Intervista a Lucio Rovati: “Nelle ricette l’obbligo di visitare un museo”

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La B.Liver Fiamma ha intervistato il Dottor Lucio Rovati, il quale sottolinea l'importanza della gentilezza e della bellezza in medicina. Promuove l'integrazione delle esperienze culturali come terapia, evidenziando benefici per il benessere fisico e mentale.
"Quando l'arte incontra la medicina".
"Quando l'arte incontra la medicina". Immagine generata con sistema di intelligenza artificiale Bing Image Creator.

Lucio Rovati: quando l’arte incontra la medicina

Sono nel parcheggio del Parco Sculture del Chianti, quando faccio partire la telefonata. Uno squillo, due, e in un attimo mi trovo a chiedermi se sia possibile trovarsi in sintonia con una voce, anche solo dopo pochi secondi di conversazione virtuale. Se la sensibilità è la medesima, la visione la stessa, allora forse sì, è possibile. Che grande dono, le persone gentili.

Lucio Rovati è Direttore Scientifico e CEO di Rottapharm Biotech. È stato assistente in Medicina Interna e ricercatore presso il Dipartimento di Farmacologia Medica dell’Università di Milano. Ha fondato Rottapharm Biotech nel 2014. È professore a contratto in Farmacologia Clinica presso l’Università di Milano-Bicocca. È autore di oltre 175 pubblicazioni.

Dottor Rovati, pongo a lei – uomo di scienza, medico di formazione e da oltre quarant’anni ricercatore nel settore – la domanda più difficile di questi tempi: osservando il mondo che ci circonda, con una pandemia alle spalle e immersi tra conflitti internazionali, malumori politici e sociali… che cosa possiamo fare? Con un’umanità che «arretra», come alimentiamo gentilezza? Perché questa non è ancora una voce da inserire nel CV?

«Credo che, soprattutto in questo momento, abbiamo fermamente bisogno di gentilezza e di bellezza. Lo dico pensando a mia figlia, che è in prima linea, in Pronto Soccorso. Lo dico perché tutti i giorni si scontra con dinamiche relazionali medico-paziente e confermo: la gentilezza dovrebbe essere non solo inserita in una voce del CV, ma anche insegnata a scuola, all’università, con dei corsi specifici. Corsi di scienze umane, di vicinanza al paziente. Molte facoltà lo fanno già, ma dovrebbe diventare davvero un passaggio fondamentale per i professionisti d’ospedale. Nel momento in cui il medico è gentile, allora anche i pazienti – e soprattutto i familiari dei pazienti – diventano gentili. Gentilezza e bellezza, dicevo.

È quest’ultima che per prima ci predispone alla gentilezza, abbassando tutti quei valori di stress – e lo dico da ricercatore – di cui tutti noi soffriamo oggi. Questo amore per la bellezza l’ho ereditato da mio padre, Luigi Rovati, che ne era rapito. Lui, infatti, oltre ad essere medico, farmacologo e grande imprenditore, era un collezionista, estimatore di archeologia e di storia del mondo antico. Per questo con la Fondazione che porta il suo nome – che si occupa sia di ricerca scientifica che di attività culturali – abbiamo dato vita a uno spazio in Corso Venezia, a Milano, che chiamiamo “Museo gentile”. Un luogo che vuole avvicinare all’arte e alla sua comprensione, che accoglie con cura i visitatori avvicinandoli ad ogni storia del passato».

Medicina e bellezza quindi, dialogano, parlano la stessa lingua. Conferma la stretta correlazione tra l’una e l’altra?

«Da un punto di vista scientifico è proprio ciò che sto cercando di dimostrare. La ricerca che portiamo avanti volge lo sguardo a rivelare come la frequentazione culturale – sia essa in un museo, un teatro, un’opera lirica o un concerto – possa modificare in senso favorevole i parametri di benessere. Con i miei collaboratori stiamo applicando lo stesso metodo scientifico della ricerca farmacologica nel verificare l’effetto di una visita museale sui parametri fisiologici di benessere. C’è già tanto nella letteratura di settore, però quello che manca a noi scienziati è proprio l’approccio rigoroso di ricerca, che ci permetta di dire inequivocabilmente e in maniera obiettiva, come e su che parametri effettivamente tale frequentazione culturale migliora il benessere nel tempo. Parlo di una predisposizione ripetuta, di una serialità, e non di una sola visita, ovviamente».

Dottor Rovati, mi sta dicendo che in un futuro i medici potrebbero inserire in ricetta ai pazienti delle visite culturali nei luoghi dove si custodisce bellezza?

«Ecco, centrato il punto. E ciò accade già: esistono già Paesi del mondo – per esempio il Belgio e il Canada – in cui i medici possono optare per questo tipo di prescrizione all’insorgere di alcune patologie, o anche semplicemente per prevenirle, abbassando i livelli di stress. Parliamo di malattie cardiovascolari, ma anche di quelle oncologiche».

Stiamo parlando di una nuova visione, un nuovo umanesimo?

«Per noi la scienza è fondamentale, fondante, indispensabile. La scienza deve continuare a proseguire dritta come un fuso, ma non deve essere asettica. Deve avvicinarsi – o riavvicinarsi – alle scienze dell’umanesimo. Noi stiamo proprio cercando di coniugare ciò che la scienza può dimostrare con quello che una partecipazione a un’esperienza umanistica può stimolare, da un punto di vista fisiologico e biologico. Dirò di più, perché qui tutti dovremmo fare un passo avanti: dobbiamo insegnare alla bellezza e alla gentilezza. Gli insegnanti, le scuole, le famiglie… ma anche i musei. Dobbiamo predisporre i più giovani alla cultura e all’arte. Ciò vuol dire proporre loro le cose con equilibrio. Non collezioni archeologiche con migliaia di pezzi affastellati uno sull’altro, ma dei racconti, delle storie».

Mi viene in mente un’intervista al grande Philippe Daverio, in cui aveva fatto sorridere il pubblico dicendo «La gente va nei musei, guarda 400 quadri in un’ora e mezza, torna con dei piedi gonfi e va alla ricerca di una coca cola tiepida, per dimenticare l’esperimento e dicendo: mai più!». Possiamo dirci che non sono solo le scelte di allestimento ma la fusione tra queste e la passione dei maestri?

«Certamente. La selezione degli oggetti in un museo è fondamentale, per senso e numero. Deve anch’essa essere inclusiva. Allo stesso modo, però, non possiamo non dirlo: tutti noi ci ricordiamo di alcuni docenti che abbiamo avuto. Uno, magari due, in tutta la nostra carriera scolastica. E non ce li ricordiamo perché erano simpatici, bensì perché erano con noi gentili. Gentili nel regalarci il loro sapere, la loro passione. Gentili nel regalarci bellezza».

– Lucio Rovati

“Per noi la scienza è fondamentale, fondante, indispensabile. La scienza deve continuare a proseguire dritta come un fuso, ma non deve essere asettica. Deve avvicinarsi – o riavvicinarsi – alle scienze dell’umanesimo. Noi stiamo proprio cercando di coniugare ciò che la scienza può dimostrare con quello che una partecipazione a un’esperienza umanistica può stimolare, da un punto di vista fisiologico e biologico.”

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