Milano Com’Era Milano Com’È. La Milano Liberty

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Un viaggio tra architettura, decorazioni d’interni, pubblicità stampate e arti plastiche nella Milano Liberty.

Di Cristina Sarcina

Ci siamo salutati nell’ultimo itinerario parlando di neoclassico ed eclettismo, abbiamo visitato dimore e abitazioni borghesi, sbirciato tra chiostri e cortili di case popolari, alla scoperta di una Milano nascosta e insolita. Era la fine del secolo XVIII, Milano iniziava a cambiare, l’interesse nel costruire quartieri popolari, la specializzazione dell’edilizia abitativa sono i primi segnali di una città in evoluzione. Il ‘900 dà inizio all’era moderna, le industrie italiane e milanesi sono al massimo del loro sviluppo e Milano diventa polo finanziario ed economico di primaria importanza.

La struttura sociale cittadina cambia, nasce una nuova classe borghese fatta di industriali, imprenditori e capi mastri, che dimostrano da subito estro, sensibilità, e forte senso estetico. La nuova borghesia subentra all’antica classe nobiliare, concorre a valorizzare la città investendo denaro nelle opere pubbliche, l’edilizia privata e le nuove tecnologie. L’epoca moderna disegna nuovi scenari cittadini fatti di metropolitane e treni, caffè letterari e teatri dell’opera, abitazioni di pregio e quartieri popolari, industrie e artigiani del mobile.

L’Art Nouveau e il Liberty

In questa fase di forte sviluppo, fermento e trasformazione, prende vita l’Art Nouveau, corrente artistica che ha i natali in Francia e che in breve tempo si diffonderà in tutta Europa e oltreoceano negli Stati Uniti, assumendo declinazioni diverse nelle varie nazioni: stile Liberty in Francia e Belgio, Floreale in Italia, Jugendstil in Germania, Austria e Scandinavia. L’Art Nouveau, letteralmente arte nuova, risponde alle esigenze e alle aspirazioni del nuovo secolo, in una città che diventa dinamica e aperta, serve uno stile fresco e flessibile. Allo stesso tempo, industria e nuove tecnologie sono strumenti potenti e di innovazione, ma da usare con cura, affinché diano progresso senza intaccare l’arte o snaturarla. Il liberty si fa carico di ciò con l’obiettivo primo di abbellire e migliorare, attraverso la decorazione, gli oggetti prodotti in serie dai nuovi macchinari, cercando equilibrio tra le due forme di produzione, artigianato e industria, mitigando i difetti di entrambi ed esaltandone le qualità.

L’illustrazione è di Cristina Sarcina

Il liberty è il primo movimento artistico e periodo storico che vede il nascere di un primordiale design industriale, oltre che di un importante interesse e ricerca artistica nel campo della grafica, quella applicata, ovvero il manifesto, la pubblicità e l’illustrazione libraria.

Cosa definisce il liberty?

Cosa definisce il liberty?

Ho scelto 3 parole chiave per raccontarlo:

Organicità. È il richiamo alle forme della natura, linee sinuose, ornamenti floreali, sono usati per la realizzazione di elementi decorativi in ferro o stucco. Sulle facciate degli edifici si dipingono con mosaici, ori e ceramiche, figure femminili dalle forme sensuali e schiette, ornate di fiori e foglie, giovani uomini e donne sono di sovente raffigurati nell’atto di cogliere o giocare con frutta e rami. Gli edifici stessi sono realizzati seguendo principi organici: il rapporto tra ambiente esterno e interno diventa labile e armonico grazie all’uso di vetrate e dehors. Anche il rapporto tra l’edificio e il verde circostante è fondamentale, fontane ed elementi che richiamano l’acqua sono realizzati nelle forme di animali, o prevedono l’arricchimento con piante di ninfee.

Trasparenza strutturale. È il mettere in luce la struttura degli edifici, rendendola parte integrante del disegno artistico. I materiali strutturali, ferro e calcestruzzo, sono lasciati a vista, come nervi della struttura, trattati in modo tale da sembrare ornamento.

