Alcuni dati interessanti ci rivelano che sette consumatori su dieci hanno qualche timore sull’Intelligenza Artificiale: un quarto teme che le macchine conquisteranno il mondo; d’altro canto, nel 2021 il finanziamento totale delle startup IA ha raggiuto il record di 20 miliardi di dollari. Davanti allo schermo del computer, cinque rettangolini animati e parlanti mi salutano. E così, tre ragazze della Generazione Z (io, Aurora Protopapa e Arianna Morelli) e tre uomini della Generazione dei Baby Boomer (Bill Niada, Giancarlo Perego e Bob Pesenti), iniziano a chiacchierare sull’Intelligenza Artificiale, sulla digitalizzazione e sull’innovazione tecnologica. Anche se, devo ammettere, alla fine di questa conversazione, riascoltando idee e considerazioni, mi rendo conto che tutto quello di cui abbiamo parlato, non è altro che vita.
di Elisa Tomassoli, B.Liver
L’intelligenza artificiale e il tempo
Elisa Tomassoli: La mia vita quotidiana è perennemente accompagnata dalla tecnologia, dal digitale. Ma quello che mi chiedo è come è cambiata la percezione del tempo, dello spazio e della vita rispetto a quando voi, Giancarlo, Bob e Bill eravate giovani. Pensiamo spesso che l’IA possa accorciare i tempi, ed effettivamente lo fa, però, spesso, servendomi del digitale perdo molto tempo nel mondo reale. Ma allora, questi nuovi supporti, funzionano davvero?
Bill Niada: Io lotto spesso contro il tempo.
Per me il tempo è un contenitore in cui inseriamo ciò che facciamo, e il presupposto che qualcun altro scelga al posto nostro, a me dà molto fastidio. Il mio tempo, di fatto, può dilatarsi all’infinito; mi sveglio, faccio molte cose, ma forse ne faccio anche molte di più rispetto a qualcuno che fa migliaia di cose grazie all’Intelligenza Artificiale; riducendo, il tempo specifico che si dedica alla singola cosa, lo si perde sul web.
La mia vita è rimasta molto simile agli anni Settanta, faccio comunque molte cose, in alternativa o leggo o dormo.
Bob Pesenti: Vengo da una famiglia di contadini che, con l’industrializzazione, sono diventati operai; il ritmo delle loro giornate, mentre prima era scandito dalla luce e dalle tenebre, nelle grandi fabbriche i tempi sono stati dati dalle tecnologie della catena di montaggio.
Qualcuno, in quel momento, ha tirato la giacca anche a loro. Ogni epoca ha le sue tecnologie e le sue innovazioni, il punto è la consapevolezza: le nuove tecnologie sono in grado di parlare, ascoltare, rispondere, ma si limitano a stare nel mondo delle funzioni e dei compiti da svolgere.
Dobbiamo renderci conto che l’Intelligenza Artificiale ascolta ma non capisce, parla ma non sa, guarda ma non vede, a differenza di noi uomini che sentiamo, viviamo, ci emozioniamo. Come gli uomini nelle grandi fabbriche hanno capito le dinamiche del progresso, anche noi dobbiamo capire che questa intelligenza va guardata con grande consapevolezza dei meccanismi.
Aurora Protopapa: Io lavoro con le immagini e la comunicazione visiva; partendo dal presupposto che l’arte, intesa in senso canonico, è stata rivoluzionata dall’avvento della fotografia, che ha sostituito la pittura. Io non sono spaventata dall’Intelligenza Artificiale, nonostante sia nato un acceso dibattito nel mio settore lavorativo, con l’avvento dei pacchetti Adobe e della grafica digitale, dove, invece che disegnare con una matita, si disegna con una penna in cui il tratto è un insieme di pixel.
Io ho provato entrambe le strade, sia il lavoro completamente digitale sia quello analogico, e sono arrivata alla conclusione che uno non esclude l’altro. L’Intelligenza Artificiale non può sostituire noi, non è umana, non è fatta di emozioni, e così le opere d’arte create da un’Intelligenza Artificiale non potranno mai avere lo stesso significato di un’opera realizzata da un essere vivente che prova emozioni.
