Mammoletta e ESF: educare “senza frontiere” per emanciparsi

Autori:
La Mammoletta si è popolata dei ragazzi di ESF (Educatori senza Frontiere), che hanno animato la comunità con attività improntate sulla bellezza di stare insieme.

di Stefano Perego, Exodus

La Mammoletta è la «sede del mare» della Fondazione Exodus di Don Mazzi. Fondata nel 1990 da Marta del Bono e Stanislao Pecchioli sull'Isola d'Elba, offre percorsi educativi di accoglienza, reinserimento e prevenzione per adolescenti e giovani adulti con problemi di dipendenza e altri disagi sociali, familiari e psicologici.
La collaborazione tra la Mammoletta e Il Bullone nasce nel 2020 con l’obiettivo di far incontrare le comunità di riferimento per
mettere al centro il dialogo, le riflessioni, le esperienze condivise di giovani che stanno attraversando, ciascuno a suo modo, periodi
complicati e delicati, ma che non smettono di credere nella possibilità dell’oltre e dell’altro.

La Mammoletta si è popolata di 70 ragazzi di ESF (Educatori senza Frontiere) provenienti da tutt’Italia, che hanno animato la comunità con la loro energia positiva, organizzando diverse attività improntate sul teatro, sulla musica, sul ballo e sulla bellezza di stare insieme.

È un gruppo particolare, colpisce molto la forza che creano stando insieme senza tralasciare nessuno: è evidente il sostegno, l’ascolto e l’emozione che animano questa famiglia di ragazze e ragazzi unite da un sogno comune.

Hanno saputo facilmente coinvolgere i ragazzi di comunità con la spontaneità e la tenerezza che li contraddistingue: con tanti sorrisi e risate contagiose hanno saputo riempire quei giorni rendendoli indimenticabili.

Ma chi sono gli ESF?

ESF, altro ramo della fondazione Exodus onlus di Don Antonio Mazzi, nata il 25 febbraio 2005.

L’obiettivo di questa associazione è di formare nuovi educatori competenti e disponibili a condividere e gestire situazioni difficili nei vari Paesi del mondo, creando progetti improntati agli ideali di giustizia e di solidarietà. ESF è particolarmente orientata a interagire con gli oppressi, con i ragazzi di strada, delle baraccopoli e delle zone disastrate, utilizzando paradigmi interpretativi e internazionalità educative che si traducano «nella cura dell’altro» e nella promozione di istituzioni più giuste.

«Senza frontiere» è il motto semplice, ma significativo, che l’associazione ha scelto per sintetizzare gli intenti e la filosofia.

Cosa vuol dire essere un educatore?

Gli «educatori senza frontiere» dovranno saper usare l’educazione come strumento di emancipazione e di riscatto, collaborando con enti, istituzioni e persone che vivono e operano nello spirito «senza frontiere», prestando molta attenzione al contesto e alle sollecitazioni provenienti dalle diverse realtà locali e valorizzando le risorse educative presenti.

L’associazione opera a livello nazionale e internazionale: in Italia opera in contesti di disagio come nelle periferie, mentre all’estero porterà avanti tre progetti in Madagascar, Patagonia e Kenia

Rendiamoci conto della forza di volontà che hanno questi ragazzi e chiediamoci cosa li spinge a prestare questo tipo di servizio per gli altri.

L’associazione è costruita su valori importanti come l’attenzione educativa all’uomo e ai suoi problemi senza alcuna distinzione, rendendo protagonisti dell’educazione gli uomini e il loro ambiente, ponendosi al servizio degli altri per individuare nuove prospettive di sviluppo umano civile e culturale.  

La sede di ESF si trova all’isola d’Elba, dove vengono organizzati anche i campus estivi, gli educatori si mettono in gioco in un contesto comunitario, rendendosi disponibili e cercando di stare dietro alle difficoltà dei ragazzi per far fare loro un’esperienza del genere: è una formazione vera e propria.

Alla fine di ogni percorso ESF si fanno tre giorni di formazione di chiusura dell’anno formativo.

Per me è molto facile scrivere di ESF, mia sorella ne fa parte; io e lei  stiamo facendo due percorsi in parallelo: io in comunità e lei come educatrice.

Sono molto fiero di lei, di chi è e di cosa sta diventando. Vederla qui all’Elba a chiudere l’anno ESF con un gruppo che la sostiene, che l’ascolta e che le insegna cosa vuol dire vivere aiutando gli altri per aiutare sé stessi, mi riempie il cuore di gioia. Nei giorni in cui è stata qui abbiamo discusso molto su che cosa voglia dire essere fratelli, su che cos’è l’amicizia, su che cosa significa stare insieme e su come si ricostruiscono i rapporti andati persi.

Le prime volte in cui è venuta a trovarmi qui alla Mammoletta avevo un modo di rapportarmi ambiguo, infido. Basavo il mio incontro con lei su cose inutili: non avevamo niente da dirci, era uno strumento per comprare cose, o per portarmi fuori a cena. Nella vita di tutti i giorni, che rapporto vogliamo instaurare con le persone che ci circondano? Credo che sia uno spunto di riflessione per tutti.

Le relazioni che creiamo oggi sono spesso sbrigative, approssimate, fissate senza capirne il valore: dovrebbe esserci un interesse verso l’altro, chiedendosi come si sta per un reale coinvolgimento, dovremmo scavare nel profondo delle persone senza cadere nel superficiale. Credo che questa esperienza con gli ESF mi abbia dato molto su cui riflettere: cosa vuol dire stare insieme, avere dei rapporti veri. Questo mi ha dato una carica in più per affrontare il percorso che sto facendo.

“L’obiettivo di questa associazione è di formare nuovi educatori competenti e disponibili a condividere e gestire situazioni difficili nei vari Paesi del mondo, creando progetti improntati agli ideali di giustizia e di solidarietà.”

– Stefano Perego

Diffondi questa storia

Iscriviti alla nostra newsletter

Newsletter (sidebar)
 
 
 
 

Potrebbe interessarti anche:

Torna in alto