La strada e l’avventura: camminare per scoprire che cosa vuoi

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Il B.Liver Edoardo riflette su l’idea di essere "una strada che non va in nessun posto", ispirandosi alla filosofia di Gianni Rodari: l'articolo esplora il concetto di camminare nella vita senza una meta precisa, accettando l’incertezza come parte del percorso.
Edoardo Hensemberger strada che non va in nessun posto
"Non esiste navigatore, non esiste punto di partenza, né men che meno punto di arrivo. A differenza di quando si è persi nel deserto, però, sulla nostra strada che non va in nessun posto siamo circondati da altre persone, che come noi si disperano per aver camminato in cerchio per anni, e poi alzando la testa incontrano uno sguardo che alleggerisce, e come per incanto tutti quei passi sprecati sono stati la cosa migliore, perché hanno reso possibile quell’incontro".  Immagine realizzata con sistema di intelligenza artificiale Bing Image Creator.

La strada che non va in nessun posto: camminare senza meta per vivere davvero

«Si diventa ciò che si è». 
E non lo dico io, lo dice uno che si spacciava per filosofo.
E allora la domanda dovrebbe essere: «E tu, cosa sei?».
E la risposta, che prendo dalla penna di Gianni Rodari passando dalla redazione del Bullone, potrebbe tranquillamente essere: «sono una strada, che non va in nessun posto». 
Com’è cortese Rodari, o forse solo d’altri tempi. Oggi si direbbe che una strada non va da nessuna parte, ma non è proprio la stessa cosa; anzi, c’è una bella differenza. Non andare in nessun posto è poetico, non andare da nessuna parte, invece, è solo un po’ triste, quasi senza speranza.

Quella della strada, è una metafora di vita molto in voga, dalla «retta via», per dire che bisogna in qualche modo comportarsi bene, all’essere davanti a un bivio, per dire che non si sa quale «strada» (ed ecco che torna la metafora) scegliere, che semplicemente si traduce in non sapere se mangiare pizza o pasta per cena, oppure se affittare o comprare casa, fino ad arrivare a cambiare lavoro, sposarsi o fare dei figli.

Le scelte, quindi, qualsiasi esse siano, sembrano un incrocio che porta da una parte o dall’altra. E se sbagli strada si sa, il viaggio dura più a lungo, e non esiste accezione positiva alla cosa. Una strada va da A fino B, l’altra da C fino a D, e così ci piace ragionare la nostra vita. Come se ogni scelta fatta avesse una diretta conseguenza. Sarebbe bello e noioso se così fosse. 

E se invece fosse tutto un grande deserto? Senza rette vie da seguire o bivi a cui svoltare? Semplicemente camminare e camminare e camminare, senza sosta e soprattutto senza un’idea di dove si stia andando. Camminare per ore in una direzione e poi di punto in bianco cambiarla, senza sapere che con pochi passi in più si sarebbe arrivati alla tanto agognata oasi. E poi perdere l’orientamento, perché i marinai si orientavano con le stelle, noi facciamo fatica a capire quale sia il Grande Carro, e quindi camminare magari in cerchio, percorrendo la strada e rendendosi conto di essere già passati solo una volta ritrovate le impronte. E allora arrabbiarsi, con noi stessi e con il mondo e poi cambiare direzione, ancora una volta senza sapere, senza notare le differenze, perché il deserto è sempre uguale, non perdona e può dare alla testa.

“Allora arrabbiarsi, con noi stessi e con il mondo e poi cambiare direzione, ancora una volta senza sapere, senza notare le differenze, perché il deserto è sempre uguale, non perdona e può dare alla testa“.
Immagine generata dal sistema di intelligenza artificiale Bing Image Creator.

Non esiste navigatore, non esiste punto di partenza, né men che meno punto di arrivo. A differenza di quando si è persi nel deserto, però, sulla nostra strada che non va in nessun posto siamo circondati da altre persone, che come noi si disperano per aver camminato in cerchio per anni, e poi alzando la testa incontrano uno sguardo che alleggerisce, e come per incanto tutti quei passi sprecati sono stati la cosa migliore, perché hanno reso possibile quell’incontro. 

Camminare è un’azione sempre uguale, come lo scorrere del tempo, delle stagioni e degli anni. Eppure è stupefacente quando le giornate si allungano e arriva il caldo e poi si accorciano e arriva la neve. Camminare è un gesto sempre uguale, fino a quando siamo in grado di compierlo.

C’è un comico inglese, di quelli pungenti e che ancora riescono con leggerezza a volare sopra le mine del politicamente corretto, che ad un intervistatore che gli chiese quale fosse il senso della vita ha risposto: «Godersi lo scorrere del tempo». Così semplice, eppure così difficile, proprio come diventare ciò che si è.

Ma se posso, dopo tutte queste parole (che non hanno nessuno scopo) vi svelo un trucco che rende tutto più semplice: basta continuare a camminare, sulla strada che non va in nessun posto.

– Edoardo Hensemberger

E se invece fosse tutto un grande deserto? Senza rette vie da seguire o bivi a cui svoltare? Semplicemente camminare e camminare e camminare, senza sosta e soprattutto senza un’idea di dove si stia andando. Camminare per ore in una direzione e poi di punto in bianco cambiarla, senza sapere che con pochi passi in più si sarebbe arrivati alla tanto agognata oasi. E poi perdere l’orientamento, perché i marinai si orientavano con le stelle, noi facciamo fatica a capire quale sia il Grande Carro, e quindi camminare magari in cerchio, percorrendo la strada e rendendosi conto di essere già passati solo una volta ritrovate le impronte. E allora arrabbiarsi, con noi stessi e con il mondo e poi cambiare direzione, ancora una volta senza sapere, senza notare le differenze, perché il deserto è sempre uguale, non perdona e può dare alla testa.

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