Street art: artisti che lavorano ai margini
L’identità di una persona è sempre legata a un luogo, e fin dal suo apparire la vita umana abita una casa. Essa funge da identificatore dello stato sociale di un individuo, ma serve principalmente come riparo in cui, la privacy può esercitare i propri diritti. L’anima abita il corpo, come la vita umana abita una casa. Ma c’è chi una casa non ce l’ha. L’homeless è la persona definita per difetto: senza casa, senza identità, senza progetto, senza relazioni e senza visibilità. Per queste persone vivere si trasforma in erranza, dormendo su un cartone, cercando angoli protetti nel luogo pubblico della città. La condizione dei senzatetto, è l’icona di una società che esclude chi non riesce a stare al passo con uno stile improntato al successo, alla rapidità, al consumo.
All’interno di questa prospettiva, l’esperienza artistica viene condotta alla lotta, attraverso la quale il soggetto, senza soccombere, ma anche senza soltanto distruggere, prova a comprendere, coltivare e custodire il mondo che lo contorna; abita quindi, proprio ciò che lo eccede e inquieta. Non solo, l’arte è l’espediente, lo strumento per trovare il bello.
L’unica forma d’arte che è in grado di arrivare a tutti, dal più povero al più ricco, che convivono lo stesso mondo ma in modi e con possibilità nettamente diverse, è l’arte di strada. Se l’arte viene realizzata nel pieno rispetto dell’ambiente è in grado di apporre maggior bellezza al territorio in cui viviamo.
Piano piano la street art ha invaso il mondo, indipendente dai limiti della lingua, della fede, della cultura e, in particolare, indipendente dall’obbligazione economica: la street art giunge ovunque, anche nelle aree più desolate e decadenti del mondo, perché conquista il cuore delle persone. È una forma d’arte assolutamente democratica: è autonoma, brutale, audace e sensuale. Gli street artist lavorano costantemente in situazioni instabili, con pioggia o sole ardente, in posti selvaggi e scomodi, nel fulcro della giungla metropolitana, sotto i ponti dove non passa nessuno, in luoghi appartati e dimenticati della città, spesso critici e poco sicuri. La loro è a tutti gli effetti una rivoluzione artistica, che procede, senza sosta, sempre più entusiasta e appassionata.
Nonostante il fatto che oggi avrebbero maggior consenso della società, molti street artist continuano a lavorare ai margini, in latitanza. Perché? Per fare la differenza, per essere innovatori, per suscitare e infondere, grazie ai pennelli e alle bombolette, libertà. Libertà, indipendenza ed eccentricità che si riscontrano, ad esempio, nelle opere di Jean-Michel Basquiat. Grande artista, inquieto e ribelle, considerato uno dei primi street artist. Basquiat, che viveva per le strade della New York degli anni 70, piena di tentazioni e insidie, si aggrappava totalmente alla sua arte per sopravvivere. Molto amico di un altro importantissimo artista di strada: Keith Haring. Con le sue figure semplici e concilianti ha toccato temi urgenti come l’ingiustizia sociale, il razzismo, la droga, il capitalismo, la felicità e il sesso. L’artista ha spiegato: «L’arte non è un’attività d’elite riservata al piacere di pochi, l’arte è tutto e questo è il motivo per cui lavoro per strada».
L’esperienza di Skid Robot, che disegna sui muri degli spazi occupati
Skid Robot è lo pseudonimo di un artista di strada di Los Angeles non identificato. I murales che realizza hanno la finalità di diffondere messaggi sociali, concentrandosi in modo particolare sulla problematica dei senzatetto e della grande povertà della zona conosciuta come Skid Row. Dipinge, tramite bomboletta, oggetti per la casa, come biancheria da letto e mobili, ma lo fa proprio nelle zone dove dormono o si adunano i senzatetto, per sottolineare l’assenza di riparo e beni domestici primari.
Crea per loro delle case e dei sogni immaginari: letti, cuscini, tappeti, finestre che si affacciano sulla luna, ma senza improvvisare. Skid Robot prima di creare parla con i senzatetto, dedica loro attenzioni, cerca di conoscerli e indaga sui loro bisogni, stringe amicizia e li convince a farsi dipingere lo spazio che abitano temporaneamente, così che la persona senza dimora diventi parte integrante dell’opera. L’artista utilizza Instagram come mezzo di propagazione del suo lavoro, rimandando a siti di crowdfunding, per raccogliere fondi a sostegno dei soggetti dei suoi lavori.
Disegnare sui muri è un’azione vecchia quanto l’umanità: dalle celebri pitture rupestri delle grotte di Lascaux, ai messaggi e alle figurazioni su pietra degli antichi Romani. Oggi però, la street art ha lo scopo di portare l’arte nelle strade, facendo dell’ambiente pubblico una galleria a cielo aperto, utilizzando temi politici e sociali per cercare di attrarre l’attenzione del pubblico e invitarlo a riflettere.
– Margherita Verzocchi
“Piano piano la street art ha invaso il mondo, indipendente dai limiti della lingua, della fede, della cultura e, in particolare, indipendente dall’obbligazione economica: la street art giunge ovunque, anche nelle aree più desolate e decadenti del mondo, perché conquista il cuore delle persone. È una forma d’arte assolutamente democratica: è autonoma, brutale, audace e sensuale.”