Salute globale: più uguaglianza nell’accesso alla cura

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La B.Liver Eleonora racconta il convegno "Salute Globale e Terzo Settore": un impegno collettivo per equità, diritti umani e benessere, tra sfide locali e globali.
momcilo jankovic convegno
Sopra da sinistra Luca Pavesi, Momcilo Jankovic, Mario Raviglione, Andrea Gori, Lucio Rovati, Dominique Corti, Paolo Colonna ed Esmeralda Rettagliati.

Salute globale, una sfida collettiva tra ricerca e azione

Luca Pavesi, odontoiatra, e Momcilo Jankovic, pediatria oncologo hanno aperto il convegno «Salute Globale e Terzo Settore». «Manca qualcosa, manca qualcosa…», continuava a ripetere Jankovic. Così questi uomini di buona volontà hanno trovato la sintesi in «Italian Global Health Action», che noi preferiamo riassumere nel concetto di Salute Globale. Si sono subito aggiunti, per fare le cose per bene, Paolo Villa, esperto in diritto tributario non commerciale e Roberto Mauri, che funge da segretario della neonata associazione IGHA (Italian Global Health Action).

«Il concetto di Salute Globale si concretizza appieno in una visione della salute intesa come stato di benessere fisico, mentale e sociale, ma anche come diritto umano fondamentale da rispettare e tutelare attraverso un approccio interdisciplinare, multisettoriale e collaborativo», precisa il presidente Luca Pavesi, e continua, «per Salute Globale si intende quindi un connubio di ricerca e azione, dove la salute e la malattia sono considerate risultati di processi non solo biologici ma anche economici, sociali, politici, culturali e ambientali. Tale approccio integrato può dunque essere impiegato per promuovere la salute, prevenire e curare le malattie, sia a livello individuale che di intere popolazioni».

Il primo grande debutto al congresso all’Università Bicocca, nella sede di Monza. Tre sessioni, la prima Salute globale: le grandi sfide, la seconda Il terzo settore a sostegno della salute globale e la terza Le sintesi: tutti uniti verso una salute globale.

«Dobbiamo prendere posizione a favore di equità e giustizia sociale, sia a livello locale che transnazionale», dice il dottor Momcilo Jankovic, «e comporta altresì la necessità di svolgere un’analisi dell’interdipendenza esistente tra fenomeni locali e globali nel Nord del mondo così come nel Sud, avvalendosi del contributo di diverse discipline, non solo sanitarie, che coinvolgano le scienze sociali e quelle umane, l’economia, il diritto e qualunque ambito possa inserirsi a pieno titolo nel raggiungimento dell’obiettivo, se pur questo originato nell’ambito della salute pubblica. Il congresso “Salute Globale e Terzo Settore”, promosso dall’Italian Global Health Action – neonata associazione con l’obiettivo di divulgare, approfondire e sostenere attività in tema di Salute Globale – rappresenta una concreta possibilità di accendere i riflettori su una tematica fondamentale che deve creare consapevolezza nel nostro Paese sui presupposti ad essa correlati e sulle strategie internazionali ad essa riferite».

Anche il professor Mario Raviglione, coordinatore master Global Health Centro Mach Università Statale di Milano, all’inizio del suo interessantissimo intervento ha spiegato che «tutto parte dall’equità nell’accesso alla salute». Dieci anni fa in pochi parlavano di salute globale, oggi è diventato indispensabile nel momento in cui la circolazione di virus è fulminea. Covid, SARS, AIDS e altro ancora. Il professor Mario Raviglione durante il convegno si è domandato se fosse possibile un ritorno all’era antibiotica: «Si, è possibile. Il rischio c’è. Dopo la guerra fredda siamo giunti alla globalizzazione. Popoli e Paesi più interconnessi. L’epidemia del virus Ebola ci ha spaventati: che cosa succederà in futuro? Pensiamo alla demografia. Oggi siamo oltre 8 miliardi, nel 2050 si raddoppierà, a fine secolo si triplicherà. E il clima? La più grande minaccia alla salute sarà proprio quest’ultimo. L’aumento della temperatura fa paura, provocherà catastrofi. Più migrazioni, più povertà, e la lotta alla povertà si fa con una buona salute». Numeri, slide, immagini e dichiarazioni proiettate su un grande schermo confermano le previsioni del professor Raviglione.

Sul palco si sono succeduti Andrea Gori, professore ordinario di malattie infettive presso il Centro Mach dell’Università Statale di Milano e coordinatore del master in Global Health presso l’Università Statale di Milano; Paolo Bonfanti, professore associato dell’Università Bicocca di Milano; don Dante Carraro, direttore CUAMM, che ha parlato della salute materno-infantile in Africa; Elisabetta Tanzi, professoressa ordinaria di Igiene presso il Centro Mach della Statale; Stefania Recalcati, professoressa di Patologia generale della Statale; Marta Verna, professoressa della Bicocca e infine Mauro Zago e Paolo Rodi, direttore della divisione chirurgica generale e di urgenza dell’Ospedale Manzoni di Lecco, il primo, e chirurgo generale dell’Ospedale universitario di Zurigo, il secondo, che si sono soffermati sull’assicurare l’accesso equo alla chirurgia per tutti.

