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Terapie, esami, cure, prelievi. Tutto quello che si fa in ospedale per la persona malata, qualunque sia la sua patologia, ha un unico scopo: guadagnare tempo. Dare all’oggi la possibilità di invecchiare. C’è però un pericolo, democratico nel suo essere comune anche a chi non si trova a mettere mai in discussione quella possibilità, ovvero il vivere da temporeggiatori. Prendere tempo solo per perderlo. Per non avere alcuna conseguenza, nessun risultato, nessun conto. Un eterno presente senza frutti e per questo, di fatto, sterile. A guardarla con più attenzione, però, la parola tempo ha già in sé l’antidoto all’attesa apatica. La sua radice etimologica infatti ci riporta all’azione di «percuotere», «battere». Lo spazio dei giorni si conta in pulsazioni, in sussulti vitali. Il tempo è quindi da intendersi, se non sempre a colori, quantomeno a pois: un insieme di piccoli punti che, uniti, fanno emergere il presente di chi siamo, risultato delle nostre esperienze, incontri, cicatrici.
La malattia, avida nel voler conquistare le nostre vite una cellula alla volta, è spesso la prima a sapere che non bisogna perdere tempo. Il Bullone, tramite le sue pagine e parole, vuole dare ai tanti ragazzi costretti in ospedale la possibilità di fare altrettanto. Come? Offrendo loro l’opportunità di partecipare attivamente alla costruzione del giornale e di farlo attraverso un percorso di formazione alla scrittura giornalistica, permettendo di entrare in contatto con una professione e, se lo vorranno, di farla diventare la loro. Ogni mese viene restituito senso e futuro al vivere per anni tra mura bianche e flebo da riempire, senza aspettare che queste cadano e le terapie finiscano. La malattia diventa quindi l’opportunità di imparare ad essere professionisti del pensiero libero, costruttori di sogni realizzabili, per sé e per il mondo là fuori. Come i bulloni che tengono insieme le viti, così Il Bullone vorrebbe aiutare tanti giovani a stringere i pezzi della loro vita per farne una costruzione solida, capace di reggersi da sola e di accogliere, brillare, attrarre.
E lo vorrebbe realizzare in virtù della bellezza vista e sperimentata nei suoi soli quattro anni di vita. Quattro anni che si raccontano in 44 numeri mensili, nelle oltre 500 interviste fatte a personaggi illustri della contemporaneità, attraverso più di 50 illustratori che hanno donato la loro creatività, grazie ai tanti lettori e ai moltissimi innamorati del progetto. Una storia piccola, ma così ricca da conferire al Bullone la giusta autorevolezza per guardare ai numeri sulle patologie con fiducia e speranza. Ogni anno infatti, in Italia circa 11.000 persone di età compresa tra i 15 e i 39 anni si ammalano di tumore (Fonte: Istat), mentre sono circa 120.000 i bambini e ragazzi con malattie genetiche rare (Fonte: Osservatorio Malattie rare). Si aggiungono quasi 400 giovani sieropositivi tra i 25 e i 29 anni registrati nel 2019 (Fonte: Istat) e 9.000 nuovi casi di ragazzi, prevalentemente nella fascia 12-25 anni, con disturbi dell’alimentazione. Un patrimonio fatto di menti e di cuori che desiderano fortemente vivere, di battiti, di pulsazioni.
Aderendo alla campagna e donando il proprio 5xmille a Fondazione Near Onlus ognuno di noi avrà la possibilità di strappare letteralmente tanti ragazzi al vuoto della corsia e restituire loro il tempo. Un tempo pieno.
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