Incontriamo ClassMate Robot, il futuro della didattica, frutto della collaborazione tra Protom e l’Università Federico II di Napoli.
«Ciao, mi chiamo ClassMate Robot e sono il vostro nuovo compagno di classe». Così si presenterà, se glielo chiedete, il frutto della collaborazione tra Protom, un’azienda specializzata in tecnologie avanzate, e il Dipartimento di scienze sociali dell’Università Federico II di Napoli.
Se gli chiedi quanti anni ha, ClassMate Robot ti risponderà che non ha neanche un anno, ma grazie ai suoi «genitori» sappiamo che non è del tutto vero. La storia di questo robot parte da molto più lontano, dal 2016, da un progetto chiamato Scuolab che rende virtuali i laboratori delle materie STEM.
ClassMate Robot è un robot «social»
Grazie a questo sistema, basato sul concetto di limitless education, è possibile fare esperimenti replicati virtualmente in condizioni di totale sicurezza, senza costi, quando vuoi e dove vuoi. Oggi Scuolab, il nonno di Classmate robot, se così si può definire, è sul mercato ed è stato fornito gratuitamente già a più di 200 scuole durante la pandemia. Dall’Innovation lab di Protom doveva ancora uscire l’idea più futuristica: un robot «social», come lo definiscono i loro creatori.
Cinque gli istituti coinvolti sul territorio nazionale. L’obiettivo? Dare ai docenti e agli studenti un robot che rispondesse alle loro reali necessità. Dopo due anni di ricerca autofinanziata, finalmente il progetto sta vedendo la luce. A novembre e dicembre sono già stati forniti dei device simili a un «Google home» per iniziare a far familiarizzare le classi con l’intelligenza artificiale. Solo a gennaio i robot entreranno ufficialmente nelle scuole come nuovi «compagni di classe». E chissà se verranno accolti come degli intrusi, con circospezione o con grande entusiasmo e partecipazione. È difficile fare pronostici, ma di sicuro qualche reazione Classmate Robot la sortirà, soprattutto perché rappresenta un unicum nel panorama della robotica sociale ed educativa.
«Per la prima volta si unisce l’utilizzo di una metodologia di valutazione rigorosa con un engagement autentico: la co-progettazione, il protagonismo delle scuole», ci spiega il professor Emiliano Grimaldi della Federico II.
Ma che cosa potrà fare questo robot? Nei vari «casi d’uso» proposti si trova veramente di tutto: il robot con il profilo social, il robot attore, il robot psicologo, ecc…

ClassMate Robot sarà di supporto agli studenti
Manca solo il nome. Il team di ricercatori si è dimostrato propenso ad aggiungere una quota rosa anche nel mondo della robotica. Sarebbe una rivoluzione anche in questo senso. ClassMate Robot potrebbe essere quella compagna simpatica che ti saluta la mattina, che riconosce le tue emozioni, ma che sarà anche in grado di esprimerle. C’è tutto uno studio parallelo, ispirato al modello animale, che riguarda i movimenti del corpo e come possono essere interpretati per capire le emozioni del robot, se è triste, se è felice o arrabbiato. Molto importanti in questo caso sono gli occhi, lo specchio dell’anima. E se l’anima è robotica, non vuol dire che sia meno empatica di quella umana.
Al robot lo studente potrà anche affidare i suoi problemi sia didattici che non. Questa funzione permetterà agli alunni di avere un mediatore tra loro e l’insegnante. Il confronto diretto spesso può spaventare, ma con un amico/a con cui confidarsi, uno scudo di Perseo che ci protegge, anche il problema più grande diventa affrontabile.
La dottoressa Silvia Rossi, coordinatrice del PRISCA Lab della Federico II, precisa però che «Bisogna bilanciare antropomorfismo e la componente macchina. Deve essere chiaro ai ragazzi che non è una persona».
Rispetto al rischio di un’eccessiva autonomia conferita al robot, il Dottor Giuseppe Santoro di Protom rassicura: «Tutti i servizi legati alla didattica possono essere attivati solo in presenza del docente. Rimangono liberi solo i servizi legati al sociale, al fare gruppo, al creare empatia con il robot». E uno degli obiettivi sicuramente auspicati è proprio quello di usare il robot come un facilitatore di aggregazione sociale.

La tecnologia che aggrega
Siamo spesso abituati a pensare alla tecnologia come a qualcosa che non permette la socialità, ma la dottoressa Silvia Rossi ritiene che: «L’utilizzo di un robot sociale nella classe, ha lo scopo di dare un supporto alla didattica, di coinvolgere gli studenti, non di isolarli». Questo robot avrà un profilo social da cui potrà stimolare un dibattito su argomenti decisi in classe, per portare le esperienze, gli interessi dei ragazzi dal loro mondo chiuso, direttamente nella realtà della scuola. Un uso innovativo dei social, se pensiamo che di solito ci troviamo solo tante foto di lati b, feste, viaggi e, per i più anticonformisti, qualche paesaggio.
Di certo non si posta molto di Napoleone, di quadri o di rivoluzioni scientifiche.
E se per caso, invece, ti interessassero Cesare o Cristoforo Colombo, il robot penserà a rendere divertente anche la storia. Sarà implementata una funzione in cui esso potrà impersonare delle figure storiche a scelta degli studenti. Un’aula trasformata in un teatro. Che bella prospettiva per chi ha sempre avuto problemi a digerire la storia. E se invece non ti piacesse l’inglese? Il robot ti aiuterà anche in quello, perché sarà in grado di recitare in lingua straniera. Potenzialmente potrebbe diventare un mediatore linguistico se si decidesse di inserire anche altre lingue. I ricercatori non si precludono nessuna prospettiva.
Un altro aspetto interessante dal punto di vista didattico, sarà il fatto che questo robot sarà uno studente «sbadato»: farà male dei compiti, commetterà degli errori, in modo tale che gli alunni lo possano correggere.

Un aiuto in più per chi ne ha bisogno
E non è stato tralasciato proprio nessuno nella scuola. La professoressa Laura Rigaldo, docente di Lettere in una terza superiore dell’ITIS G.Marconi di Dalmine, ha già previsto di usare il robot come supporto ai suoi studenti BES (con bisogni educativi speciali) e DSA (con disturbi specifici dell’apprendimento). Addirittura, il robot verrà utilizzato all’interno di un progetto formativo personalizzato per un atleta di alto livello.
La professoressa ha in mente di proporre delle lezioni sui canti della Divina Commedia con l’ausilio del robot, e grazie a lui/lei tutti gli studenti, anche chi ha più difficoltà, potranno seguire la lezione. Un robot che recita e impersona Dante non si vede di certo tutti i giorni. Che sia un modo per riavvicinare le nuove generazioni alla letteratura, ai classici, alla lettura in generale? Nessun pericolo per ora per gli insegnanti di veder svalutato o ridotto il loro ruolo. Classmate Robot ha solo buone intenzioni. Nessuna conquista del mondo nei suoi pensieri. Solo tanta empatia, voglia di aiutare e… qualche microchip in più rispetto a noi.