Creare un mondo senza tabù dove trovo amore e amicizia

Autori:
La B.Liver Lisa esplora temi come identità di genere, lutto, e sesso adolescenziale; riflettendo sulla libertà senza limiti e sulla crescita.
"“Inizio a riflettere a quanto ognuno stia nel suo: se l’affrontare qualsiasi argomento non ci abbia resi troppo leggeri, se avere tutto non ci separi nelle relazioni.” Illustrazione di Paola Parra.
“Inizio a riflettere a quanto ognuno stia nel suo: se l’affrontare qualsiasi argomento non ci abbia resi troppo leggeri, se avere tutto non ci separi nelle relazioni.” Illustrazione di Paola Parra.

Ho creato un mondo senza tabù: una libertà che diventa prigione

Di solito, quando scrivo racconti la fantasia viaggia e la storia viene da sé. Non ci penso: le parole arrivano autonome sul foglio. Certo, lavoro parecchio sulla forma, ma nessuno meglio dei protagonisti riesce a guidarmi. Questa volta non è stato così. Ho dovuto impostare l’intero scheletro della storia, nessun suggerimento da parte dei personaggi. È stato difficile creare un mondo senza tabù, anche se portato all’estremo, quasi fosse pura fantasia; la possibilità di essere e accettare tutto senza pregiudizi, nel mio immaginario, paradossalmente toglie peso a questioni che hanno necessità di essere pensate e considerate, quindi una libertà che diventa prigione.

La storia di Alex

La mia migliore amica Alex, o perlomeno questo era il nome con cui si faceva chiamare da metà quarta elementare fino a due mesi fa, con i primi accenni di pubertà ha voluto assumere degli ormoni. I suoi genitori l’hanno assecondata senza problemi, e non richiedendo aiuti esterni. «La mia anima non vuole questo corpo», diceva mentre la prima taglia di reggiseno avvolgeva il suo petto. «Perché rovinare il suo benessere quando posso aiutarla io tranquillamente?», si chiedeva Veronica, madre di… Alessia. Già, ora, compiuti i sedici, si è resa conto di aver fatto un enorme errore bloccando il suo sviluppo. Dopo anni che per nascondersi la vedevo con capelli corti, pantaloni larghi, magliette abbondanti e scarpe da ginnastica, mi trovo davanti una ragazza con tacchi, vestito lungo aderente, trucco e parrucca per evidenziare fisico e le forme che fino a poco prima voleva bloccare.

Se non avessi conosciuto a memoria ogni singolo tratto del suo viso, o corpo, probabilmente non sarei stata in grado di riconoscerla. Ancora oggi, ci sono dei momenti di confusione da parte di amici e compagni, ma persino mia. E lei si infuria, come se per noi fosse facile cambiare comportamento e atteggiamento nei suoi confronti, ma anche l’immagine che ci eravamo costruiti, e ci aveva fatto costruire lei, da un giorno all’altro. Poi si è resa conto che la sua disforia era causata da confusione o paura di trasformazione. La mancanza di ostacoli, quindi soluzioni facilmente raggiungibili, non hanno dato possibilità di riflessione «a lungo termine».

E ancora… un giorno, durante l’intervallo, vedo Marco sul suo banco a piangere. La classe si stringe attorno, fingendo interesse o empatia, mentre si trattava solo di curiosità. «Mio nonno è morto», dice alzando la testa tra un singhiozzo e l’altro. Si avvicina il fratellastro, chiamato dall’insegnante preoccupata, e afferma: «Capita a tutti, è normale, non vale la pena stare male per qualcosa di naturale, di inevitabile. Io non sto soffrendo, eppure il nonno è morto anche a me». Il ragazzo, con gli occhi lucidi, rossi, gonfi, asciuga il naso, e senza dire una parola, va in bagno a sciacquarsi il viso seguito dall’attento consolatore e il gruppo di amici che durante il discorso annuiva, come a voler sostenere la tesi riportata: «Ci siamo passati, passa». Il fratellastro non stava dando il giusto tempo a Marco, e forse neanche a sé stesso, per elaborare i sentimenti, i pensieri su suo nonno e sulla morte.

«Quanto tempo fa hanno avuto rapporti sessuali Adele e Lollo?», chiedo ieri seguendo il flusso delle altre esperienze, situazioni e storie, porgendo il caffè a mia cugina, «Un… due anni fa», risponde lei. «Cavolo! In classe mia nessuno ci è ancora arrivato, e siamo in terza superiore… lei è più piccola di un anno», rifletto ad alta voce. «Sarà, ma dopo quell’esperienza nessuno è più riuscito neanche a sfiorarle le labbra. Non vuole più avere a che fare con il contatto fisico», precisa lei distaccata. Accenna un saluto, ed entra nella sua classe. E io inizio a riflettere, a quanto ognuno sia nel suo: se l’affrontare apertamente qualsiasi argomento, non li abbia forse resi troppo leggeri, o dati per scontati; se avere tutto a portata, non abbia unito solo nell’apparenza, e separato sul piano delle relazioni.

Ora cammino accanto ad Alessia, ma non riesco a spiccicare un suono

Ora cammino di fianco ad Alessia per andare a scuola, ma non spiccico un solo suono. A volte spalanco la bocca e la richiudo poco dopo. Il ragazzo che ormai da settimane corteggia la mia migliore amica non si accorge di nulla, mentre lei ogni tanto si volta, scrutandomi con sguardo interrogativo. La tranquillizzo, e mi alzo la cuffia. Sto cercando di schiarirmi un po’ le idee, ma sembra vogliano fuggire da me. Le gambe, ecco, loro mi avvisano di essere arrivata davanti alle scale: «Almeno qua stai attenta», sembrano dirmi. Do loro ragione, almeno fino a quando non arrivo in classe, e pensando di poter finalmente tornare nei pensieri, vado a sbattere il ventre basso contro lo spigolo del banco. Digrigno i denti, e vado a sedermi. Nessuno chiede nulla. Chi davanti al telefono, chi impugnando la penna è immerso nel diario «segreto», letto da tutta la classe solo per sparlarne di nascosto.

Ormai Giorgio sa di non potersi più sfogare su carta; adesso le sue braccia sono diventate pagine macchiate di rosso, e sapeva che pochi avrebbero provato a parlargli. Perché dovevano fare qualcosa loro, visto che ognuno è libero di agire senza limiti e giudizi? Forse ha ragione Giorgio, forse siamo tutti diversi e poterlo esprimere confrontandosi, ma anche scontrandosi, ci fa crescere. E io continuo a sperare possano essere ancora amicizie, amori, che possiamo ancora essere umani, insieme.

– Lisa Roffeni

“È stato difficile creare un mondo senza tabù, anche se portato all’estremo, quasi fosse pura fantasia; la possibilità di essere e accettare tutto senza pregiudizi, nel mio immaginario, paradossalmente toglie peso a questioni che hanno necessità di essere pensate e considerate, quindi una libertà che diventa prigione.”

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