Caro affitti, il coraggio di protestare

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I prezzi delle stanze per studenti sono schizzati alle stelle. È giunta l'ora di fornire soluzioni credibili e a lungo termine. Ecco cosa ne pensa la B.Liver Maddalena.

di Maddalena Fiorentini, B. Liver

La B.Liver Maddalena riporta su queste pagine un problema che affligge migliaia di studenti: il caro affitti. Negli ultimi anni, soprattutto post-pandemia, i costi delle stanze per studenti sono schizzati alle stelle. Ilaria Ramera e molti altri hanno quindi piantato le tende davanti alle università, per dire a gran voce che l'istruzione è un diritto. Un diritto che dovrebbe essere garantito anche dai "piani alti", che dovrebbero fronteggiare per primi i prezzi degli affitti.

Iniziare l’università

Iniziare l’università è il primo grande passo nel vuoto, nel buio totale.

Fuori sede, pendolare o distante cinque minuti a piedi, uno studente universitario si ritrova comunque a fronteggiare una grande sfida: il primo cammino scolastico da percorrere in totale solitudine, dove studiare con i compagni di corso o passarsi gli appunti non basta: ognuno deve andare avanti per conto suo, con i suoi tempi, nell’ottica di costruire il proprio futuro.

Bisogna fare pace con la solitudine e imparare per davvero a farcela da soli. Bisogna credere in sé stessi, avere energia e investire del tempo per andare avanti. Bisogna mettere in discussione quel fidato metodo di studio che si era faticosamente costruito negli anni, perché non basta più.

Bisogna fare pace con la solitudine e imparare per davvero a farcela da soli. Bisogna credere in sé stessi, avere energia e investire del tempo per andare avanti. Bisogna mettere in discussione quel fidato metodo di studio che si era faticosamente costruito negli anni, perché non basta più.

– Maddalena Fiorentini

Come se tutto questo lavoro di crescita e realizzazione personale non bastasse, si deve anche imparare a fronteggiare un grande desiderio di indipendenza e cominciare a provare sulla propria pelle l’esperienza della vita adulta. Posso garantire che tutto questo si sopporta solo se il percorso universitario piace, solo se la strada intrapresa nella vita piace e ha l’aria di essere quella giusta.

La gioia della scoperta di poter studiare qualcosa di nuovo, bello e stimolante, però, deve fare i conti con la realtà. Ci si adatta, è vero, ma l’università è un percorso di vita, e nella vita non si può solo sopportare, quindi sì, quattro ore di mezzi al giorno si sopportano, ma è vita?

I conti con la realtà: gli affitti insostenibili

Io e Ilaria Lamera l’abbiamo pensata allo stesso modo e, per fortuna, con il supporto dei nostri genitori, abbiamo avuto la possibilità di poterci trasferire, chiedendo un bel sacrificio alle nostre famiglie. Ilaria, però, ha fatto una scelta ancora più coraggiosa dell’andare a vivere da sola: fronteggiare il problema. Milano è cara, Milano e dintorni è cara (anche le periferie ormai hanno prezzi improponibili), e non è alla portata di tutti.

Ilaria protesta con la frase: «Basta affitti insostenibili. #Scoppiamolabolla», e la «bolla» di cui parla si riferisce al fatto che questa situazione, come tante, si sta semplicemente accettando, prendendola come dato di fatto, quando in realtà tutti dovrebbero avere la possibilità di «non sopportare più», come l’ho avuta io.

Il problema è che il fattore economico non dovrebbe mai essere un limite per intraprendere una scelta di vita. È inaccettabile che moltissimi studenti debbano ripiegarsi su seconde scelte universitarie, solo perché non saprebbero come mantenersi nella città sede della loro prima. Soprattutto perché non sempre si riesce a trovare un lavoro conciliabile con lo studio, il quale comunque dovrebbe essere la priorità.

“È inaccettabile che moltissimi studenti debbano ripiegarsi su seconde scelte universitarie, solo perché non saprebbero come mantenersi nella città sede della loro prima.”

– Maddalena Fiorentini

E neanche le residenze universitarie aiutano

Ovvio che il mercato delle case, poi, segua il «trend» della città, ma proprio per questo motivo dev’esserci una forma di tutela verso gli studenti, che non sia solo la residenza universitaria. Molto spesso, infatti, le residenze universitarie, tra le tante cose, selezionano in base al merito. Per quanto sia d’accordo sul fatto che il merito vada premiato, trovo che vivere con la pressione di dover raggiungere una determinata media di voti per continuare a mantenere la propria abitazione sia psicologicamente logorante.

È giusto che il processo di selezione si basi sul reddito e sulla distanza chilometrica tra casa propria e l’università, ma qualunque studente che viene da lontano, che eccella o no, merita un’agevolazione per l’alloggio. Soprattutto perché quello studente un giorno sarà un cittadino formato e preparato, che ridarà allo Stato il denaro investito con il suo lavoro.

Discorso morale a parte, infatti, gli studenti sono un investimento dello Stato sul futuro, o dovrebbero esserlo. Per non parlare del numero di posti nelle residenze, che non garantiscono l’alloggio a tutti gli studenti che lo meriterebbero. Cosa dovrebbero fare gli studenti in attesa? Aspettare anni che si liberi un posto, non frequentando l’università, restando così indietro, non per scelta?

La protesta di Ilaria

Ilaria, come dichiara in un’intervista del Corriere della Sera, ha una casa, ma ha scelto comunque di vivere in tenda per una settimana, per cercare di trasmettere «ai piani alti» la voce degli studenti disperati.

Quando ho iniziato io l’università, lo scorso ottobre, tanti miei compagni hanno passato mesi nei B&B a loro spese prima di trovare una sistemazione conveniente e definitiva. Soprattutto perché la mia facoltà non dava accesso alle lezioni registrate, che si sarebbero potute seguire da casa, in quanto c’è la regola di rispettare la frequenza obbligatoria. Facendo così, senza andare incontro alle famiglie e agli studenti, questi rischiano di finire in una soluzione spesso temporanea, comunque lontana dall’università e molto costosa.

Ilaria dichiara, nell’intervista al Corriere della Sera, che la sua casa ha un contratto di quattro mesi, quindi nemmeno la sua è una situazione definitiva, e, giustamente, ci si chiede a questo punto come sia possibile vivere così. Com’è possibile concentrarsi sullo studio, costruirsi una vita lontani da casa, se la casa non è definitiva?

“Facendo così, senza andare incontro alle famiglie e agli studenti, questi rischiano di finire in una soluzione spesso temporanea, comunque lontana dall’università e molto costosa.”

– Maddalena Fiorentini

Detto questo, vivere fuori casa è un passo importante, che è giusto compiere quando si è pronti, ma bisogna averne il diritto.

È difficile adattarsi ai nuovi ritmi, alla nuova vita, ai nuovi compagni, al carico di studio e via dicendo, però è fattibile e soprattutto emozionante, ma bisogna essere supportati, non solo dalla famiglia, ma anche dall’università stessa e dallo Stato.

Ilaria ha parlato a nome di tante persone, quindi si spera che il suo messaggio raggiunga le persone giuste, e che l’istruzione ritorni ad essere una priorità e un diritto per tutti.

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