La convivenza in via Padova, dove si sperimenta la vita insieme senza violenza

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Il B.Liver Alessio ci racconta la convivenza in via Padova a Milano: spesso associata a degrado, è in realtà una zona vivace con molte attività e comunità etniche, ricca di iniziative sociali e investimenti per migliorare la vita quotidiana.
Foto di via Padova, Milano.
Foto di via Padova, Milano.

La convivenza in Via Padova, Milano

Per abitudine si pensa che via Padova sia una zona malfamata e degradata, a tratti invivibile. Prostituzione, spaccio di droga, criminalità, insicurezza. 4 chilometri di strada, un viale pieno di negozi, attività, persone, edifici, case vecchie, case nuove e in costruzione che non ne fanno una zona abbandonata a sé stessa. Una zona che si estende da piazzale Loreto sino a Crescenzago, con tante comunità ed etnie ad abitarla. Via Padova va ben oltre quello che si dice sul suo conto. Per conoscere la sua vera anima bisogna starci, girarla, parlare con chi ci entra in contatto quotidianamente. Una zona in realtà molto fornita, dotata di qualsiasi risposta ai bisogni e alle necessità, dal parrucchiere alla macelleria, dalla panetteria al negozio di alimentari, oreficerie, agenzie immobiliari, autoscuole e centri massaggi, oltre che tanti bar e locali che permettono anche una buona movida. Bar-ristoranti, pizzerie dove si ritrovano sempre tanti giovani del posto. Delle volte la movida va fuori controllo, come racconta Don Gabriele, il parroco di quartiere. Anziani, giovani, persone di diverse etnie.

Le persone che si vedono sono semplici, vanno a fare la spesa o a svolgere i loro impegni quotidiani, gli abiti non sono firmati, ma quello che conta davvero qui è che ci sia qualcosa da mettersi addosso. Anziani fuori dalle tabaccherie, come si vede in tante altre zone, ma anche qualcuno che dorme sulle panchine, a testimonianza delle difficoltà di alcune persone.

Si fanno anche investimenti in questa zona, troviamo un grande spazio verde con una recinzione su cui c’è un cartello di vendita di 4 locali tra via Padova e via Vittorelli. La 56, il principale autobus di quartiere, fa avanti e indietro per via Padova, raccoglie e scarica tanta gente di continuo; l’elettrico è arrivato anche qui, e questo è un buon segno di come Milano non abbandoni a sé alcune zone rispetto ad altre. Vicino a via Arquà troviamo il Mosso, ex convitto del Trotter, rivitalizzato e affidato a un’associazione per la promozione sociale. Mosso ha anche spazi di svago e intrattenimento, musica, arte, iniziative sociali, ristoranti e bar. Come detto prima, per conoscere via Padova è però necessario chiedere a chi la vive ogni giorno.

Foto di via Padova a Milano.

In merito, quindi, ai discorsi sulla convivenza abbiamo strappato delle dichiarazioni a Don Gabriele della Parrocchia di San Giuseppe dei Morenti, che dice: «la parrocchia può essere uno spaccato del quartiere, vengono anche musulmani e stranieri che si incontrano con italiani. Oggi comunque, questi stranieri sono italiani, i bambini possono aiutare i genitori a imparare la lingua. Poi la malavita c’è ovunque, ma io anche con musulmani ho sempre trovato cordialità, ci ho sempre discusso civilmente, anche di Dio». Anche in chiesa don Gabriele ha potuto assistere a una grande affluenza di stranieri, tantochè ci ha snocciolato qualche dato: nel 2020 su 19 battesimi 11 erano stranieri, nel 2021 su 16 battesimi 11 erano stranieri, nel 2022 su 25, 15 erano stranieri.

Dei matrimoni, delle cresime, e dei funerali lo stesso. Il don continua: «qui c’è un ceppo dello Sri Lanka, un ceppo dell’America Latina, un ceppo delle Filippine, anche nel consiglio pastorale ci sono persone di altre etnie. Chiaramente una persona di una determianta etnia andrà d’accordo con una persona con le sue stesse radici, che parla la sua stessa lingua e con le sue tradizioni, però siamo sempre lì, o ti isoli dal mondo o ci sarà occasione di aprirsi alle altre comunità.

Se devo poi fare un discorso politico, dico che una volta c’erano i democristiani, i comunisti, i liberali e si sono messi d’accordo per la Costituzione, oggi invece non ci si riesce a mettere d’accordo su niente e alle Europee non sappiamo chi votare, perché tanti politici pensano al piccolo. Aldilà del fatto che puoi appartenere a un’altra etnia, perché non possiamo parlare? Anche se non la pensiamo allo stesso modo il confronto deve essere sempre contemplato. Poi sui giornali viene reclamizzato che sono solo gli stranieri a creare problemi, ma per esperienza a me è capitato che mi abbiano messo le mani addosso, ma era un italiano. Poi ci sono anche screzi, può capitare che possiamo infastidirci perché una famiglia usa troppe spezie nel proprio appartamento mentre cucina e si sente un odore molto forte, ma lo stesso succede anche per un bar italiano che fa baccano la sera. Qui vicino c’è un bar frequentato da tanti rumeni che fanno festa fino a tardi, delle volte esagerano proprio».

Il don ci racconta poi di alcune iniziative che stanno cercando di portare avanti per creare un maggiore senso di comunità tra stranieri e non. In particolare ci parla di un progetto in cui con il Parco Trotter e Villa Pallavicini c’è l’idea di realizzare un evento portato avanti dall’assemblea sinodale del decanato e di far partecipare chiunque voglia a iniziative di vario tipo. Un paio di incontri di questo tipo, in cui partecipano persone di etnie e religione differenti possono essere utili. Insomma, anche la zona di via Padova non demorde ed è piena di vita e iniziative che vogliono rendere migliore e ancora più vivibile una zona che ha tanto da dare, tra risorse e persone con tante diversità.

– Don Gabriele

La parrocchia può essere uno spaccato del quartiere, vengono anche musulmani e stranieri che si incontrano con italiani. Oggi comunque, questi stranieri sono italiani, i bambini possono aiutare i genitori a imparare la lingua. Poi la malavita c’è ovunque, ma io anche con musulmani ho sempre trovato cordialità, ci ho sempre discusso civilmente, anche di Dio.”

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