L’inganno del rientro: Luca, 37 anni, tornato a Milano dopo 7 anni. “mi sono già pentito, ma non avevo scelta.”
«Ho 37anni. L’anno scorso sono tornato a Milano, dopo sette anni passati tra Gran Bretagna e Germania. In poco tempo avevo stretto legami profondissimi, perché in quelle situazioni ci si sente tutti simili, condividendo gli stessi “disagi”, non solo le difficoltà. Mi sono già pentito della mia decisione. Ma non potevo fare altro. Sono ingegnere informatico, mia moglie è copywriter pubblicitaria. A Berlino stavamo molto bene. In un paio d’anni mi avevano affidato progetti importanti che non avrei mai potuto guidare nel nostro Paese.
Lo stipendio è aumentato in un modo che mai mi sarei aspettato, con bonus e premi. Ho deciso di rientrare per due ragioni: i miei genitori, molto anziani, avevano bisogno di aiuto. E poi hanno influito le forti agevolazioni fiscali su cui hanno potuto contare i “rimpatriati” come me, fino alla fine del 2023. In questi mesi però, il governo si è rimangiato gran parte delle riduzioni dell’Irpef per incoraggiare il rimpatrio: un nuovo inganno, senza quelle detrazioni sarei ancora all’estero».
Luca, 39 anni, fa parte del gruppone degli italiani che sono rientrati dall’estero, più che raddoppiati negli ultimi dieci anni, il dato più evidente contenuto nel rapporto «Italiani nel mondo» della fondazione Migrantes della Cei del 2023. È finito dunque il fenomeno della fuga dei cervelli italiani all’estero? Non ancora, perché il saldo tra chi parte e chi ritorna è ancora a vantaggio dei primi, ma la forbice tra le due tendenze si è drasticamente ridotta.
Sull’inversione di tendenza hanno influito, come racconta Luca, le forti agevolazioni fiscali su cui hanno potuto contare i «rimpatriati» e che ora il bilancio dello Stato ha rimesso in discussione. Le agevolazioni introdotte a partire dal 2019 hanno riguardato docenti universitari e ricercatori, che hanno potuto godere, ad esempio, di una riduzione Irpef fino al 90%. I numeri del rapporto Migrantes parlano chiaro. Nel 2012 i «cervelli» rientrati in Italia erano stati 29.000, nel 2021 sono balzati a 75.000: nell’arco di un decennio, complessivamente, i rimpatri sono stati 443.000. Ciò che più importa però, è la differenza tra arrivi e partenze. Questa aveva toccato il dato peggiore nel 2016 (-76.000) per poi risalire progressivamente fino al -19.000 di due anni fa.
– Everett Abrams
“È finito dunque il fenomeno della fuga dei cervelli italiani all’estero? Non ancora, perché il saldo tra chi parte e chi ritorna è ancora a vantaggio dei primi, ma la forbice tra le due tendenze si è drasticamente ridotta. Sull’inversione di tendenza hanno influito, come racconta Luca, le forti agevolazioni fiscali su cui hanno potuto contare i «rimpatriati» e che ora il bilancio dello Stato ha rimesso in discussione.”