di Bill Niada, B.Liver
Sempre di più incontriamo ragazzi che soffrono. Molto. Andiamo nelle scuole e portiamo la nostra testimonianza (io con il libro Vorrei entrare nel sole, i ragazzi con le loro storie e Il Bullone con la propria potente voce inclusiva). I ragazzi ci ascoltano, muti, col fiato sospeso, con gli occhi lucidi… Poi vengono da noi, ci ringraziano, si aprono, ci riversano sofferenza, angoscia, fatica.
“I ragazzi ci ascoltano, muti, col fiato sospeso, con gli occhi lucidi… Poi vengono da noi, ci ringraziano, si aprono, ci riversano sofferenza, angoscia, fatica.”
Bill Niada
Lacrime e selfie. Come fossimo delle star o dei salvatori (ma lo siamo?).
Hanno dentro la fatica di vivere, fatica di convivere, fatica di immaginarsi in mezzo a incertezze, ansia di fallire, paura di un futuro strappato tra apparenti garanzie super tecnologiche e gigantesche incertezze umane. Sempre alla ricerca di aiuto sui social, su internet, dagli amici. Raramente dagli adulti.
Oggi i ragazzi hanno tutto, ma non hanno le armi per affrontare quel tutto, che a volte è troppo. Vagano, sbandano, sprofondano, cercano boe a cui appigliarsi, ma guardano il fondo del mare invece che voltarsi verso l’alto. Verso il cielo, verso la luce. Hanno il buio dentro e nessuno che schiacci l’interruttore. Non c’è Alexa dentro di loro…
“Oggi i ragazzi hanno tutto, ma non hanno le armi per affrontare quel tutto, che a volte è troppo.”
Bill Niada
C’è il Bullone che è qualcosa che li tiene uniti con forza, che è diventato una fonte, un mago esploratore che impugna una torcia con cui illumina la strada, che è sconnessa e in salita, ma esiste. Loro ci tendono la mano incerti e si fanno accompagnare, ci chiedono aiuto, aggrappati a una guida che li conduca e rassicuri.
Il Bullone è un adulto, ma al loro livello, dove ci sono buoni esempi, c’è ironia, c’è fiducia, non c’è giudizio, ma c’è autorità, c’è il motore del fare con disciplina, dopo aver pensato. Non solo a sé stessi e alle proprie sofferenze, ma a ciò che serve a lenire le sofferenze altrui. L’Io lascia il posto al noi e il Noi diventa più forte e spande un senso maggiore.
“Il Bullone è un adulto, ma al loro livello, dove ci sono buoni esempi, c’è ironia, c’è fiducia, non c’è giudizio, ma c’è autorità, c’è il motore del fare con disciplina, dopo aver pensato”
Bill Niada
La Fondazione però, ha bisogno della partecipazione di tutti, anche vostra. Tutti insieme dobbiamo innaffiarla e alimentarla. Nessuno deve pensare di lasciare ad altri impegno e fatica in una società che è diventata quella della DELEGA. I genitori delegano ai social, agli psicologi, agli avvocati, ai medici, alla tecnologia, perché non hanno tempo o non hanno più forze, o non sanno più come fare. Invece tutti, poco o tanto, possiamo e dobbiamo agire, fare la nostra parte, senza voltarci o fingere. Quella, cioè questa società, è fatta da ognuno di noi. Non dagli altri.
Spesso mi chiedo se le persone che ci stanno intorno, genitori, amici, volontari, si rendano conto dello sforzo che facciamo, dell’impegno che mettiamo tutti i giorni, per tante ore, con tanta passione. Prendiamo vite in mano e cerchiamo di ricostruirle, dando conforto e direzione. Vi assicuro che non è facile, perché anche noi sperimentiamo fatiche nuove, incertezze mai affrontate, dolori freschi di giornata e fragilità appena scartate.
Sperimentiamo, tutti i giorni, sulla nostra pelle e nel nostro cuore le fatiche altrui.
Però ce la mettiamo tutta.
Volete farlo insieme a noi?
Grazie,
Bill
P.s. Aiutate i vostri e i nostri ragazzi. Aiutate la Fondazione, aiutateci a lavorare, a continuare a dare l’esempio, a guardare il cielo, l’azzurro, a non far sprofondare dentro un mare reso nero dalla sofferenza.
Il motore e il propellente della Fondazione, dove i ragazzi imparano ad avere armi e bagagli e guardare oltre la malattia, costa oltre 400.000 euro all’anno.
Ecco, se credete nelle vite e nel Bullone, aiutateci a trovarli.
Ri-Grazie.