La Mammoletta: grazie a Don Mazzi imparo a cogliere la bellezza della vita

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Lapo, della Fondazione Exodus, riflette sulla sua evoluzione durante il percorso di recupero dalla tossicodipendenza, confrontandosi con le difficoltà passate e abbracciando il cambiamento.
Una foto de La Mammoletta all’Isola d’Elba.
Una foto de La Mammoletta all’Isola d’Elba.

Ripartire dalla vita: il cammino di Lapo nella Fondazione Exodus

Il capitolo di Exodus è esattamente la conclusione e la ripartenza per un nuovo anno. Un anno, per le comunità, pieno di emozioni, di incontri, di delusioni, semplicemente un anno di vita.

Vivere: è uno dei concetti più grandi. Noi ragazzi che abbiamo avuto una storia difficile, piena di errori, ragazzi che hanno avuto la sfortuna di cavalcare l’onda malata del sistema, abbiamo la possibilità di stravolgere questo concetto. Ripartendo dal vero significato della parola «vivere», facendo nostre le sofferenze e gli sbagli per qualcosa di nuovo, sano e pulito.

Il capitolo non è altro che una vera e propria verifica del nostro essere in percorso.

Sono ben due anni e qualche mese che vivo in comunità, e quest’anno è stato il secondo capitolo al quale ho partecipato: sono giorni molto intensi, pieni di significato, spunti di riflessione che il nostro fondatore Don Antonio Mazzi, attraverso momenti di musica, teatro, laboratori e parola ci mette davanti.

Ho notato un forte cambiamento in me. L’anno scorso non partecipai al capitolo con piena autocoscienza e consapevolezza di chi realmente fossi e di chi fossero le persone intorno a me: ero appena uscito dalle dinamiche che mi avevano accompagnato per anni, anni dove ero arrivato a credere che uomo e sostanza stupefacente potessero convivere insieme di pari passo. Ero arrivato a credere che l’amore potesse rimanere incondizionato dall’utilizzo della cocaina. Ero arrivato a credere che oramai la mia vita non avesse una seconda via, e che non potessi vivere come altri in maniera sana, soprattutto, normale.

E così andò, arrivato al mio primo capitolo, l’unica cosa che vedevo in quel grande gruppo di persone, tra sguardi malati, e impulsi negativi, era la sostanza. Il mese dopo in comunità fu un mese molto difficile.

Al contrario, quest’anno ho saputo prendere tutta la ricchezza e la bellezza che non avevo preso l’anno scorso, facendomi capire che il percorso che sto facendo è veramente un percorso di vita, e di cambiamento con tappe ben definite.

Ho pianto nel vedere don Antonio, alla tenera età di novantacinque anni, continuare a cavalcare quell’onda sana, che ha portato migliaia di ragazzi come me a riscrivere una storia. Mi sono emozionato tanto nel vederlo sul palco in plenaria, in piedi, con quella grinta di positività, davanti alla rappresentazione dello sbaglio in persona. Penso che Exodus sia la soluzione al problema che sussiste nella vita di molte persone e che uscire dalla tossicodipendenza sia e sarà una delle sfide più grandi della mia vita, ma quella più bella e significativa.

– Lapo Longinotti

Vivere: è uno dei concetti più grandi. Noi ragazzi che abbiamo avuto una storia difficile, piena di errori, ragazzi che hanno avuto la sfortuna di cavalcare l’onda malata del sistema, abbiamo la possibilità di stravolgere questo concetto. Ripartendo dal vero significato della parola «vivere», facendo nostre le sofferenze e gli sbagli per qualcosa di nuovo, sano e pulito.”

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