Basta finzioni: verità, amore e coraggio per cambiare il mondo
La prima pagina del Bullone non è mai un titolo: è un manifesto. Così Se smettessimo di fingere? non è solo un interrogativo: è un invito a dire «basta!». Senza gridare. Senza sporcare i muri. Senza avere paura. Basta ipocrisie, conformismi, mezze verità. Basta fake news. Non ci possiamo arrendere alla finzione. Paura, disagio, dolore si affrontano, dice Marina Abramovic. Mi sembra attuale oggi più di ieri il titolo del Bullone. Perché ci stiamo arrendendo alla finzione, che poi è convenienza, bugia mascherata, per qualcuno persino arte di stare al mondo. Un mondo di plastica, sempre più simile alla finzione geniale del Truman show.

Immagine realizzata con sistema di intelligenza artificiale Bing Image Creator.
Abbiamo bisogno di recuperare i sentimenti che ci aiutano a uscire dal vuoto, di contrapporre la parola «amore» al non amore che sottintende egoismo, indifferenza, crudeltà, rancore, odio. Poi, se volete lo dico, smettere di fingere è anche questo: poter dire che in Medio Oriente dopo il massacro del 7 ottobre è in atto una carneficina a Gaza che fa pensare al genocidio (senza sentirsi antisemiti); e che in Ucraina è insensato continuare una guerra distruttiva (senza apparire filo putiniani). Ma anche che Milano è sempre più una città per ricchi che esclude e allontana chi non può permettersi gli affitti stratosferici denunciati dai giovani universitari (senza sentirsi nemici di Milano, che resta la capitale delle opportunità).
Fingere può essere rassicurante, esporsi un po’ meno. Ma correre il rischio è la vera strada, come pensa Ferdinando Savater. Si può fingere davanti al migrante che chiede aiuto? E al malato che non vuole essere trattato da malato? La malattia è un grande confessionale, ha scritto Eugenio Bogna. Qui non si può davvero fingere. Bisogna fare di ogni parola memoria e di ogni sentimento speranza. Basta fingere. Togliamo il punto interrogativo al titolo del Bullone.
– Giangiacomo Schiavi
“La malattia è un grande confessionale, ha scritto Eugenio Bogna. Qui non si può davvero fingere. Bisogna fare di ogni parola memoria e di ogni sentimento speranza. Basta fingere. Togliamo il punto interrogativo al titolo del Bullone.“