso mi sembrano piccoli. Casa è tornato il saluto col vicino di casa che si ricorda di me e mio fratello quando andavamo a scuola o portavamo fuori la prima cagnolina. Persino i bar in centro, che sono cambiati tutti, ma che piacciono sia a me che a papà, perciò ci torniamo e li facciamo tornare abitudine, perciò casa.

Forse sarà casa anche tornare a Glori, al paesello di 56 abitanti che mi ha accolto sempre, anche quando ci sto controvoglia e a malapena mi faccio vedere. Torneranno ad essere casa le risate dei piccoletti che crescono e mi riconoscono come parte della loro quotidianità, del loro crescere, anche se mi vedono poco. Tornerà ad essere casa la stufa a legna da accendere e le catene da neve da reimparare a mettere su.

L’idea non cambia, forse la chiave è quella: sentirsi al sicuro.

Non importa per quanto tempo. Non importa dove o quanto lontano da dove sei nata. Ne ho mille di posti e persone, tanto lontane, nello spazio e nel tempo, che mi hanno fatto sentire a casa e dove potrei tornare a distanza di anni e sentirmi a casa di nuovo, in un secondo.

Sentirmi al sicuro è la chiave. Sapere di poter essere me, senza maschere, senza finzioni. Sapere di potermi muovere, esprimere senza forzature, falsità, né segreti. Sapere di poter piangere e ridere sguaiatamente senza dovermi trattenere.

Mi è successo tante volte. E spero di continuare ad essere tanto fortunata.

– Oriana Gullone

Non importa per quanto tempo. Non importa dove o quanto lontano da dove sei nata. Ne ho mille di posti e persone, tanto lontane, nello spazio e nel tempo, che mi hanno fatto sentire a casa e dove potrei tornare a distanza di anni e sentirmi a casa di nuovo, in un secondo.

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