Il Bullone alla Camera: l’esperienza di Salvatore Cristiano Misasi
Cosa c’è dietro l’angolo? Molto spesso è difficile prevederlo, a volte la vita riesce a costruire sorprese che neanche la mente più fantasiosa avrebbe mai immaginato. È iniziata come una vera e propria sorpresa, l’avventura che mi ha portato alla Camera dei deputati, proprio come un fulmine a ciel sereno. Quando il 30 Aprile, ho ricevuto il messaggio da Sofia Regre Reinach, (direttrice generale della fondazione Bullone) che mi invitava a partecipare alla riunione che si sarebbe tenuta alla Camera: non potevo credere a quello che leggevo, per qualche ora ho abbassato e alzato la tendina del telefono alla ricerca di una risposta adeguata e anche se la data era ancora lontana, potevo sentire l’adrenalina che saliva e faceva aumentare i battiti del cuore, era qualcosa di grande, un impegno, un ostacolo che mi sembrava invalicabile.
L’adrenalina giunta ormai a un livello incontrollabile, alla fine rispose al posto mio e così accettai. La data del grande evento si avvicinava sempre di più, e io ogni giorno cercavo di far evolvere il discorso che avrei presentato dinnanzi a tutti. Anche se tutto era pronto, biglietti e prenotazione d’albergo, non avevo ancora focalizzato l’idea di dover andare a parlare alla Camera: più che un avvenimento concreto mi sembrava un sogno dal quale non mi ero ancora svegliato. La settimana prima, ci fu la riunione di redazione, e quando Sofia annunciò la notizia e la mia conseguente partecipazione, seppur da dietro uno schermo, intravidi l’ entusiasmo collettivo che in qualche modo mi diede la giusta carica per poi entrare alla Camera. Il 14 Maggio presi il Freccia rossa che da Paola, in provincia di Cosenza, mi avrebbe portato fino alla capitale: avevo passato la notte in bianco, il countdown stava per finire, e dentro di me emozioni contrastanti si scontravano in una lotta senza esclusioni di colpi. Se da un lato avevo la grinta di voler divorare Montecitorio per provare a portare con il mio piccolo contributo ancora più in alto il mitico Bullone, dall’altra sapevo di essere l’unico rappresentante dei B.Liver e di dover dar voce a tutti i miei amici che in quel momento non erano presenti.
Onore e responsabilità
Onore e responsabilità: forse con questi due protagonisti si potrebbe riassumere la guerra che ardeva dentro di me. Il pomeriggio decisi di fare una passeggiata tra le vie di Roma, per non dare troppo peso all’impegno che mi attendeva. Da Piazza Cavour arrivai al Vaticano, la bellezza della città eterna non muta mai, seppur dovetti fare tutto il tempo off-road con la mia sedia a rotelle, per ottemperare all’insolenza delle infinite barriere architettoniche che volevano ostacolarmi, colsi l’occasione per parlare con i passanti e restaurare la mia spontaneità nei dialoghi. La sera era ormai scesa sul Cupolone e l’arrivo di Sofia ed Ester mi rallegrò. A cena molti furono i temi, ma a dominare la scena era l’impegno della mattina successiva. Durante la notte ripensai alla parte finale del mio motto di vita che è «Sogna, combatti e merita» e pensai: «se il destino mi ha portato qui è perché ho sognato con passione, ho combattuto duramente e dunque merito di essere qui», poi ricordai una lezione di vita che un giorno Bill Niada (Fondatore del Bullone) ci impartì: «Se vi invitiamo a partecipare a un progetto, è perché siamo certi che avete le capacità per concretizzarlo. Dovete avere fiducia in noi!».
La mattina del 15 maggio la guerra era vinta
La mattina del 15 maggio la guerra era vinta, così dopo aver indossato i vestiti che il dress code richiedeva, mi avviai verso la destinazione. La Camera dei deputati è l‘istituzione trasformata in palazzo, con le sue bandiere, le sue procedure e la sua aria regale è in grado di incantare tutti i suoi visitatori. I corridoi che mi portarono sin dentro la Camera mi sembravano interminabili, tuttavia giunse il momento e ci accomodammo con i ministri. Per accedere alla colossale scrivania vi erano due rampe, mentre alle nostre spalle padroneggiava la scena la scritta dorata «Camera dei deputati» su uno sfondo di stoffa blu. Bill Niada aprì la conferenza, il suo carisma arrivava in ogni angolo della sala, poi arrivò il mio turno e parlare dopo il fondatore non fu cosa facile, il mio cuore arrivò a battiti talmente alti che sembrava volesse fratturarmi le costole, ma era il battito di chi vuole dare il meglio di sé. Mi ero prefissato 4 punti: il mio incontro col Bullone, il Bullone e il suo impegno sociale, il Bullone e i progetti culturali e come la società potrebbe migliorare con la filosofia del Bullone. In qualche modo riuscii a dire ciò che volevo, la mia anima avrebbe voluto raccontare altre mille storie, ma purtroppo il tempo era limitato, Sofia mi succedette e con la sua radiosa energia e naturalezza riuscì a colpire le coscienze di tutti, portando l’atmosfera delle riunioni di redazione al tavolo degli onorevoli. Dopo tanto tempo mi sentivo bene, in alto, ma non sul tetto di un edificio qualunque, piuttosto in un piano intermedio di un grattacielo di Porta Nuova.
– Salvatore Cristiano Misasi
“Se da un lato avevo la grinta di voler divorare Montecitorio per provare a portare con il mio piccolo contributo ancora più in alto il mitico Bullone, dall’altra sapevo di essere l’unico rappresentante dei B.Liver e di dover dar voce a tutti i miei amici che in quel momento non erano presenti.”