Pensieri sconnessi: riscoprire i valori, noi li abbiamo

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Bob chiede a Bill di scrivere su Trump: le sue politiche, unite a un'America sempre più diseguale e lontana dai nostri valori, sollevano riflessioni profonde su chi siamo.
presidente usa pensieri sconnessi
"Ecco perché non mi piace Trump, perché alimenta ciò che rischia di essere il male e di portarci sempre più distanti da noi stessi e dai nostri valori positivi". Immagine realizzata con sistema di intelligenza artificiale Bing Image Creator.

Da Trump all’America: perché dobbiamo tornare ai nostri valori

Bob, il nostro straordinario Bob, mi ha chiesto di scrivere qualcosa su Trump. Sa che io lo «godo» (come dicono a Parma) poco.

Effettivamente da ciò che ho letto, visto e sentito non è un mio modello ideale: maschilista nel modo più bieco, spaccone, volgare, violento… Non credo potremo diventare compagni di gite in bici, o fungate nei boschi dell’Ampezzo. 

Detto ciò, spero solo faccia bene e non diventi un ulteriore male per il mondo, già così in bilico e incomprensibile.

Quello che più m’impressiona è che un popolo lo voti: perché gli americani puntano su un uomo con così tanti lati oscuri e rischiosi?

Non sono un politologo, anzi, non capisco un tubo, quindi faccio un’analisi da uomo qualunque, che osserva gli uomini qualunque.

Quand’ero ragazzino impazzivo per l’America. Tutto ciò che arrivava da lì era figo.

Erano il Bene. Ci avevano salvati dai Nazisti (anche se in realtà lo sono stati molto più i Russi e gli Inglesi), avevano sconfitto gli Indiani, combattevano nella giungla le forze del Male annientando villaggi pieni di comunisti cattivi, cavalcavano nel Far West ammazzando i fuorilegge, avevano poliziotti fighissimi che facevano inseguimenti tra i grattaceli come Niki Lauda e potevano contare sulla CIA che sapeva tutto e schiantava la mafia. 

Guardavo la tele o andavo al cinema e mi brillavano gli occhi.

Poi nel 1986, a diciott’anni, ho girato per tre mesi gli USA a bordo dei Greyhound (bus per viaggi economici, ndr) e ho iniziato a vedere cose che non mi aspettavo. Ho avuto una gran paura di essere picchiato, rapinato, ucciso. Vedevo posti e persone miserabili. Osservavo il degrado dell’uomo. Abitudini squallide e inconcepibili per un italiano (noi non ci rendiamo conto di quanto siamo fortunati, al sicuro, «ricchi» di mille cose più utili dei soldi). 

Tre mesi passati in mezzo all’America, quella vera, non quella del marketing.

Poi dal 2000 ho vissuto per due/tre anni a New York nel tentativo di salvare la vita a mia figlia Clementina. Con lei ho visto cose che funzionavano bene e altre che non funzionavano affatto. Un mondo di contrasti forti, a tratti violenti. Incomprensibili.

“Poi dal 2000 ho vissuto per due/tre anni a New York nel tentativo di salvare la vita a mia figlia Clementina. Con lei ho visto cose che funzionavano bene e altre che non funzionavano affatto. Un mondo di contrasti forti, a tratti violenti. Incomprensibili.
Immagine generata con sistema di intelligenza artificiale Bing Image Creator.

Ora vedo gli USA da lontano, ma capisco che la loro china è costantemente in discesa: un modello che non funziona e va alla deriva.

Noto che la classifica dei Paesi dove si vive meglio li veda quasi fanalino di coda. Come la loro economia si basi sulla vendita delle armi (e quindi quanto alimentino il fuoco), vedo come le disuguaglianze e privilegi sociali siano sempre maggiori. Osservo degli stili di vita sempre meno umani e sempre più disintegranti. Vedo che c’è ancora la pena di morte, la polizia che uccide, i servizi segreti che fanno casino, le multinazionali che pagano multe miliardarie per danni all’umanità, la sanità e le industrie farmaceutiche che rischiano di uccidere più che salvare (sto leggendo un libro durissimo: Denom Copperhead di Barbara Kingsolver, che racconta di vite disperate, di medici e ricette che sterminano giovani e adulti, di una cultura miserabile… leggetelo è esplicativo sull’America e di conseguenza sulla nostra fortuna italiana da preservare).

E infatti mi chiedo: perché noi, noi italiani, che abbiamo la cultura più ammirata dell’universo, la bellezza di luoghi pazzeschi, sane tradizioni centenarie, cibo squisito, un’estetica che è la migliore del mondo non ci ribelliamo? Prima di tutto a noi stessi e ai nostri luoghi comuni, pensandoci sempre – senza guardarci intorno – sfigati e derelitti. E poi agli americani (e a tutti coloro che ragionano su prepotenza, interessi e disuguaglianze) che rischiano di trascinarci in conflitti globali, in stili di vita catastrofici, in desideri e abitudini che ci fanno solo male? Perché non ci separiamo da ciò che non funziona e crea danni e non alimentiamo la nostra cultura, la nostra intelligenza, le nostre capacità e la nostra bellezza?

Per interessi economici? Ma quali sono o saranno i nostri veri interessi?

Perché non decidiamo e ci uniamo, una volta per tutte, investendo su noi italiani e sulla nostra Patria, invece che seguire come pecore al macello ciò che è evidentemente un degrado?

Ecco perché non mi piace Trump, perché alimenta ciò che rischia di essere il male e di portarci sempre più distanti da noi stessi e dai nostri valori positivi.

– Bill Niada

“E infatti mi chiedo: perché noi, noi italiani, che abbiamo la cultura più ammirata dell’universo, la bellezza di luoghi pazzeschi, sane tradizioni centenarie, cibo squisito, un’estetica che è la migliore del mondo non ci ribelliamo? Prima di tutto a noi stessi e ai nostri luoghi comuni, pensandoci sempre – senza guardarci intorno – sfigati e derelitti. E poi agli americani (e a tutti coloro che ragionano su prepotenza, interessi e disuguaglianze) che rischiano di trascinarci in conflitti globali, in stili di vita catastrofici, in desideri e abitudini che ci fanno solo male? Perché non ci separiamo da ciò che non funziona e crea danni e non alimentiamo la nostra cultura, la nostra intelligenza, le nostre capacità e la nostra bellezza?

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