Un anno insieme: la Casa del Bullone come sogno condiviso
Miei cari B.Liver,
la mia avventura insieme a voi ha avuto inizio esattamente un anno fa.
Con entusiasmo ho accolto le iniziative e i progetti che mi sono stati proposti, felice e guidata da una voce interiore che mi sussurrava gioiosa che avrei visto il mondo da un punto di vista «speciale».
A luglio mi sono unita a voi per un viaggio alla volta di Salerno, che è durato ben una settimana e che ci siamo divertiti a definire, con la solita ironia che ci caratterizza un po’ tutti, «Il viaggione del Bullone». Sono stati giorni intensi, pieni di emozioni e di esperienze significative. Non è mancata la fatica, ma abbiamo imparato che, insieme, non c’è nulla che non possiamo affrontare. Ci siamo presi cura l’uno dell’altro, abbiamo imparato ad essere pazienti e ad adattarci a nuovi contesti, perché è bello stare insieme, ma non sempre è facile. Ciascuno di noi era partito con sogni personali, intimi, ma abbiamo avuto il coraggio di condividerli e affiancarli ai sogni degli altri; in questo modo è divenuto un unico grande sogno, che si è armonizzato con quelli della nostra Clementina.
Al Giffoni Film Festival, seduti vicini, ci siamo emozionati nel guardare il teaser del film che verrà Vorrei entrare nel sole. Quelle lacrime di gioia hanno rafforzato il nostro legame, perché eravamo uniti e consapevoli che una grande cosa sarebbe nata e ci riguardava tutti. Ciò che avviene in Fondazione Bullone è una storia che desideriamo raccontare a tutti, semplicemente perché per noi è casa, e la nostra casa ha le finestre spalancate sul mondo e la porta aperta ad accogliere chiunque desideri entrare.
A settembre, insieme ad alcuni di voi, siamo andati in visita all’Accademia della Crusca, culla della lingua italiana, per penetrare alle origini della nostra cultura e diventare ancora più consapevoli dell’importanza che ogni singola parola può avere. Per noi le parole sono importanti, semi di luce per contrastare le barriere e l’indifferenza, arcobaleni colorati, che valorizzano le differenze come arricchimento personale e collettivo.
Siamo stati «illustri accademici» per un giorno. Vi pare poco?
Durante gli Stati Generali del Bullone, che si sono tenuti a ottobre negli antichi e prestigiosi ambienti dell’Almo Collegio Borromeo di Pavia, eravamo in tanti. Abbiamo vissuto tre giorni insieme, partecipando a laboratori creativi, sempre con l’obiettivo di condividere e di affrontare temi a noi cari, in prospettiva di un futuro migliore per tutti.
Durante la serata di Gala, ancora una volta mi sono commossa nel vedervi sul palco, perché ogni cosa che dite mi entra nel cuore; è proprio qui che riesco a percepirvi nella vostra essenza. Inutile ricordare che io ero quella seduta in seconda fila, lato destro, con la lacrima facile e il fazzoletto sempre in mano.
Inizialmente per me eravate nomi, a volte anche ricorrenti, universi ancora da esplorare.
Sono entrata nelle vostre vite in punta di piedi, senza mai fare domande, soltanto fidandomi del cammino che stavamo facendo insieme, avventurandomi con voi perché desideravo esserci.
Ho ricevuto in cambio il dono spontaneo di entrare nelle vostre storie personali, di ascoltare con le frequenze cardiache ciò che mi avete raccontato.
È proprio in questi momenti di sublime vicinanza, che il mio modo di osservare la realtà è cambiato, semplicemente in quanto ora i miei occhi sono legati a filo doppio a una moltitudine di altri occhi, che sono quelli di tutti voi.
Al momento siamo tutti uniti da un grande obiettivo: trovare la casa di Fondazione Bullone. A Pavia l’abbiamo immaginata insieme, disegnata, definita, sognata. Desideriamo che sia il luogo di tutti, in cui ciascuno di noi si senta rappresentato, che sia un soffice abbraccio sicuro da accogliere e ricambiare ogni qualvolta ve ne sia necessità. Siamo tante radici di un albero robusto che desiderano sostare in un terreno fertile, in una fucina generatrice di fantastiche idee, che ispirino a fare qualcosa per cui valga la pena.
Fare. Fare bene. Fare per sé stessi, ma con una visione comune.
In questo abbraccio morbido morbido chiamato casa, di cui abbiamo già cominciato a posizionare qualche mattoncino, io vi ritrovo ogni volta che lo anelo e lo desiderate anche voi, sia nei momenti felici, sia in quelli più complicati e difficili da affrontare, perché, come diciamo sempre, «ci vuole coraggio anche a stare male» e noi vogliamo vivere intensamente.
Ora i vostri sogni e le vostre speranze sono anche i miei.
– Silvia Commodaro
“Al momento siamo tutti uniti da un grande obiettivo: trovare la casa di Fondazione Bullone. A Pavia l’abbiamo immaginata insieme, disegnata, definita, sognata. Desideriamo che sia il luogo di tutti, in cui ciascuno di noi si senta rappresentato, che sia un soffice abbraccio sicuro da accogliere e ricambiare ogni qualvolta ve ne sia necessità. Siamo tante radici di un albero robusto che desiderano sostare in un terreno fertile, in una fucina generatrice di fantastiche idee, che ispirino a fare qualcosa per cui valga la pena.“