Enfasi verso i nuovi materiali. Ferro, vetro, calcestruzzo, cemento, sono i materiali del nuovo secolo, il Liberty li fa propri consacrandoli come i principali elementi costruttivi dello stile; essi rappresentano la modernità tradotta nei concetti di duttilità, leggerezza e dinamicità.

L’illustrazione è di Cristina Sarcina

Lo stile Liberty in Italia, detto Floreale, prende ispirazione da uno dei grandi protagonisti del nostro Rinascimento, Sandro Botticelli, per il richiamo alla figura femminile e alla natura, intese nel loro simbolismo. Da qui il termine floreale. Allo stesso tempo, lo stile va a contaminarsi con l’arte europea del periodo, in particolare con Klimt, nell’uso dell’oro e del mosaico, e nel colloquio tra realismo e simbolismo per la rappresentazione dei soggetti. Altri artisti guida furono Morris e i pittori Preraffaelliti, ma anche le secessioni austriache, che riprendono ancora le linee rette, usate in Italia in modo sapiente, estremamente leggero, delicato e sottile, pur se disegnate con materiali importanti quali il calcestruzzo.

I centri di diffusione più importanti dello stile furono Torino, Palermo, Firenze, Lucca, Roma. Saranno le esposizioni universali, pari alle odierne Expo, in cui ogni nazione espone le proprie novità tecnologiche e i migliori esempi di applicazioni artistiche, a dare il via a un maggiore sviluppo del Liberty nell’edilizia, alla sua conoscenza e divulgazione tra artisti, industriali e artigiani, oltre che ad attrarre danarosi committenti per investire in questo stile.

Torino è la città dove maggiormente trovarono espressione queste forme, tanto da farle prendere il nome di «capitale italiana del Liberty» e dove Pietro Fenoglio fu architetto attivissimo: sua la progettazione di un centinaio di edifici fra cui La Fleur (Casa Fenoglio), casa Maciotta e villa Scott. Adolfo Wildt fu un altro personaggio italiano di spicco in questo ambito, le sue originali decorazioni non si manifestano tanto in forma floreale, ma piuttosto in un rigoroso stilismo, con linee acute che sostituiscono le linee curve, eleganti forme assottigliate e allungate, richiamando così allo stile austriaco. Di Wildt possiamo ammirare splendidi esempi scultorei presso il cimitero monumentale di Milano.

L’illustrazione è di Cristina Sarcina

Lo stile Liberty a Milano e in Italia, interessò soprattutto l’architettura e le decorazioni degli interni. In questi due settori troviamo i grandi capolavori; lo stile trova comunque ampio spazio nella grafica e nelle arti plastiche, pensiamo ai pittori e scultori Umberto Boccioni, Giovanni Segantini, e Giacomo Balla, o alle numerose pubblicità stampate su manifesti o confezioni di prodotti, un esempio conosciuto è il famoso marchio Campari, di cui è possibile visitare la raccolta di tutte le grafiche prodotte da fine 800 a oggi, presso la Galleria Campari di via Gramsci, in Sesto S. Giovanni.

L’Itinerario

Entriamo nel vivo della Milano Liberty e del nostro itinerario.

Il primo edificio propriamente liberty costruito in Italia che andremo a visitare è Palazzo Castiglioni, progettato nel 1901 a Milano da Giuseppe Sommaruga. Imponente e unico, il palazzo è eretto in una delle più eleganti e nobili vie di Milano, corso Venezia. Decorato con sculture in cemento a tema floreale e composizioni in ferro battuto, si distacca leggermente dai tipici tratti liberty per l’uso di forme più monumentali e imponenti, e inserendo alcuni elementi classici come i «putti» che si vedono in facciata. Si rimarca ancor più il confronto tra nuova borghesia e antica nobiltà, in una via di palazzi neoclassici, un edificio liberty che sia imponente. Nell’androne di ingresso un’ampia scala a tre rampe, sorretta da colonne in marmo e ornata da decori in ferro battuto, materiale usato anche per l’elegante ringhiera e per le luci alle pareti, tutto intorno intonaci e stucchi decorativi disegnano delicati bassorilievi. Lo stile molto decorato del palazzo fu accolto come qualcosa di controverso, decisamente poco apprezzato, in particolare per le due statue sul portone centrale, criticate per eccesso decorativo e sfrontata nudità, tale da essere rimosse. Da quella controversia il palazzo fu rinominato Ca dè ciapp.

