Life design: cambi prospettiva per cambiare la tua vita

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Per la B.Liver Dafne l'ultimo anno è stato un esercizio di equilibrio tra impegni e benessere. Con la metodologia "Design Your Life", ha imparato a progettare la sua vita in modo creativo; trovando armonia tra salute, lavoro, amore e divertimento.
"LIBERTA'", illustrazione di Aurora Protopapa
"Libertà", illustrazione di Aurora Protopapa.

Una questione di equilibrio: oggi voglio decidere io cosa sia giusto per me

Nell’ultimo anno la mia vita è stata un esercizio di equilibrio continuo: divertiti, ma non troppo perché è pericoloso; impegnati nelle cose che fai, ma non farne troppe perché ti stanchi; viaggia, ma non andare troppo lontano da casa perché non si sa mai; torna a fare sport che ti fa bene, ma non esagerare perché puoi farti male; ribellati se le cose che ti accadono sono ingiuste, ma fai la brava e sii grata. E invece qualche volta non rispetto le regole, mi arrabbio, mi riempio di attività che mi appagano, anche se poi finisco per affaticarmi troppo. È una questione di equilibrio, di nuovo.

La Life Design Lab della Stanford University

Solo che oggi voglio essere io a decidere qual è quello giusto per me. Per farlo, mi alleno quotidianamente contro la quasi inevitabile tendenza a guardare ai miei problemi con cecità, a dare sempre la colpa a qualcos’altro quando non mi sento totalmente soddisfatta, perché questo mi deresponsabilizza ed è più facile così. Cambiare prospettiva (fare reframing) è stata la chiave nel processo di ricerca del mio equilibrio: me lo ha insegnato la metodologia «Design Your Life». Questa metodologia arriva dal Life Design Lab della Stanford University e si basa sull’idea che le persone possano applicare i principi e gli strumenti del design thinking – solitamente utilizzati dai/dalle designer per costruire prodotti o servizi – per progettare la propria vita.

Design Your Life fornisce tecniche ed esercizi molto pratici per allenare il pensiero creativo e progettuale che permette alle persone di immaginare e costruire diversi piani di vita, superando l’idea che per ognuno di noi esista una sola alternativa possibile, un solo futuro da immaginare, e da vivere. «Una liberazione non da poco», ho pensato la prima volta che ho partecipato a un workshop su Design Your Life, perché in quel momento non avevo idea di chi volessi essere, di quale alternativa scegliere tra i tanti sogni che avevo: la strada del «per sempre» mi faceva paura. Volevo ideare, «prototipare», testare, fare errori e ricominciare a creare il mio futuro. Ed è su questi principi che si basa la metodologia.

La vera liberazione è arrivata nell’ultimo anno: quando ho imparato a stare in equilibrio

Ma la vera liberazione è arrivata proprio nell’ultimo anno, in un periodo in cui mi veniva chiesto di concentrare tutte le mie energie per non cadere, per stare in equilibrio per l’appunto. Che cos’era per me l’equilibrio in quel momento? Di che cosa avevo bisogno per stare meglio? Design Your Life mi ha spinta a riflettere su quanto mi sentissi appagata rispetto a più dimensioni della vita: amore, gioco, lavoro e salute. C’era armonia tra loro?

“La vera liberazione è arrivata proprio nell’ultimo anno, in un periodo in cui mi veniva chiesto di concentrare tutte le mie energie per non cadere, per stare in equilibrio per l’appunto. Che cos’era per me l’equilibrio in quel momento? Di che cosa avevo bisogno per stare meglio? Design Your Life mi ha spinta a riflettere su quanto mi sentissi appagata rispetto a più dimensioni della vita: amore, gioco, lavoro e salute. C’era armonia tra loro?” Immagine generata con sistema di intelligenza artificiale Bing Image Creator.

Era un pomeriggio di settembre, da qualche settimana avevo ripreso regolarmente il mio lavoro e le mie attività di tutti i giorni dopo un periodo di stop forzato, stavo meglio e non vedevo l’ora di ricominciare a progettare il mio futuro. Così ho preso carta e penna, il libro Design Your Life e ho iniziato a scrivere l’esercizio sul mio quaderno. Sono partita dalla salute: quanto mi sentivo appagata rispetto a quella dimensione? Decisamente poco, ma stavo già facendo di tutto per stare meglio: fare i controlli, mangiare bene, seguire le terapie, ascoltare il mio corpo, fermarmi. Non potevo fare altro.

Era un «problema di gravità», è così che la metodologia definisce i problemi su cui non si può agire e quindi su cui è inutile concentrare i propri sforzi. Poi ho provato a guardare verso un’altra direzione: quanto mi divertivo? Ecco, non riuscivo più a divertirmi, e fino a quel momento non me ne ero mai accorta. Avevo appena fatto reframing: sul gioco potevo agire, e questa era già una grande fortuna. Oggi sono passati 7 mesi da quando ho fatto quell’esercizio, ho appena finito l’articolo e ora qui è notte fonda. Spengo la luce e guardo fuori dalla finestra: sono a New York, decisamente lontano da casa, e mi sto divertendo tantissimo.

– Dafne Palazzo

In quel momento non avevo idea di chi volessi essere, di quale alternativa scegliere tra i tanti sogni che avevo: la strada del «per sempre» mi faceva paura. Volevo ideare, «prototipare», testare, fare errori e ricominciare a creare il mio futuro. Ed è su questi principi che si basa la metodologia.”

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