Sono d’accordo con Bob per l’utilità e la rapidità, anch’io ne faccio uso, ma che la mia mente, la mia mano e la mia creatività rielabora; ciò che non cambia è la mia essenza e la mia idea: non è un sostituto, ma un supporto.
L’altro
Giancarlo Perego: Il Bullone, come tante realtà, comunica grandi messaggi, ha valori, ha una missione. Ma mi chiedo, un algoritmo potrà mai contenere i valori umani? Come si rompono le barriere che ci sono tra IA e le persone? Io credo che, come Bullone, non possiamo non parlare di etica, già adesso.
Non c’è intelligenza senza virtù etica, ed è per questo che è necessaria questa conversazione, affinché noi umani possiamo sfruttare al meglio l’innovazione digitale.
Arianna Morelli: Volevo agganciarmi a Giancarlo, perché bisogna fare una distinzione tra ciò che viene indicato come virtù o etica morale, e cosa non lo è. Facciamo un esempio: un uomo qualunque è messo davanti a un dilemma, se tira una leva salva sua figlio, se non la tira, salva cento persone. Di fronte a questa scelta, cosa si può considerare morale?
La verità è che la morale è una zona grigia. Cosa succederà all’Intelligenza Artificiale è la domanda sbagliata, noi dobbiamo chiederci cosa dobbiamo far succedere; siamo noi a guidare l’innovazione. Siamo noi a dover chiedere che l’intelligenza artificiale rispetti l’etica.
“Cosa succederà all’Intelligenza Artificiale è la domanda sbagliata, noi dobbiamo chiederci cosa dobbiamo far succedere; siamo noi a guidare l’innovazione. Siamo noi a dover chiedere che l’intelligenza artificiale rispetti l’etica.
Arianna Morelli
Il futuro
Bob: Da alcuni mesi lavoro con l’Intelligenza Artificiale, in quanto sto scrivendo un libro con mio figlio che è coautore, e l’Intelligenza Artificiale è stata utilissima per ricostruire alcuni fatti, per recuperare mappe e immagini; anche prima facevo ricerche, ma utilizzavo Google, che mi presentava link, che poi mi portavano ad articoli.
Con l’IA, si può avere una ricostruzione in meno di un minuto, con varie interpretazioni: è stato molto utile, è stata un passaggio epocale, ed entra a far parte del mio bagaglio di giornalista. Ma un punto molto interessante è che l’intelligenza non è artificiale: quello che mi è stato restituito sono fatti, non c’è alcuna possibilità di trovare una lettura di sensazioni o emozioni.
“L’intelligenza non è artificiale: quello che mi è stato restituito sono fatti, non c’è alcuna possibilità di trovare una lettura di sensazioni o emozioni.”
Bob Pesenti
Non si tratta della replica di un cervello umano, non c’è umanità, e pertanto non ne sono intimidito, ma è semplicemente un assemblaggio di dati raccolti e accostati uno dopo l’altro. Per chi fa il mio lavoro, e si serve di idee e immagini, sarà un grande aiuto.
Giancarlo: Io dico: «Ben arrivata Intelligenza Artificiale, era ora, sei arrivata alla fine del mio cammino di uomo, ma ho una grande fiducia in te, anche grazie a te magari potrò vivere più a lungo». Tuttavia, essendo cresciuto con la cultura del dubbio, mi chiedo se mi posso fidare
dell’Intelligenza Artificiale quando mi propone informazioni.
Io dico: «Sì, ma…», che è una regola che applico a tutto; se fossi il Ministro dell’Istruzione dal prossimo anno farei già lezioni di IA a scuola, con persone competenti e informate, ma al tempo stesso porterei in aula gli umani come me, Bob e Bill che spieghino come un bacio, un abbraccio e una conversazione umana siano irrinunciabili. Ma l’Intelligenza Artificiale ci fa crescere emotivamente?
L’intelligenza artificiale al lavoro e a scuola
Arianna: Ho lavorato a scuola, seguendo due ragazze straniere, partendo da zero per insegnare loro l’italiano; da questo punto di vista, l’IA può diventare uno strumento di grande aiuto, a patto che alla base ci sia la rielaborazione dell’essere umano. Alla fine, si torna sempre all’uomo: se io ho del materiale lo rielaborerò diversamente da come potrebbe farlo Bob, sta qui la differenza.