L’illustrazione è di Cristina Sarcina

L’area di Porta Venezia non lontano da Palazzo Castiglioni è quella più intensamente Liberty della città. Tra le vie Malpighi, Sirtori e Frisi, fino a viale Piave, brulicano ferri intrecciati, fregi floreali, decorazioni a nastro e maioliche colorate. L’angolo più suggestivo è sicuramente quello occupato da Palazzo Galimberti. Costruito in via Malpighi 3 e l’angolo con via Sartori, tra il 1902 e il 1905, è opera dell’architetto Giovan Battista Bossi. Il Liberty qui si mostra soprattutto in facciata per gli intrecci di ferro e per le bellissime decorazioni in maiolica che poste a mosaico tratteggiano figure umane, alberi da frutta, fiori. I colori prevalenti sono quelli dell’oro, del giallo e della natura.

Il Cimitero monumentale, realizzato da Carlo Maciachini nel 1863, rappresenta una delle prime opere della Milano moderna. Dal 1895 viene riservato alle sepolture perpetue, i ricchi borghesi investono nella produzione degli arredi funebri per consolidare il proprio prestigio. Artisti e architetti sono chiamati a disegnare e progettare opere che ancora oggi sono oggetto di studio da parte di studenti e di ammirazione per appassionati storici dell’arte e turisti. Il Liberty fa parte del fervore di questa produzione cimiteriale e si esprime attraverso un’architettura decorata, carica di simbolismo e profondamente iconografica. A rappresentanza di questo stile vi segnalo: l’edicola Toscanini realizzata in marmo di Carrara, l’edicola Giudici (un bell’esempio di Liberty floreale) e l’edicola Origgi, più esuberante e originale.

Siamo nel 1911, la zona è quella di Porta Vittoria, nell’attuale area del Parco Largo Marinai, si costruisce un nuovo mercato ortofrutticolo di ben 70.000 metri quadrati. All’interno del mercato la Palazzina ha la funzione di ristorante e di borsa merci. Ad oggi è l’unica struttura sopravvissuta all’intero mercato che viene chiuso nel 1965 per lasciare posto al parco. Anche nota ai milanesi come Palazzina Liberty, progettata dall’architetto Migliorini, ha un aspetto leggero e arioso dovuto alle vetrate che quasi sostituiscono il muro. Liberty è poi la scelta della ceramica per il fregio decorativo sotto la copertura, che raffigura figure femminili e frutta. Oggi la Palazzina è spazio per iniziative culturali e sede stabile della Civica Orchestra di fiati.

Nel 1906 l’esposizione internazionale fa tappa a Milano e ha come tema quello dei trasporti, si celebra l’apertura del traforo del Sempione. L’attuale Acquario di viale Gadio, al tempo è sede di uno dei padiglioni di questa manifestazione che si sviluppa tra il Castello e il parco Sempione, l’unico che non verrà smantellato a fine evento. Il Liberty è ormai riconosciuto e accolto da architetti e cittadini e diventa lo stile dominante dei padiglioni dell’esposizione. Progettato dall’architetto Locati, l’Acquario è uno dei più antichi del mondo. La sua costruzione è legata, da un lato a un crescente interesse per il mondo sottomarino, grazie anche all’uscita del testo di Darwin L’origine delle Specie e del romanzo di Verne Ventimila leghe sotto i mari; dall’altro, alla volontà di creare un luogo pubblico di attrazione scientifica per i cittadini. Il mondo marino, fluido e colorato, si presta bene a un’interpretazione liberty, le facciate sono decorate da fregi in ceramica, inserti in cemento che raffigurano animali acquatici, tondi a rilievo di pesci, crostacei, tartarughe e una statua di Nettuno.

Buon giro alla scoperta di uno stile Liberty tanto ingarbugliato quanto prezioso e raffinato, che ci introdurrà al prossimo itinerario nella Milano del Modernismo.

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