Intervista a Claudio Honegger di Richmond Italia
Ho avuto l’occasione e, aggiungo, la fortuna di conoscere Claudio Honegger e tutta la squadra di Richmond Italia al Human Resources Forum del 2023, proprio all’inizio della mia avventura con Bill e la fondazione Bullone. E hanno subito lasciato il segno. Per Bill questa collaborazione dura da anni: con Claudio si conoscono dal 2004 quando per la prima volta, all’inizio del Marketing Forum, spinto dalla grande solidarietà subito dimostrata da questo incredibile gruppo, Bill è salito sul palco per raccontare per la prima volta la sua storia, quella di Clementina e della neonata fondazione Magica Cleme.
Tutt’oggi, all’inizio dei forum a cui partecipiamo, quando Claudio e Bill aprono le danze della prima serata si percepiscono subito l’affetto e la stima reciproci, sinceri e profondi, come in uno dei migliori pas de deux, mentre volteggiano tra emozionanti narrazioni…
Ma come nasce Richmond?
«Richmond nasce dal mondo delle fiere» mi racconta Claudio nello splendido scenario del Park Hotel ai Cappuccini di Gubbio, fermandosi un attimo dal suo costante impegno di perfetto padrone di casa «quando il mio socio Mark Rayner, dirigente nel mondo della finanza, ha deciso di inventare questo format, cercando di capire come portare le figure C-level all’interno del mondo della fiera; un format in cui organizzare eventi senza prodotto, dove non c’è bisogno dell’esposizione e dello stand, in una location particolare». Da qui l’idea originaria della nave su cui ospitare gli eventi Richmond, con un sistema di appuntamenti dove ognuno sceglie con chi vuole interloquire e le conferenze a tema a fare da scenario. Una formula che nasce circa nel 1986, diventando subito operativa nel 1987. «Anche qui in Italia, per i primi anni, abbiamo utilizzato le navi» spiega Claudio «poi il modello diventava difficile per noi e quindi ci siamo spostati nel mondo dell’hotellerie. I primi due eventi “a terra” abbiamo provato a farli a Milano, il primo alla Borsa mentre l’anno successivo ci siamo spostati in una villa ad Agrate, nella Brianza, con l’intento di togliere le persone dal loro contesto lavorativo quotidiano, ma non ha funzionato. Quindi, abbiamo cominciato a farli qui a Gubbio e poi, successivamente, anche al Grand Hotel di Rimini».
Attualmente Richmond Italia, che quest’anno ha compiuto 30 anni, organizza 25 forum professionali in cui esperti, manager di aziende e fornitori possono incontrarsi e fare network grazie a un sistema avanzato di gestione delle agende e l’anno prossimo ne sono previsti ben 27. «In realtà» aggiunge Claudio sorridendo «avrei l’obiettivo di arrivare ad una cinquantina di eventi entro il 2030; ho un piano di sviluppo abbastanza importante e poi vorrei aprire anche in altre tre nazioni: Germania, Polonia e Francia; infine, sto lavorando su una nuova piattaforma…vorrei raggiungere tutti e tre gli obiettivi entro il 2030 perché poi vorrei girare il mondo in barca!». Ridiamo ma la visione di quest’uomo è davvero invidiabile.
Qui a Gubbio, in questi giorni, con Bill e i B.Liver stiamo partecipando alla seconda edizione del Sustainability Forum, dedicato appunto alla sostenibilità. Anche noi, come tutti, siamo zeppi d’incontri interessanti per dare vita a progetti lavorativi a venire mentre i nostri giornalisti sociali si lanciano in interviste ai partecipanti del forum per la rivista Reach che curiamo per Richmond.
Mi sorge spontaneo domandare quale e quanta impronta sostenibile c’è, in generale, in questi forum.
«Bisogna capire cosa intendiamo per sostenibilità» risponde sagacemente Claudio: «per me Richmond è sostenibile da sempre perché da sempre favoriamo la sostenibilità delle relazioni. Siamo attenti all’ambiente, ma ci interessa e ci è sempre interessata soprattutto la parte sociale nel senso dei rapporti e delle relazioni con le persone. Io, ad esempio, metto qualcosa di speciale nelle relazioni perché per me sono gran parte del successo nella vita, non solo nel lavoro. Mi piacerebbe anche che i giovani avessero sempre più una visione di crescita professionale all’interno di Richmond, per rimanere e non essere solo di passaggio». Qui a Gubbio, ad esempio, spicca la sinergia con l’Associazione Terracomunica dell’amico e fotografo Paolo Tosti. Terracomunica organizza e sostiene eventi legati alla sostenibilità sociale, offrendo prospettive che favoriscono la riflessione attraverso vari campi del sapere umano; l’obiettivo è quello di ristabilire la comunicazione delle persone con la terra e i suoi territori, valorizzando le tradizioni per mantenere uno stretto contatto con la cultura da cui proveniamo.
Con questo stesso spirito collaborativo nasce, quindi, anche la relazione con Bill e fondazione Bullone?
«Faccio una premessa: fin dall’inizio, l’obiettivo di Richmond è stato mettere al centro anche del business la componente umana e relazionale, human to human come recita il motto dell’azienda» sottolinea Claudio. «La collaborazione con il Bullone nasce da un bellissimo incontro proprio con Bill nel 2004 quando era mancata da poco Clementina e lui venne sulla nave a raccontarsi e a presentare la fondazione Magica Cleme per la prima volta. Da quel momento, tutti noi siamo sempre stati in maniera continuativa vicino a Bill, alle sue fondazioni e ai suoi bellissimi progetti. Bill e il progetto Bullone ti danno sicurezza e lui si mette in gioco in prima persona per quello che fa, è un po’ il garante di tutto, sia per la sua storia, sia perché ha smesso di fare l’imprenditore classico per diventare imprenditore sociale; vedendo quello che fa per questi giovani, ti fidi. Nella mia scelta di sostenere Bill e le sue idee lo faccio fondamentalmente perché mi piacciono e perché lui mi dà garanzia e credibilità». Dici poco!
Ogni ulteriore parola sarebbe superflua.
– Claudio Honegger
“Per me Richmond è sostenibile da sempre perché da sempre favoriamo la sostenibilità delle relazioni. Siamo attenti all’ambiente, ma ci interessa e ci è sempre interessata soprattutto la parte sociale nel senso dei rapporti e delle relazioni con le persone. Io, ad esempio, metto qualcosa di speciale nelle relazioni perché per me sono gran parte del successo nella vita, non solo nel lavoro.“