Il professor Andrea Gori ha sostenuto come il mondo cambi velocemente e l’urbanizzazione e il vivere nelle città provochino una serie di scompensi non più tollerati dal genere umano: «Un miliardo e mezzo di persone nel mondo vive in luoghi senza acqua, senza fogne, senza niente. Così nascono malattie pericolose dalla commistione di cibi, insetti, popoli e per forza di cose, di patologie. Ci sono sempre polemiche sulle migrazioni legate alle malattie. Polemiche sbagliate. È per come noi accogliamo gli immigrati in luoghi non idonei, quando stanno qui, che si possono produrre patologie», e mostra le immagini di una baraccopoli alle porte di Roma.

Seconda sessione. Ad aprire la presentazione Luigi Losa, direttore della Fondazione di Comunità Monza e Brianza, che ha illustrato tutte le competenze sul territorio a sostegno delle Onlus. Poi è toccato al dottor Lucio Rovati, farmacologo e presidente onorario della Fondazione Luigi Rovati: «La nostra esperienza è particolare. Siamo convinti che la cultura aiuti la salute. Così abbiamo sperimentato l’approccio al mondo museale di un centinaio di studenti e di persone in stato di fragilità. Fondazione Rovati ha un museo in corso Venezia che esibisce manufatti etruschi e opere di arte contemporanea. Un mix che aiuta, che fa stare bene i visitatori». Insomma, è stata raccontata un’esperienza unica nel suo genere con tanto di analisi, test, risultati finali. Anche il dottor Filippo Ghelma, ricercatore in Chirurgia generale della Statale e socio fondatore della Fondazione Mantovani Castorina, Luisa Mondella di Fondazione Grandeale, Paolo Colonna, presidente di Welcomed hanno parlato dei nuovi modelli di sanità, esperienze imprenditoriali e sociali. Anche Bill Niada, presidente della Fondazione Bullone che si occupa di ragazzi dai 15 ai 25 anni affetti da gravi patologie, ha sottolineato l’importanza del fare le cose insieme. «Pensare, fare, far pensare. Noi crediamo a queste tre cose», ha esordito Bill Niada, «tutte le nostre iniziative hanno un fine: dare la possibilità ai ragazzi di conoscersi, incontrarsi, fare amicizia, rispettarsi. È il primo grande passo per stare bene ed essere in armonia con noi stessi e gli altri». Poi hanno preso la parola la vicepresidente di Fondazione Airc e presidente del Comitato Lombardia, Esmeralda Rettagliata e Serena Porcari, Presidente Dynamo Academy e CEO Fondazione Dynamo Camp.

Nella terza sessione il professor Mario Raviglione ha concluso parlando della situazione della salute globale in Italia: «Una pochezza», l’ha definita, «siamo indietro di decenni, non esiste un settore scientifico disciplinare a livello ministeriale e non ho mai sentito un politico parlare di salute globale. Che fare? Occorre investire, trovare fondi e promuovere la collaborazione tra il pubblico e il settore non statale, il terzo settore. Olanda, Germania Francia sono più avanti di noi. Noi dobbiamo attingere ai fondi europei. Forza. Dobbiamo lavorare tutti insieme per l’equità nella salute». Anche Valentino Conter, consulente pediatrico al San Gerardo di Monza, Dominique Corti di Fondazione Corti e Vincenzo Manes, presidente di Dynamo Camp, hanno sottolineato l’importanza della salute globale nel loro operato quotidiano.

«Una salute per tutti», ha concluso il dottor Momcilo Jankovic, «solo così si dà un forte contributo al contrasto delle disuguaglianze. Noi ci impegniamo a creare fiducia e trasparenza tra i nostri soci e partners con l’obiettivo di realizzare attività con evidenza scientifica e ad alto impatto sociale».

– Eleonora Mangogna

«Il concetto di Salute Globale si concretizza appieno in una visione della salute intesa come stato di benessere fisico, mentale e sociale, ma anche come diritto umano fondamentale da rispettare e tutelare attraverso un approccio interdisciplinare, multisettoriale e collaborativo», precisa il presidente Luca Pavesi, e continua, «per Salute Globale si intende quindi un connubio di ricerca e azione, dove la salute e la malattia sono considerate risultati di processi non solo biologici ma anche economici, sociali, politici, culturali e ambientali. Tale approccio integrato può dunque essere impiegato per promuovere la salute, prevenire e curare le malattie, sia a livello individuale che di intere popolazioni».

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