di Claudio Lamponi, Mabul
Nel 2021 arrivano al Carcere di Opera dei pezzi di legno particolari: arrivano dalla spiaggia di lampedusa
Se dovessi descrivere la mia giornata prendendo spunto da una favola, io sarei «Il Cenerentolo».
Il 12 febbraio, come tutte le mattine, mi sveglio all’interno di una cella del carcere di Opera, un luogo grigio e freddo, con i miei fratellastri sempre pronti a prendersi gioco di me. Questa è una giornata diversa, anch’io, come nella favola presa ad esempio, sono stato invitato alla grande festa del paese. Infatti, grazie alla fondazione Casa Dello Spirito e Delle Arti, di cui faccio parte da circa due anni, e con l’aiuto di altri detenuti e un maestro liutaio, siamo impegnati nella realizzazione dell’Orchestra Del Mare.
Nel 2021 arrivarono nell’istituto di Opera pezzi di un legno diverso, non il classico acero o abete stagionato: questo è colorato, bagnato e puzza di gasolio. Arriva da Lampedusa e sono pezzi ritrovati sulla spiaggia, probabilmente di qualche carretta del mare che non è riuscita a portare a destinazione le povere anime fuggiasche dalle proprie origini, in cerca di un futuro dignitoso.
L’idea di costruire un Presepe per mandare un messaggio di pace e speranza
La nostra idea iniziale era di costruire un presepe, volevamo dare a questo legno un forte significato sociale. Ridare vita e trasformarlo in qualcosa che potesse portare un messaggio di pace e speranza. Poi, quasi per gioco, decidiamo di fare di questo legno un violino: il rischio era alto, ma con la passione e l’amore sapevamo che una volta riusciti a farlo suonare, il suono avrebbe avuto la forza di entrare dritto nei cuori della gente.
Quel pezzo di legno riprese a parlare: era diventato musica
Pochi mesi dopo, ecco il primo violino, le primissime note ci riempiono di orgoglio, ora tra le mani avevamo la nostra creatura, non più un pezzo di legno privo di funzionalità. Aveva ripreso a parlare, a suonare, era testimone che nulla è da buttare, niente. Anche noi detenuti abbiamo avuto la possibilità di dare un senso alle nostre giornate, senza essere abbandonati in attesa che il tempo finisse i suoi giorni.
Oltre l’immaginario: dal Carcere di Opera alla Scala
La festa di cui parlo è qualcosa che va oltre l’immaginario: dalla cella alla Scala. Io, un ergastolano finora dimenticato, ero ospite in uno dei teatri migliori al mondo, per assistere a un concerto di strumenti costruiti da me e dai miei compagni.
Non ho molto: il panico inizia a prendere il sopravvento. Cosa faccio? Come mi vesto? Come arrivo alla Scala? Sono fiducioso, dopotutto le favole finiscono sempre bene.
Come un “Cenerentolo”, ad aspettarmi una Twingo rossa e un tempo limitato alla Mezzanotte
All’uscita del penitenziario indosso un vestito recuperato dal fondo di un vecchio borsone, e una volta superati tutti i cancelli che mi dividono dalla libertà, ad aspettarmi non trovo la classica carrozza trainata da cavalli, ma una Twingo rossa. Continuo a ripetermi di godermi la giornata, di dimenticare il passato e sospendere il futuro, devo vivere l‘incantesimo fino a mezzanotte. Eh sì, perché quel giorno – altra coincidenza – ho il permesso di restare fuori dal carcere fino a mezzanotte, poi la Twingo rossa si trasforma nella camionetta della polizia penitenziaria. Una volta fatto il mio ingresso a Teatro c’è una nuova sorpresa, lo staff mi accompagna al mio posto, ero incredulo: mi fanno accomodare nel Palco Reale.
I migliori Maestri a suonare gli strumenti e una scenografia magistrale
Tredici dei nostri strumenti vengono suonati dai migliori maestri, Mario Brunello, Giovanni Sollima, Gilles Apap, accompagnati dall‘ Orchestra dell’Accademia Dell’annunciata. A dare il «colpo di grazia» è la scenografia di Mimmo Palladino, con 12 sagome in scena, sospese nell’aria, che sembrano dormire e annegare allo stesso momento: un colpo allo stomaco. A un certo punto il maestro Apap con uno dei nostri violini sembrava fluttuare nel teatro, lo strumento pareva illuminarsi di una luce propria, non era più un suono ma un grido di speranza e invece di distruggersi sotto le stoccate inflitte dal maestro, il violino sembrava godere ad ogni colpo di archetto.
Il tempo passa, lo spettacolo termina, sono ancora in uno stato di trance, completamente immerso nella serata. Guardo l’orologio: sono le 23.15, è tardi, pochi minuti di ritardo possono trasformarsi in un incubo.
COme un Cenerentolo moderno, perdo anche io la mia “Scarpetta”: fortunatamente tutto si risolve
Nella corsa verso l’uscita perdo il P.T (Piano Trattamentale), un foglio che sostituisce il documento e dove si trovano tutte le prescrizioni imposte dal magistrato di sorveglianza. L’avrei scambiato sicuramente con la scarpetta, anche perché a trovare il P.T non è stato il principe azzurro, ma la polizia che ora è in cerca del proprietario. Fortunatamente tutto si risolve nel migliore dei modi, il risultato non era scontato, perché questa non è una fiaba, non ci sono fatine. Le uniche persone da ringraziare sono quelle che hanno ritrovato il giubbino con dentro i documenti e l’hanno consegnato all’ufficio oggetti smarriti del Teatro, e soprattutto grazie alla direzione del carcere di Opera per essere stati comprensivi e avermi graziato.
– Claudio Lamponi
La festa di cui parlo è qualcosa che va oltre l’immaginario: dalla cella alla Scala. Io, un ergastolano finora dimenticato, ero ospite in uno dei teatri migliori al mondo, per assistere a un concerto di strumenti costruiti da me e dai miei compagni.