La sessualità negli ultimi vent’anni ha vissuto un epocale cambiamento.
L’indagine Censis 2019 sul tema ci offre un quadro rassicurante: quello di un rapporto con il sesso decomplessato, più libero e in qualche modo inclusivo.
Farà piacere – letteralmente – sapere che «15,5 milioni di italiani di età compresa tra 18 e 40 anni fanno abbastanza sesso nel quotidiano, ne sono soddisfatti e sperimentano una molteplicità di pratiche che affiancano o sostituiscono i rapporti completi. Tanto che anche tra coloro che hanno esperienza di rapporti sessuali completi e una vita sessuale attiva, che vivono stabilmente in coppia, con o senza figli, la sessualità si esprime non solo e non tanto attraverso il tradizionale amplesso, ma con una combinazione del tutto soggettiva, interna ed esterna al vissuto e alle dinamiche di coppia, di pratiche diverse dal rapporto completo, di cui sono sostituti e/o complementi. Una propensione alla sperimentazione che ha reso di massa e consuete, interne alla sessualità ordinaria, pratiche un tempo poco diffuse e di certo percepite come non ortodosse». E ancora che gli italiani «dal sesso si attendono, e ottengono, piacere più che amore, e poi passione e complicità: la sessualità contribuisce, più e meglio di altre sfere della vita dei giovani, alla micro-felicità quotidiana, così importante in una società percepita come difficile e ostile». Ma cosa c’è dietro a questa trasformazione? Come vivono realmente oggi sessualità ed affettività i nostri ragazzi?
Da quello che si evince dal dossier che trovate in queste pagine, in cui Il Bullone ha raccolto in maniera anonima, storie, esperienze, dubbi, quesiti tra i suoi giovani cronisti, il rapporto con la sessualità non sembra essere per niente risolto. Soprattutto in materia di educazione, informazione, sicurezza, identità, accettazione, incontro con sé e con l’altro, non c’è stato un aggiornamento reale e adeguato ai tempi.
La sessualità e le diverse dimensioni che la compongono rimangono ricche di tabù e di stereotipi. E, anche, di paradossi. I giovani oggi riconoscono la necessità di dover andare oltre le categorie di genere, riconoscendo se stessi in un’identità sessuale fluida, non binaria.
Ma com’è possibile che ancora oggi l’educazione sessuale sia basata ancora sui vecchi sistemi?
Com’è possibile che la principale fonte di informazione siano social e videoporno?
Com’è possibile che una sedia a rotelle, una disabilità, una malattia cronica sia ancora barriera nel rapporto con gli altri?
In queste pagine diamo voce a queste e tante altre domane, sperando di aver finalmente aperto una nuova strada, di confronto e indagine libera.