“Ciao, come stai?” è la formula più comune quando ci si inizia una conversazione, ma cosa si vuole davvero sapere da una persona?
«Ciao! Come stai?». Questa è la formula che uso spesso per iniziare le conversazioni e credo sia la più utilizzata dalla maggior parte della gente. Quando però si conosce una nuova persona, cosa si vuole davvero sapere? O meglio, cosa vogliamo capire di lei? Personalmente non ho un «cavallo di battaglia», una domanda fissa che rivolgo a chiunque indistintamente, ma spesso, in particolare se conosco un gruppo di persone, mi trovo a porre domande estremamente divisive.
Alcune volte ci si trova a porre domande divisive..
Un esempio? Eccolo: il te migliore è quello al limone o alla pesca? Schieramenti a parte, mi considero una ragazza molto curiosa e quando incontro nuove persone comincio con domande molto generiche per poi lasciarmi guidare dal momento: dallo studio o dal lavoro, per poi passare al tempo libero e spaziare tra musica, cibo, viaggi, sogni, progetti. In pratica trovo più interessante ascoltare le risposte degli altri, che poi si evolvono in pensieri più articolati e del tutto spontanei, piuttosto che inventarmi una domanda bizzarra per poter decifrare chissà quale tratto della personalità.
Chiunque risponde a una domanda soppesando quello che vuole dire, facendo una selezione delle informazioni e cercando le parole adeguate, il tutto con l’obiettivo, intenzionale o meno, di rivelare qualcosa di sé; questo è già interessante per chi ascolta. Devo ammettere però che è divertente ricevere domande inusuali che spesso, per quanto mi riguarda, mettono in crisi: «oddio, non ci avevo mai pensato!». Fantasmi, poteri magici, Paesi, lingue, un miscuglio di temi che consideriamo banali o fuori dalla nostra portata, ma che effettivamente lasciano trapelare un po’ di noi, anche nelle risposte minime. A prescindere dal fare domande più classiche o sbizzarrirsi con quelle più ricercate, credo che la cosa che davvero importa è ascoltarsi e non mettersi in difficoltà.
– Debora Zanni
“In pratica trovo più interessante ascoltare le risposte degli altri, che poi si evolvono in pensieri più articolati e del tutto spontanei, piuttosto che inventarmi una domanda bizzarra per poter decifrare chissà quale tratto della personalità.”