Isole di coerenza – L’arcipelago dell’etica: cura, diritto e pace

Autori:
La B.Liver Federica, navigando tra metafore e realtà, invita a riconoscere e creare “isole di coerenza” – luoghi vivi e autentici dove si pratica la cura, il dialogo, l’amore e il cambiamento possibile.
René Magritte, La reconnaissance infinie (1963).

Isole di coerenza in un mare di contraddizione

«Nessun uomo è un’isola», e pure c’è chi ci naviga verso; perché sul continente, oggi, tanto bene in fondo non si sta, e sapere che non si è soli a starci male forse non basta più. Siamo indiscutibilmente disposti a prendere il largo anche in piene notte e tempesta, pur di raggiungere un posto in cui l’esperienza costante e ripetuta di cose possibili diradi il fumo che (ap)pesta da troppo ogni umano orizzonte. Cose belle e possibili, in cui la disarmonia dell’inno alla distruzione che ancora in tanti si ostinano fieramente a cantare con la mano all’altezza del cuore che (c’)era, rischia pure di non farci più credere. E d’altronde, credere serve a ben poco, se poi ogni dato di realtà rende in-credibile qualsiasi aspettativa e previsione di futuro, anche solo possibile, prima ancora che bello. Ecco che allora si deve partire, per cercare chi ancora vede la linea del mare, perché anche l’acqua, presto, potrebbe spezzarsi. Si naviga, dunque, verso isole salde su cui non dover temere di non poter stare in piedi, e dove il fumo è soltanto foschia. O la fatamorgana, a seconda di quanto si creda.

Ora, non diremo qui La Scuola, La Famiglia, La Chiesa, L’Ospedale, L’Oratorio, Il Carcere; le nostre isole, quelle di cui qui, appunto, parliamo, non sono tenute su da maiuscole o articoli. E nemmeno però galleggiano. Esempi di scuole, esempi di ospedali, esempi di parrocchie, e via dicendo. Sono isole piccole, a volte minuscole, eppure rese visibili da ogni singolo approdo. Dicono parole perse o date per morte, parole naufraghe; dicono dialogo, pace, amore, etica, cura, diritto, domani. Sono il teatro di Filippo e la radio di Silvia, l’ospedale che ha guarito Maddy e la scuola di cui parla Edo, sono Rondine Cittadella della Pace, la Mammoletta, Il Bullone. La mappa si allarga, per chi cerca, e a certi orizzonti la terra è ferma davvero. Ferma nel senso di sicura, ma con le vele piene e spiegate al divenire. Isole di coerenza, potremmo chiamarle, «piccole isole di coerenza per cambiare le cose». O strutture dissipative, per la chimica di Il’ja Prigožin. «Nessun uomo è un’isola», e nessun’isola è sola. Di punti è pieno il mondo, mancano le linee. E no, non parlo di confini, ma di ponti. E di cerchi, di quelli che tengono insieme le cose e allungano il raggio, o il braccio, quando serve farne entrare ancora. Mai il contrario.

Facciamo sì che niente resti in mezzo al niente, tranne ciò che a niente di buono porta, e disegniamo arcipelaghi sulle nostre mappe, che, pure se in minuscola, hanno proprio un bel un nome. Anche perché approdare su un’isola non basta a cambiare il continente e, che ci siamo o meno sopra, ogni zolla che di esso si disfa, per quanto lontano possiamo andare, comunque ci strappa. Lo dice la poesia, lo dice la chimica. Non esistono sistemi termodinamicamente chiusi in natura: sono un’astrazione. Esistono sistemi termodinamicamente aperti che si scambiano continuamente energia, materia, informazione, e che, così facendo, al subentrare di uno stato di instabilità, innescano un fenomeno di auto organizzazione spontanea. Navighiamo verso le cose belle per tornare alle cose brutte, con la speranza di poterle cambiare. Isole di coerenza, sì, in arcipelaghi di contraddizione. Che va abbracciata anche lei, perché la campana, quando suona – non importa a che distanza – lo fa per tutti, e coerenza non è immortalità, ma un buonfuturo al mattino e prima di dormire, tra le lenzuola di ogni umano e non umano bambino.

– Federica Margherita Corpina

Facciamo sì che niente resti in mezzo al niente, tranne ciò che a niente di buono porta, e disegniamo arcipelaghi sulle nostre mappe, che, pure se in minuscola, hanno proprio un bel un nome. Anche perché approdare su un’isola non basta a cambiare il continente e, che ci siamo o meno sopra, ogni zolla che di esso si disfa, per quanto lontano possiamo andare, comunque ci strappa. Lo dice la poesia, lo dice la chimica. Non esistono sistemi termodinamicamente chiusi in natura: sono un’astrazione.”

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