Ho rotto il mio ideale di bellezza e perfezione quando mi sono accorta che l’unica cosa importante era la mia felicità.
«La bellezza è negli occhi di chi guarda».
Saranno anni che la mia psicologa mi ripete questa frase, ogni settimana, in ogni seduta, anche più volte. Parlare di bellezza non significa dibattere sull’immagine, sull’estetica, sulla moda o sul peso, in quanto (scientificamente) nessuno di questi fattori è legato a un vero significato di felicità e successo; detesto parlare di canoni di bellezza o di estetica, in quanto non voglio dedicare dello spazio su una pagina di giornale a dibattere di quanto «oggigiorno il concetto di bellezza è l’ideale che ognuno di noi cerca di perseguire».
Per anni ho rincorso un’ideale di perfezione che ricercavo negli sguardi degli altri, nei modelli che vedevo sulle pagine patinate, convinta che il segreto della realizzazione personale fosse frutto di uno sforzo di volontà: nella mia mente (e forse non solo nella mia) sarei stata apprezzata maggiormente dalle mie amiche, dai ragazzi, forse dalla mia stessa famiglia, se fossi stata in grado di mostrarmi bella, curata e carina, affidavo a un involucro ogni mia sicurezza, il mio aspetto era diventato l’unica cosa che mi definiva, ed era anche l’unica cosa che mi proteggeva dagli attacchi di una società che troppo spesso mi aveva ferita.
Crescendo, documentandomi, ho compreso che i veri modelli non sono i manichini che sfilano e hanno milioni di follower su Instagram, ma sono le persone che si battono quotidianamente per migliorare il mondo, coloro che sono in grado di amare, di donare e ricevere felicità; se volessimo parlare di canoni di bellezza, allora voglio giocare a fare l’utopista, voglio convincere anche voi che forse ha più significato un sorriso, un gesto sincero, una cultura personale, la condivisione, piuttosto che avere gambe toniche e addominali.
Una persona è bella quando è in salute
Una persona è bella quando è in salute, quando sa essere trasparente con se stessa e con la propria identità, quando può entrare in contatto con le proprie emozioni e allo stesso tempo rivelarsi empatica con il prossimo: attenzione, non sono contro l’universo fitness, se questo viene considerato una percentuale della persona, ma non la definizione di essa stessa; gli esseri umani si distinguono dagli animali proprio per l’intelletto, per la capacità di essere uno e allo stesso tempo racchiudere una molteplicità di immagini, di avere passioni e di potersi confrontare con i propri simili in merito ad esse. Nella mia mente, spesso sogno un mondo in cui, alle porte dell’estate, invece che leggere pagine e pagine di articoli su nuove diete al limite dell’umano per superare la prova costume, si potessero ascoltare esperti parlare di «diete per diventare persone migliori», per imparare ad amare, per imparare ad aiutare aiutandosi; quanta sofferenza mi sarei risparmiata se qualcuno mi avesse detto semplicemente: «L’importante è che tu sia felice».
Soprattutto nell’ultimo anno, il body positive è diventato l’argomento di numerosi dibattiti, a partire dall’acne di Aurora Ramazzotti, fino ad arrivare all’ultimo post di Will Smith, in cui con ironica schiettezza dichiara: «Sono nelle condizioni peggiori della mia vita», riferendosi al peso acquisito nell’ultimo anno: caro Will, tutto il mondo ha apprezzato la tua sincerità, ma, francamente, io di quella foto ho visto, prima dei rotolini di ciccia, il tuo sorriso; e Aurora, quelle cicatrici passano e passeranno sempre in secondo piano se mostrerai sempre uno sguardo sincero e gentile rivolto agli altri. Quando mi guardo allo specchio, continuo a vedere le braccia mollicce, il sedere grosso e piatto, e molti altri difetti, e so che è nel mio potere cambiare, quando vorrò, ma al momento la mia priorità è definirmi come persona, lasciarmi plasmare dall’esperienza , circondarmi di persone che mi apprezzano anche per i miei difetti, e fare in modo che siano proprio le mie insicurezze a rendermi unica e speciale. Questa per me è la vera bellezza.