di Arianna Morelli, B.Liver
La B.Liver Arianna si apre al Bullone con una riflessione su un padre che ama, ma che non c'è. Alla riflessione aggiunge i suoi sentimenti contraddittori per chi, al posto della figlia, ha scelto l'eroina: una scelta che la ragazza analizza ma che, nonostante tutto, non toglie l'affetto nei suoi confronti.
Definire un padre può essere semplice o molto complesso
Definire un padre può essere la cosa più semplice del mondo, oppure la più complessa. Se un padre può essere considerato colui che ci dona la vita, allo stesso tempo, paradossalmente, può essere colui che la rovina, eliminando ogni ricordo di sé, non affiancandoci nell’infanzia, non supportandoci nei momenti di difficoltà. Eppure un padre si ama, qualunque cosa esso sia stato per noi. Si ama per ciò che è stato, o per ciò che avremmo sognato che fosse.
Quando ti crei un’immagine mentale, è difficile poi cambiarla. Quando definisci mentalmente le persone che avrebbero dovuto esserci e non ci sono state, allora è ancora più difficile. Ti domandi quali siano le tue colpe, quali errori avresti potuto evitare, quali aspetti avresti potuto migliorare per farle restare accanto a te. Ti guardi allo specchio cercando di trovare la cosa che può aver fatto cadere l’altra persona in quella scelta che fatichi a comprendere, che alle volte non vuoi vedere, e che altre volte vedi troppo, oppure la nascondi.
Quando cresci senza un padre, pensare a tutto ciò fa male
La nascondi ma la senti, la avverti così forte da sentire quasi la nausea. Altre volte la proteggi, perché sai che c’è comunque ancora una fiammella che vi unisce; sai che, nonostante le tue emozioni negative, c’è ancora amore. A volte sono scelte che non si accettano, che con gli anni cerchi di comprendere e ci arrivi quasi, ma non riesci mai a capire totalmente. Quando cresci senza un padre, pensare a tutto questo fa male, avverti un senso di inferiorità rispetto agli altri figli, a tutti i figli di uomini per te «normali».
Cadi continuamente nell’errore di paragonare quella figura che non c’è stata e quindi non puoi dire di conoscere, a tutte le altre figure paterne. Perché ti dici che sarebbe stato diverso se solo lui avesse fatto altre scelte, se ti avesse affiancato, se ci fosse stato nei momenti no. E riconosci di cadere in questi errori, ma ti rendi conto che sono la tua salvezza. Capisci, forse, ora un po’ di più quel senso che lo mangiava dentro. Capisci tante cose, ma farci i conti è diverso, perché tu non sei solo tu. Tu devi proteggere anche tutto ciò che sei stata e che hai visto, ciò che avresti desiderato e non hai vissuto, ciò che hai vissuto ma non avresti voluto.
Devi considerare tutto l’insieme e qui, forse, è la parte più complicata. Alle volte ti piacerebbe lasciarti andare un po’ di più rispetto a quanto fai, ma non te lo consenti e non per capriccio ma per paura e allora un senso di inferiorità viene lì accanto a te e cerca di scuoterti, di mangiarti dentro e di far collassare ciò che c’è di vivo. Cadi nei «perché?» e arrivi a domandarti: «perché proprio lui come padre?». Sai, allo stesso tempo, che sei riuscita a crescere anche senza di lui, cerchi, esplori, navighi in mare aperto, ovunque.
Quando cresci senza padre sei alla ricerca di qualcuno che lo sostituisca, ma nessuno ha il suo volto
Sei alla disperata ricerca di qualcuno che lo sostituisca, probabilmente lo hai anche trovato, ma nessuno ha il suo volto. Allora torni lì, ripensi, rimugini, ti dici che non lo avresti voluto, avresti desiderato essere fonte di un amore diverso. E arriva a salvarti la te bambina che ti dice di lasciarti andare, che puoi, che non devi sempre mostrarti dura e rigida, che è possibile far coesistere le due parti di te nei suoi confronti e ti lasci andare.
Son riuscita a far coesistere le due parti di questo strano rapporto che ci lega. L’amore c’è, è la base, è radice. È il senso di questo rapporto.
Negli anni, da figlia, mi sono sempre messa a confronto con ciò che me l’ha portato via: io contro l’eroina. L’eroina contro di me. Ora capisco, ho compreso meglio certi aspetti del suo vissuto che potrebbero averlo portato a una scelta simile.
Da figlia, posso solo dire che mi manca e che darei la vita per abbracciarlo, che la me di ora ne avrebbe bisogno. Che lo vorrei al mio fianco per avere dei consigli e anche per litigarci un po’. Oscar Wilde scriveva: «I figli iniziano amando i loro genitori, in seguito li giudicano. Raramente, se non mai, li perdonano».
Credo avesse ragione, ma questo non toglie l’amore.
Alle volte ti piacerebbe lasciarti andare un po’ di più rispetto a quanto fai, ma non te lo consenti e non per capriccio ma per paura e allora un senso di inferiorità viene lì accanto a te e cerca di scuoterti, di mangiarti dentro e di far collassare ciò che c’è di vivo. Cadi nei «perché?» e arrivi a domandarti: «perché proprio lui come padre?».
– Arianna Morelli