Di Salvatore Cristiano Misasi, B.Liver
Il B.Liver Cristiano, da piccolo, un giorno decise di prendere il bersaglio delle freccette per delineare vizi e virtù dell'essere umano: razionalità e passionalità. In mezzo a queste due accezioni, un mondo di progetti falliti, sognatori mai creduti, piedi sulle lune e grandi conquiste.
Le virtù dell’essere umano
Ero ancora un liceale quando decisi di mettere su carta le virtù che secondo me doveva possedere un essere umano. Dopo aver preso un bersaglio a cerchi concentrici usato per gli archi e le frecce, iniziai partendo dal centro a scrivere le doti che reputavo essere giuste, una volta raggiunto il terzo o quarto giro, scrissi «Razionalità» e automaticamente dal lato opposto inserii «Passionalità», pensai che queste due qualità dovevano obbligatoriamente coesistere, e in qualche modo bilanciarsi.
Spesso quando si parla di sogni e progetti si tende a separare gli uni dagli altri, e a scinderli è appunto la razionalità. Andando a ritroso nella storia, possiamo trovare molti esempi di illustri personaggi che volevano conquistare i propri sogni, ma erano considerati folli e irrazionali dalla società, pensiamo ad esempio a Galileo Galilei, che venne accusato di eresia solo perché credeva nella veridicità del sistema eliocentrico, pensiamo ai fratelli statunitensi Wilbur e Orville Wright, che nel lontano 1903 con il loro aeroplano rudimentale affermarono di poter volare, oppure a Neil Armstrong e Buzz Aldrin, che nella metà degli anni sessanta dissero: «Un giorno andremo sulla Luna», certamente chi li ascoltò non pensò che fossero degli uomini con un progetto, bensì sognatori.
Cosa differenzia dunque, un progetto da un sogno?
Entrambi sono idee, solo che il progetto è l’esecuzione di un piano già sperimentato positivamente da un predecessore, mentre il sogno è quella strada in salita sommersa da una coltre di roghi, che solo chi riesce a vedere attraverso gli occhi dell’irrazionalità e della passionalità indossando i panni da pioniere, forse un giorno potrà dire: «Ho conquistato il mio sogno».
Esistono anche sogni che sono paralleli alla realtà, o meglio, paralleli alla realtà dei nostri giorni, sogni non realizzabili per l’epoca in cui si vive, ma che comunque meritano di essere perseguiti, perché la testimonianza di un sogno fallito o riuscito in parte, può essere in un futuro, per un’altra persona, la base di partenza per realizzare lo stesso sogno. Molte persone smettono di sognare semplicemente per la paura di fallire, senza considerare che il fallimento è intrinseco ad ogni azione, ad ogni pensiero, ad ogni progetto, penso, anzi, che la bellezza di un sogno sia proprio l’altissima percentuale di fallimento che custodisce al suo interno.
Una vita senza sogni è una vita senza desideri o passioni
Pensiamo a una vita senza sogni, alla monotonia di non sperare in un desiderio, alla noia di una quotidianità basata esclusivamente su progetti realizzabili e a portata di mano: certamente si può andare avanti con questa ideologia, ma è un avanzare nella neutra freddezza del conformismo. Personalmente quando provo a costruire una nuova idea, la intingo prima nella sfera della passionalità per renderla valevole alla mia volontà e poi servendomi della razionalità cerco una strada per realizzarla.
Essere un sognatore non significa non dedicarsi a realizzare i progetti di tutti i giorni, essere sognatore vuol dire dare sempre il massimo in ogni idea e allo stesso tempo allenare la parte più passionale e irrazionale, sfiorando sogni che aspettano solo di essere conquistati.
Che la vostra mente possa raggiungere l’equilibrio idilliaco tra passionalità e irrazionalità, possiate voi disegnare ogni vostro progetto prendendo spunto dai vostri sogni, e coltivare i vostri sogni con la forza di ogni progetto realizzato.
“Molte persone smettono di sognare semplicemente per la paura di fallire, senza considerare che il fallimento è intrinseco ad ogni azione, ad ogni pensiero, ad ogni progetto, penso, anzi, che la bellezza di un sogno sia proprio l’altissima percentuale di fallimento che custodisce al suo interno.”
– Salvatore Cristiano Misasi