Incontri speciali: Egidio Amoretti e Corte Parma

Autori:
Egidio Amoretti, imprenditore e titolare dell'azienda Corte Parma, racconta la sua passione per i giovani e i tanti progetti di cui si occupa.
I B.Liver in visita all'azienda Corte Parma.
I B.Liver in visita all'azienda Corte Parma.

Un’antica passione per le cose buone

L’anno scorso Bill era stato invitato a raccontare della Fondazione ad alcune classi di un liceo scientifico di Parma. Tra quegli studenti era seduta una ragazza che, una volta tornata a casa, ha raccontato al padre di averci conosciuto, spiegandogli la storia di Bill, del Bullone, di quello che facciamo e di come lo facciamo…

Lo ha fatto con tale entusiasmo, che appena il padre ha avuto modo di entrare in contatto con noi, sul viso di quest’uomo è comparso un sorriso che ritorna indelebile ad ogni occasione d’incontro; un affetto e una stima indiscussi hanno da subito segnato ogni sua parola e gesto, facendo immediatamente emergere senza filtri la pasta dell’uomo che avevamo davanti: Egidio Amoretti, imprenditore parmense.

Naturalmente, un uomo così non può che affrontare con grande passione e partecipazione ciò che fa ogni giorno, tra cui occuparsi della sua ghiotta realtà, «Corte Parma» e, ora, «Amoretti».

«Egidio, come sei arrivato a realizzare tutto questo?», non riesco a non chiedergli.

«Premesso che non mi piace parlare del passato e preferisco parlare del futuro», risponde naturalmente sorridendo, «ho cominciato come operaio all’estero quando ancora non ero laureato; poi, una volta terminati gli studi, ho fatto la mia carriera pian piano e sono andato a lavorare come Ad per Corte Parma, perché il gruppo dove lavoravo l’aveva rilevata. Poi, a fine 2011, insieme a un altro socio abbiamo deciso di comprare l’azienda e così nel 2012, a quarantadue anni, ho cominciato a fare l’imprenditore. Eravamo una trentina e adesso siamo trecentocinquanta!», sorride ancora, «ma il passato non conta nulla, ciò che conta è ciò che fai l’anno successivo. Il passato lo guardo per non commettere gli stessi errori due volte, per imparare, come dalla storia. Certo, vorrei avere vent’anni di meno per poter fare ancora di più!».

«Oggi ci avete ospitato e fatto scoprire la vostra realtà aziendale, piena di giovani, e ci avete fatto incontrare le Zebre Parma, con cui collaborate da anni. Vi faccio i complimenti per lo spirito meraviglioso e la complicità con cui lavorate. Bello vedere insieme tante persone impegnate e sorridenti», gli dico senza complimenti, nella sala stampa dove ci siamo seduti per fare due chiacchere, non lontano dal campo da rugby.

«Grazie, penso davvero debba essere così; poi il lavoro è lavoro, ci sono momenti belli e altri meno belli, come è normale. Io ho una passione per i giovani sul lavoro e fuori dal lavoro. Il mio interesse per il rugby, ad esempio, è nato con i bambini, con i miei figli e i miei nipoti, ed è continuato con le Zebre. Da nove anni collaboriamo con loro, giovani sani che praticano un’attività sportiva. Ho sempre usato le mie esperienze e competenze legate ai giovani. Ad esempio, faccio parte del Cda di Food Farm, una fabbrica realizzata per gli studenti degli istituti agrari e alberghieri, dove i ragazzi vengono formati sulle ultime tecnologie, realizzano i prodotti e imparano a farli; vendendoli, non solo si pagano tutti i costi della struttura, ma siamo anche riusciti a donare all’Istituto Oncologico pediatrico di Parma».

«La mia passione per i giovani è profonda ma non è esclusiva», prosegue Egidio «qui ci sono persone di tutte le età, ma la cultura italiana è molto gerontofila e i giovani spesso si trovano svantaggiati. Ci sono però giovani che hanno voglia di fare, si vogliono mettere alla prova: noi spieghiamo loro molto bene che se vogliono avere certe responsabilità, queste vanno assunte insieme alle conseguenze. È fondamentale sviluppare prima possibile un senso di ownership (termine che va oltre la responsabilità), ovvero la gestione di un progetto, del lavoro come se fosse una cosa di tua appartenenza: l’atteggiamento cambia. Preferiamo l’idea che si faccia esperienza sbagliando piuttosto che aspettare che qualcun altro decida per te».

«Mi occupo anche di formazione post-universitaria in tema di sostenibilità da cui escono giovani professioniste come Linda, Martina e Irene, che lavorano con me in azienda. La nostra azienda fa parte di un progetto che si chiama “WellDone”, dove una quindicina di imprese si scambiano le best practice in ambito di welfare aziendale. Nessuna azienda è un’isola felice, difficile essere un’azienda che va bene in un territorio che va male, direi quasi impossibile; invece, è molto più facile che un’azienda vada bene in un territorio che va bene».

Serietà, passione, attenzione, cura, impegno e visione: questo risalta dalla giornata di oggi.

Ora comprendo il cuore, grigliato a puntino, che fa da logo a questa illuminata realtà.

Diffondi questa storia

Iscriviti alla nostra newsletter

Newsletter (sidebar)
 
 
 
 

Potrebbe interessarti anche:

Torna in alto