Sonia Bergamasco mette in scena L’Uomo Seme

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Lei ha messo in scena al Teatro Parenti L’Uomo Seme, il bellissimo testo del 1919 di Violette Ailhaud, dove si mette in evidenza il ruolo di creare delle donne.

Di Amalia Levi

Come è nata l’idea?  Cosa l’ha colpita di più di questo testo?

«La lingua spoglia e vibrante del racconto mi ha spinto d’istinto a una traduzione scenica e musicale della storia. La lingua del racconto è stata il motore di questo desiderio!».

Sempre ne L’Uomo Seme, la donna è al centro, decide, osa, ama, genera. Quanto è importante la donna, il carattere femminile, in un rapporto affettivo? Potrebbe riproporsi oggi una storia simile?

«La storia che viene raccontata, così sorprendente, così eversiva, è la trasposizione lirica di quello che, nella realtà, si è verificato in alcuni villaggi sparsi nel mondo: il dopoguerra di molte donne, vissuto con coraggio e con una spinta vitale più potente di ogni cedimento».

Sesso e amore. Possono anche non convivere? O devono per forza farlo?

«Non ho una risposta. Immagino che ciascuno abbia la propria. Nell’Uomo Seme non si racconta una storia di sesso. Si racconta un’idea di libertà, e un desiderio di futuro che va oltre gli schemi».

Sonia Bergamasco – Fonte: ANSA
Sonia Bergamasco – Fonte: ANSA

Su cosa si basa il desiderio per l’Altro?

«Non esiste una risposta universale (per fortuna)».

Che cosa permette di generare incontro e non opposizione tra uomo e donna?

«L’ascolto reciproco. Su questo non ho dubbi».

Non è spaventata dal sesso via web dei nostri giovani?

«Non mi sembra che sia materia solo “giovanile”. I cattivi maestri abbondano. Ma in realtà anche nell’incontro “dal vivo” ci può essere totale distanza e incomprensione».

Lei ha interpretato Giulia Monfalco ne la Meglio Gioventù, una storia che inizia a fine anni ’60 e si sviluppa per trent’anni. Allora c’era la scoperta della sessualità libera. Riesce a declinare delle differenze, delle trasformazioni tra modi di concepire e vivere sessualità e affettività di allora e di oggi?

«Ho vissuto quegli anni da personaggio, e non da persona. Posso dire che quello che mi sta più a cuore oggi – e penso alle mie figlie e alle più giovani – è la necessità di acquisire una sempre maggiore consapevolezza. Dei propri desideri e dei propri diritti. Un’educazione sentimentale gioiosa ma responsabile. Prima di tutto nei confronti di se stesse».

Cosa le ha insegnato la sua lunga ed esemplare carriera di attrice?

«Che ogni giorno va vissuto fino in fondo, come fosse l’ultimo. Che ogni gesto e ogni scelta vanno gustati e sostenuti con coraggio».

Fonte dell'immagine: https://www.teatroera.it/evento/luomo-seme/
Fonte dell’immagine: https://www.teatroera.it/evento/luomo-seme/

Che cos’ha significato per Lei la chiusura dei cinema e dei teatri?

«Un tempo aspro, inedito, estremamente difficile. So che questo tempo finirà, e saranno necessari profondi ripensamenti artistici e progettuali».

In questi giorni si è accesa la campagna Facciamo Luce Sul Teatro. Cosa ne pensa?

«Non posso pensarne che bene! Sono tra i fondatori di Unita (associazioneunita.it) l’associazione di attrici e attori che ha dato vita a questa campagna».

Noi siamo curiosi. È difficile amare una persona che fa lo stesso mestiere?

«Dipende… dalla a persona!».

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