Animenta Camp: un viaggio di crescita emotiva e supporto
«Una boccata d’aria fresca durante la tempesta», dice Clara, mentre mi racconta dell’Animenta Camp, tenutosi dal 22 al 25 agosto in provincia di Campobasso. Un’esperienza che vi avevamo anticipato due numeri fa, ma che si è concretizzata da poco, e dove quindi le emozioni sono ancora forti e vivide. Ed è proprio tramite le emozioni che ho deciso di farmi raccontare questa esperienza, partendo dal viaggio, dall’ansia, dalla paura di entrare in un contesto nuovo. «È stata una mia amica ad invitarmi, io alla fine ho accettato. Il viaggio è stato un mix di emozioni: l’ansia di perdere il treno, i borsoni, la paura di quello che mi aspettava. Poi questa paura si è rivelata come ansia di non essere all’altezza, di non essere a casa e di sentirmi nel posto sbagliato». Ma poi continua e dice «questa paura è sparita in poco tempo: le ragazze ci hanno accolte in maniera davvero esemplare, facendoci sentire a casa, facendoci sentire che potevamo essere noi stesse e tirare fuori la parte migliore di noi». E non poteva essere altrimenti, conosco il team Animenta da ormai due anni, Aurora, Laura, e tutte le ragazze dello staff sono incredibili quando si tratta di farti sentire a casa, nel posto giusto.
«Ero nel pieno di un periodo di crisi, ma mi sono sentita subito meglio appena ho fatto conoscenza delle altre ragazze: team e volontarie. Ho iniziato ad aprirmi e sfogarmi, capendo che per fare uscire la parte migliore di me dovevo far uscire anche la peggiore». E vorrei soffermarmi su questo dettaglio, perché Clara si corregge immediatamente e dice «non la parte peggiore di me, la più fragile». Quante volte abbiamo pensato che la parte peggiore di noi fosse la nostra fragilità? Quando hai un DCA, tutto ciò che vuoi è non mostrarti vulnerabile. E quindi la fragilità diviene qualcosa da tenere nascosto…
«Ho pianto spesso durante i laboratori. Mi sono sfogata, mi è stato davvero d’aiuto. Laura mi ha permesso di sfogarmi senza bloccare il flusso di lacrime, e poi mi ha detto una frase che porterò con me per sempre: “i tuoi occhi brillano di più, brillano di una luce nuova”».
Sguardi di conforto, soprattutto durante i pasti, piccole attenzioni che sembrano niente e in realtà sono tutto: il potere della condivisione, quella reale, però. Dove il pasto diventa finalmente convivialità.
«Poi c’è stata la canzone di DILE in anteprima, e vorrei citare una mia compagna di viaggio che ha detto: “è stato possibile avere i brividi anche se fuori c’erano 35 gradi”». Una canzone che sta creando un grande successo anche fuori dal Camp, e Clara è estremamente orgogliosa di ciò.
«È stato emozionante. Sono riuscita a distinguere le mie emozioni, e sono contenta di averle provate: brutte o belle, mi hanno permesso di cogliere a pieno l’esperienza». E poi conclude: «Non vedo l’ora di partecipare ad altre iniziative di Animenta!» e io posso solo essere contenta dell’enorme famiglia che si è venuta a creare, e che ogni giorno aiuta migliaia di persone a sperimentare anche la loro parte più… fragile.
– Cristina Procida
“Ma poi continua e dice «questa paura è sparita in poco tempo: le ragazze ci hanno accolte in maniera davvero esemplare, facendoci sentire a casa, facendoci sentire che potevamo essere noi stesse e tirare fuori la parte migliore di noi». E non poteva essere altrimenti, conosco il team Animenta da ormai due anni, Aurora, Laura, e tutte le ragazze dello staff sono incredibili quando si tratta di farti sentire a casa, nel posto giusto.”