Relazioni da scoprire: quanto è importante il dialogo oggi? I social hanno accelerato le nostre conoscenze
Quanto è importante il dialogo oggi?
Quanto realmente pensiamo di conoscerci?
I social hanno parecchio influito sulle conversazioni.
Le relazioni hanno perso valore essendo molto più semplice fare nuove conoscenze, a volte accelerando i tempi, in altre invece, i social possono essere d’aiuto a chi nella vita reale fa fatica ad approcciarsi per timidezza.
Prima, per conoscere una persona serviva tempo, oggi con le chat questo tempo è relativo, ed effettivamente non basta più un «che lavoro fai?», o «che cosa studi?» per poter continuare il dialogo.
Mi verrebbe da dire, in base alle mie esperienze, che le domande più ricorrenti possono essere, un po’ superficialmente, «che posti frequenti?», «quali sono i tuoi interessi?», «cosa fai di solito il weekend?».
Si rischia di cadere nella banalità per la poca argomentazione e la poca autenticità; in questo botta e risposta le domande non saranno mai abbastanza.
Andando sul tema «dal vivo», oggi la scelta più gettonata va per l’aperitivo, in modo da poter essere più sciolti – per noi nativi digitali non abituati al confronto – e le domande, a differenza che nei messaggi, rimangono più trasparenti.
Con il cambiamento della società sono cambiate anche le domande
È cambiata la società e automaticamente sono cambiate le domande: se prima poteva essere importante sapere il lavoro o lo studio conseguito, oggi è più importante sapere quanti ex hai avuto o quanti follower hai su instagram.
Trovo tutto ciò abbastanza triste perché si pensa di conoscere una persona soffermandosi invece solo sull’apparenza, sulla superficialità, solo su quello che la detta persona vuole mostrare di sé, sull’impressione che gli altri ne hanno e sul suo profilo social.
Persone esposte in vetrina e altre col carrello pronte a scegliere quello che, secondo loro, è la confezione di biscotti più buona in base all’immagine, al prezzo e alla marca: il problema è che questo non è un supermercato ma la vita reale.
A mio avviso i social ci distolgono dalla realtà e da quello che è realmente importante, distorcendo ciò che è normale da ciò che non lo è.
Io l’ho capito qui alla Mammoletta, dove i telefoni non ci sono e mi sento meglio; banalmente, non ho più l’ansia nell’attesa di una risposta, l’ossessione di dover controllare cosa fanno gli altri e ho imparato che i momenti si apprezzano lo stesso, anzi, forse di più, senza bisogno di condividere tutto quello che si fa durante la giornata.
Quando uscirò mi rimetterò sui social? Una domanda che mi pongo spesso.
Sicuramente sì, per non rimanere fuori dal mondo, ma sicuramente non ne farò più l’uso di prima e non permetterò a un apparecchio mobile, o a un’app di occuparmi le giornate libere. Voglio continuare a vivermi i miei momenti. Voglio continuare a parlare col cuore guardando negli occhi. Voglio continuare ad avere la testa libera da certe cavolate prestabilite dalla società.
– I ragazzi della Mammoletta
“Persone esposte in vetrina e altre col carrello pronte a scegliere quello che, secondo loro, è la confezione di biscotti più buona in base all’immagine, al prezzo e alla marca: il problema è che questo non è un supermercato ma la vita reale.”