Aurora: Io lavoro molto con il digitale, anche con i social, sono una nativa digitale, ma uso il digitale prettamente per lavoro. Mentre prima per gli artisti era sufficiente la vendita di una sola illustrazione alla volta, oggi non basta più; ci siamo dovuti abituare a sfruttare la tecnologia per poterci adattare ai tempi moderni; l’Intelligenza Artificiale ci fa sicuramente perdere dei passaggi e dei momenti, ma senza dubbio è uno strumento utile per la contemporaneità.
Al liceo sono stata una delle prime classi pilota ad utilizzare il computer in sostituzione ai libri di testo cartacei: dal secondo anno, io ho acquistato nuovamente i libri, sia per comodità sia per tutelare la mia salute. Non c’è una soluzione immediata al giusto rapporto tra uomo-tecnologia, se non accettare che essa rimarrà sempre e comunque solo uno strumento.
Chi ha scritto questo articolo?
E così, arriviamo alla fine di questo dialogo, e chiudo la videochiamata su Zoom piena di domande e insicurezze su come impostare il pezzo per il giornale.
Per un attimo fantastico sull’idea di farlo scrivere all’Intelligenza Artificiale, che sarebbe molto più semplice e mi solleverebbe dall’ostico compito.
Ma poi rinsavisco, penso che sicuramente il risultato «digitale» sarebbe immediato, sufficiente, apprezzabile, ma vuoto, un insieme di parole e riflessioni già dette e già scritte.
E ora, che rileggo queste parole, che rivivo quella conversazione pomeridiana, capisco quanto ho imparato da ciascuno dei partecipanti, chi più scettico, chi più informato, chi aperto a un domani che riserva molte incognite.
E a chi legge, a chi è più timoroso, a chi non è interessato, regalo con grande affetto le sagge parole di Bob sull’IA: «Dopotutto, sono ferraglie che fanno cose, tutto il resto è lasciato a noi».
“Dopotutto, sono ferraglie che fanno cose, tutto il resto è lasciato a noi”.
Bob Pesenti
L'intelligenza artificiale da sola non crea arte di Mirco Tangherlini Ho realizzato, coinvolto ed emozionato, le immagini per I monologhi del Bullone. Come illustratore «tradizionale» che lavora sia in analogico che in digitale, sono sempre alla ricerca di nuovi strumenti che possano ampliare la mia creatività e la mia visione artistica. Nel corso dell'ultimo anno mi sono avvicinato all'uso dell'intelligenza artificiale (IA), uno strumento che ha aperto nuovi orizzonti all'arte visiva e alla creatività. Questa tecnica, che chiamo sintografia, mi ha permesso di superare il limite della realtà e di catturare momenti unici e sorprendenti, mai accaduti o che potrebbero non accadere mai. Grazie alla «fotocamera» dell'IA, non c'è bisogno di replicare ciò che vedono i nostri occhi: l'immaginazione è la protagonista e diventa fonte di ispirazione per le immagini sintetiche che vengono create. Questo è ciò che rende la sintografia un metodo innovativo e sorprendente. Creare un’immagine con AI è semplice: basta formulare un «prompt», ovvero una richiesta che descriva ciò che si vuole ottenere. Più dettagliatamente si descrive la scena immaginata, più il risultato finale sarà sorprendente. Nel corso del tempo ho sviluppato il mio stile personale, aggiungendo ai miei «prompt» elementi come «tecnica pittorica»,«punto di vista» e molti altri parametri che mi consentono di ottenere risultati fotorealistici o pittorici a seconda delle esigenze. La sintografia è una forma d'arte accessibile a tutti, e l'AI è uno strumento che renderà il nostro lavoro sempre più efficiente e sorprendente. Certo, c’è ancora molto da scoprire e da comprendere, ma l'importante è non avere paura del nuovo e cogliere tutte le opportunità che questo strumento ci offre per esprimere la nostra creatività e la nostra visione artistica. Questo è l’indirizzo del mio atelier online: tangherlini.it/aitelier/